Le critiche mosse al movimento delle sardine sono strumentali
Riflessioni di una sardina
Chiedere al movimento di avanzare proposte significa non sapere che cos'è un movimento. Un movimento, per sua natura, avanza delle richieste e spetta alla politica organizzata rispondere ed elaborare un progetto.
25 gennaio 2020
Adriana De Mitri
Le critiche mosse al movimento delle sardine sono strumentali. Giornalisti (?), destri e sinistri figuri si arrogano il compito di screditare un movimento, cui nessuno, al momento, è nelle condizioni, culturali, prima ancora che politiche, di rispondere.
Chiedere al movimento di avanzare proposte significa non sapere che cos'è un movimento. Un movimento, per sua natura, avanza delle richieste e spetta alla politica organizzata rispondere ed elaborare un progetto.
Il movimento che ha invaso le Piazze chiede a una sinistra inesistente e, in qualche modo, complice della degenerazione della politica, di riprendersi il proprio ruolo.
Prima ancora dell'abbandono delle periferie o delle fabbriche, la sinistra ha tradito i propri valori fondanti, ha disertato il conflitto, recidendo le radici da cui trae alimento la democrazia.
Negare il conflitto equivale a negare la democrazia che del conflitto si nutre.
Riappropriarsi del conflitto sacrificato sull'altare del politicamente corretto e della logica perversa di non criticare la propria parte politica per non dare il fianco all'avversario.
Questo è il punto centrale che emerge prepotente dalle piazze.
Il movimento delle sardine si prende la parola facendosi conflittuale nelle sue richieste radicali.
Anche la società civile in questi anni si è assopita perché, inascoltata, ha deposto le armi e ha delegato troppo, ma adesso è arrivata una scintilla che riaccende la passione e la voglia di partecipare veramente.
Bisogna sperare e adoperarsi perché da questa scintilla si propaghi un rogo. Un rogo che lasci tra la cenere il cadavere del redivivo fascismo, ma anche della pseudosinistra.
Il vero nemico del movimento non è la destra di Salvini ma tutti i vari "sinistrati" pronti a mettere le briglie o a fare le pulci al movimento, e la sinistra (?) di governo, che nel suo agire politico ha dimenticato i principi costituzionali di cui deve essere pervasa la democrazia.
Il PD ha paura del movimento perché non lo governa e, soprattutto, perché accogliere oggi le istanze del movimento equivale a snaturare la natura stessa del PD.
È triste dirlo, ma il movimento non ha interlocutori politici.
E questo è un problema, ma può anche una opportunità poiché dal crogiuolo del movimento può nascere un nuovo soggetto politico, così come non è impensabile sperare in una rifondazione dell'esistente.
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