Oggi ho chiesto a mia madre
Sono nato a Taranto nel 1958 da due genitori romagnoli, entrambi di Lugo. Mio padre maestro elementare, mia mamma insegnante di Lettere. I miei genitori non capivano niente di tarantino. Oggi capisco bene il romagnolo, meno bene il tarantino, ma non so parlare né romagnolo né tarantino. Zoppico un po' nelle lingue insomma.
Oggi ho chiesto a mia madre come sono nato, se piangevo. E lei, sgranando gli occhi azzurri per afferrare qualche ricordo, mi ha raccontato che ero un bambino sereno, che non ho pianto, che la mia levatrice era, caso raro, romagnola anche lei, precisamente di Ravenna trapiantata a Taranto.
Mia mamma, quando venne qui, disse a mio padre che Taranto era bellissima e che ci voleva rimanere. Era come vivere ai Caraibi. La gente scendeva dal lungomare e faceva il bagno, il mare e il sole rendevano magica agli occhi di mia mamma questa città. Lei, abituata alle nebbie e al freddo della Valle Padana, promise a se stessa che a Taranto avrebbe fatto i suoi figli. E così è stato.
In quel lontano 1958 Domenico Modugno intonava "Ciao ciao bambina" mentre Pelè segnava per il Brasile, squadra campione del mondo.
Pochi giorni prima che nascessi, sopra Savannah (nel cielo degli Stati Uniti) due aerei dell'aviazione americana si scontrano in volo riportando gravi danni. Uno di questi trasportava una bomba atomica. Il velivolo danneggiato provò ad atterrare, ma non ci riuscì e allora il Pentagono dette l'ordine di mollare l'atomica in mare, che non verrà più ritrovata.
Pochi giorni dopo nacqui io, ignaro di tutto.
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