Chi scrive non è mai sconfitto
Scrivere è importantissimo. Dovremmo farlo tutti, al meglio. Magari raccogliendo le memorie degli anziani. Chi scrive può rendere immortale la memoria. Chi scrive non è mai sconfitto, e Dante lo insegna, a settecento anni dalla morte.
A grande distanza di tempo i vincitori fanno grandi brutte figure se si scrive bene la storia e se si aggiunge anche la dimensione letteraria, la voce, i sentimenti di chi ha perso ma con dignità.
Scrivere può dare una grande mano a non dimenticare ciò che è successo.
La cosa terribile del passato è che i vincitori abbiamo non solo vinto ma anche scritto la storia. Dante seppe invertire questa logica, e la sua potenza sta nella capacità di rovesciare la storia. Fu scontitto ma oggi è vincitore, e lo è stato in tutti i secoli a seguire. Non sono stati i vincitori a scrivere il senso della storia che ha vissuto.
Anche sulla tematica dell'inquinamento potremmo immaginare un'attività letteraria. Molti operai sono morti senza scrivere nulla, a Taranto, senza raccontare la loro vita. E questo è un vero peccato. Sul tema dell'inquinamento a Taranto mi hanno sempre fatto riflettere queste frasi di Calvino:
"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".
La letteratura riesce a scavare nell'esperienza umana e a ricercare il senso nella vita, anche in contesti difficili come quello in cui vivo.
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