L'esempio di Celeste Fortunato che ha custodito la memoria di un movimento di resistenza
Comunità di resistenza e archivi di memoria
A Taranto Celeste ha saputo cogliere quanto fosse rivoluzionario il ruolo di mamma. E ha messo il senso di responsabilità genitoriale alla testa del movimento Tamburi Combattenti. Un movimento che ha animato la lotta per liberare il quartiere Tamburi di Taranto dall'inquinamento industriale.
27 luglio 2023
Questo è un estratto dalla mia postfazione al libro di Celeste Fortunato che invito a leggere ("All'alba della primavera. Storia di un'avventura oncologica", G.C.L. edizioni, marzo 2023).
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Il modello delle “mamme resistenti” del quartiere Tamburi di Taranto presenta diversi punti in comune con le “mamme resistenti” del quartiere di Cornigliano di Genova.
Celeste ha saputo cogliere quanto fosse rivoluzionario il ruolo di mamma. E ha messo il senso di responsabilità genitoriale alla testa del movimento. Nel suo libro ripropone questo senso di responsabilità.
Agire in nome dei bambini, dei propri figli, è stato un passo importante, fondamentale. E’ stato il passo alla base della nascita di Tamburi Combattenti. Questo gruppo ha denunciate le stridenti contraddizioni della vita quotidiana nel Quartiere del Sacrificio.
Nei comunicati hanno scritto: “È proprio vero che i bambini e le bambine del quartiere Tamburi non vivono una vita normale come tutti gli altri. Le loro e le nostre vite sono piegate dalla volontà industriale”.
A questa capacità di organizzare la resistenza, con le mamme e i loro bambini, Celeste ha saputo associare la nobile arte della scrittura per conservare la memoria di un movimento civile nuovo e originale.
Resistenza e memoria sono oggi alla base dei processi di lotta dei popoli che non si arrendono e che tramandano i propri ideali alle generazioni successive. All’Università di Roma è nato un ciclo di incontri per riflettere sull’intreccio fra resistenza e memoria. La conferenza "Memoria e resistenza dei popoli" ha dato il via nel 2017 ad un percorso intitolato "Archivi di memoria e diritti umani". L'obiettivo è quello di indagare il ruolo degli archivi come luoghi di memoria che raccolgono e conservano documenti sulle violazioni dei diritti umani. Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel per la Pace nel 1980, ha dato il suo contributo a questo percorso.
Non sarebbe sbagliato inserire, in questo percorso di memoria, la lotta del quartiere Tamburi di Taranto. Un quartiere incluso recentemente dall’ONU fra le “terre di sacrificio” in cui vengono violati i diritti umani. L'ONU, dopo aver visitato in delegazione il quartiere Tamburi, ha scritto nel proprio rapporto: "Le zone di sacrificio spesso sono create dalla collusione di Governi e imprese. L'acciaieria Ilva di Taranto, in Italia, da decenni compromette la salute delle persone e viola i diritti umani".
Tutto questo è importantissimo.
Mai avremmo pensato di arrivare all’ONU. Anzi, che l’ONU sarebbe arrivata nel quartiere Tamburi per verificare il rispetto dei diritti umani.
Occorre fare memoria anche di questo.
In Italia vi è l’Archivio Diaristico Nazionale che raccoglie i diari delle persone. In questo archivio è conservato il diario di Alessandro Leccese, l’Ufficiale Sanitario di Taranto che denunciò l’inquinamento dell’Italsider negli anni Sessanta. Valentina Petrini è andata nell’Archivio Diaristico Nazionale per consultare quel diario e per scrivere una parte del suo libro “Il cielo oltre le polveri”.
Si rende più che mai necessario, specie a Taranto, fare ciò che ha fatto Alessandro Leccese. E che fa adesso Celeste: scrivere per conservare la memoria.
Note: Questa di Mino Lo Re è per me una splendida foto perché racchiude tutta l'attenzione di persone assorte nell'ascolto delle parole di Celeste Fortunato, alla Presentazione a Taranto del suo libro di Celeste Fortunato. Era l'11 maggio 2023 ed eravamo a Palazzo Ulmo. Quando penso a comunità di resistenza e di memoria, la mia mente va a questi momenti magici che esprimono tutta la dignità delle persone che non si fanno travolgere dalla lava del potere e che rinascono, nonostante tutto. Come nella Ginestra di Leopardi.
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