In fila per la TAC
IN FILA PER LA TAC
Sono seduto nel corridoio della TAC, stamattina ho accompagnato una persona.
Vengo chiamato con discrezione. Alzo lo sguardo. Mi sta salutando una donna in camice bianco. E' esile, dai toni gentili. Non la conosco. Lei sì, e mi chiede: "Come va la lotta con l'ILVA?"
Mi alzo in piedi, do la mano. Non mi sento più una persona anonima. La dottoressa che ho di fronte mi parla quasi con familiarità, mostra amicizia. Ha un fascio di fogli sotto il braccio, sono diagnosi e mi dice: "Stanno aumentando, è pazzesco quello che vediamo".
E mi parla dei "tumori primari". Dice: "Si presentano ad esempio casi di tre tumori primari in simultanea". Sul momento non capisco. Lei mi spiega: "Non sono metastasi. Quelle si originano da un tumore primario. Ma adesso troviamo anche tre tumori primari che noi rileviamo in un'unica diagnosi, mi manifestano in contemporanea, ad esempio polmone, fegato e vescica".
Il viso sorridente con cui la dottoressa mi aveva salutato si fa triste. Anche il mio.
Mi guarda ancora e capisco. Vuole che non molliamo.
"Vi seguiamo", dice.
"Grazie".
La saluto, sono commosso.
No, dottoressa, non molleremo.
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