Un uomo libero
Vent'anni senza di te
Assolutamente autodidatta, disegnava e realizzava mobili d’arte bellissimi di cui rimane traccia in molte case leccesi. Era un uomo generoso, leale, capace di scelte difficili. Era stato deportato nel Campo di lavoro di Luckenwalde per non aver aderito alla Repubblica di Salò
27 febbraio 2019
Adriana De Mitri
Vent'anni senza di te
Mio padre è morto il 27 febbraio 1999. Si chiamava Luigi De Mitri. Era un maestro ebanista molto conosciuto e apprezzato. Un esteta. Assolutamente autodidatta, disegnava e realizzava mobili d’arte bellissimi di cui rimane traccia in molte case leccesi.
Era un uomo generoso, leale, capace di scelte difficili. Non aveva esitato, durante la guerra, a rinunciare alla frequenza della Scuola Allievi Sottoufficiali, per permettere ad uno dei suoi fratelli di essere esonerato e di rimanere a Lecce vicino agli anziani genitori. Non aveva aderito alla Repubblica di Salò e da sottoufficiale dell’Esercito era stato deportato nel Campo di lavoro di Luckenwalde. Nel 1954, sotto il Governo Tambroni, il più reazionario del dopoguerra, da dirigente di una ditta locale aveva intrapreso una difficile vertenza sindacale per i suoi operai, mai assicurati. Vertenza che gli era costata la sospensione dal lavoro con l’accusa di essere un sobillatore e di volersi appropriare della fabbrica. Vertenza che si concluse con una conciliazione che lo riscattava, ma che non lo dissuase dal rifiutare il reintegro, licenziarsi e riaprire il laboratorio di ebanisteria che era stato di suo padre e di suo nonno per continuarne l’attività. Scelta della quale non si pentì mai, persino nei momenti difficili, in cui avrebbe potuto rimpiangere il posto fisso che aveva lasciato. Come amava ricordare, quella scelta lo aveva reso libero, libero dai padroni e padrone della propria vita. Era un uomo d’altri tempi, innamorato del suo lavoro. Fiero di essere un maestro d’arte. Era un uomo generoso, rigoroso, di un’onestà adamantina, che forse oggi qualcuno potrebbe definire stupidità, ma che lo ha reso fieramente libero, di quella libertà che discende proprio dal non essere mai sceso a compromessi. E libero mio padre lo è sempre stato.
Era fiero delle opere che realizzava e che esponeva in varie mostre nazionali ed internazionali. Mobili unici, degni di essere ricordati per le proporzioni perfette e per l’estetica assolutamente originale. Conservo e ho restaurato nel corso degli anni molti dei suoi lavori, almeno quelli che ho potuto. Ho restaurato i miei ricordi.
Era un padre dolcissimo e un marito affettuoso. In tempi in cui i maschi di casa sempre, o quasi sempre, erano fuori la sera, non ricordo una cena alla quale sia mancato. A tavola, la sera, ci si ritrovava e si parlava di tante cose…e lui aveva sempre qualcosa da raccontarci...lui era sempre presente.
Sono sicura di averlo amato meno di quanto lui abbia amato me.
Parole chiave:
narrazione
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