Laboratorio di scrittura

Occorre dare forza alle persone

Costruire la speranza attiva

Abbiamo bisogno - in questi tempi bui di scoraggiamento e di ingiustizia - di costruire comunità di resistenza, per evitare di cadere nelle solitudini e nel fatalismo. Resistere è la difficile missione della nostra vita e richiede una vera e propria pedagogia della resistenza.
12 gennaio 2025

Occorre dare forza alle persone. Presentazione a Taranto del libro di Celeste Fortunato (11 maggio 2023). Una comunità di resistenza e di memoria.

Evitare che si scoraggino.

Che cadano nella rassegnazione.

Occorre che coltivino una speranza attiva.

Ossia una speranza lenta ma perseverante che nasca dalla consapevolezza di essere dalla parte giusta.

Chi è dalla parte giusta spesso non vince subito. Ma le idee di giustizia alla lunga segnano la storia, tracciano un solco per le generazioni future. Tutto ciò deve però essere costantemente documentato. Anche le sconfitte. Bisogna capire perché si perde, cosa si è sbagliato. Ma senza perdere forza, costruendo connessioni e favorendo una capacità di progetto dentro la dimensione anche utopica della speranza; per questo è necessaria una fervida produzione di memorie, anche nella forma del teatro e della poesia.

Quando il dolore viene trasposto nell'arte non è più solo un peso da sopportare ma diventa la base su cui costruire coscienza e capacità di resistenza. Abbiamo bisogno - in questi tempi bui di scoraggiamento e di ingiustizia - di costruire comunità di resistenza, per evitare di cadere nelle solitudini e nel fatalismo. Resistere è la difficile missione della nostra vita e richiede una vera e propria pedagogia della resistenza.

Mi risuonano nella mente le parole di una canzone del 1964:

E tenete gli occhi ben aperti

L'occasione non tornerà

E non parlate troppo presto

Perché la ruota sta ancora girando

E non c'è nessuno che può dire

Chi sarà scelto.

Perché il perdente di oggi

Sarà il vincente di domani

Perché i tempi stanno cambiando.

(The Times They Are A-changin' di Bob Dylan)

Quando a scuola ho spiegato Dante ai miei studenti, mi sovvenivano spesso nella mente tutte le amarezze della sua sconfitta, ma ho sempre ricordato ai giovani anche tutta la grandezza della sua statura morale, dalla quale oggi trasmette - con la potenza della scrittura - il suo messaggio collettivo non da sconfitto ma da grande della storia che ha saputo mantenere la sua coerenza, nonostante tutto. Se oggi tornasse in vita le ripeterebbe a se stesso e a tutti in una lectio magistrali quelle parole:

Perché il perdente di oggi

Sarà il vincente di domani

Perché i tempi stanno cambiando.

Senza la potenza della scrittura oggi Dante sarebbe uno sconfitto, dimenticato da tutti, annientato dalla sorte avversa. Oggi dobbiamo tutti riappropriarci della profetica potenza dantesca della scrittura e della capacità di fare memoria.

Dobbiamo essere noi il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo attraverso semplici gesti di resistenza e di perseveranza che non diano ai vincitori di oggi la soddisfazione di vederci tristi, sconfitti e rassegnati. E' con il nostro orgoglio di resistenti, è con il nostro sorriso - anche sfidante - di perseveranti, è con la nostra parola - se sarà capace di lasciare un segno - che dobbiamo sempre riaffermare quella voglia di giustizia che alberga nel cuore della storia.

Note: Ho trovato in rete questo testo che si collega molto bene con quanto ho scritto qui sopra.

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VÁCLAV HAVEL, LA SPERANZA COME DIMENSIONE DELLA NOSTRA ANIMA

"La speranza è qualcosa che abbiamo o non abbiamo dentro di noi; è una dimensione della nostra anima e, nella sua essenza, non dipende da osservazioni sul mondo o da previsioni sulla situazione. La speranza non è una previsione. È un orientamento dello spirito, un orientamento del cuore, che va oltre il mondo immediato vissuto e trova radici altrove, al di là dei suoi confini...
La misura della speranza, in questo senso profondo e forte, non è il nostro entusiasmo per l’andamento favorevole delle cose o la nostra volontà di investire in imprese chiaramente destinate al successo imminente, ma piuttosto la nostra capacità di impegnarci in qualcosa perché è giusto e non solo perché è sicuro che avrà successo...
Più avversa è la situazione in cui dimostriamo la nostra speranza, più profonda è questa speranza. La speranza, semplicemente, non è ottimismo. Non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che qualcosa ha un senso – indipendentemente da come andrà a finire.
Credo che la speranza più profonda e importante, l’unica che può davvero sostenerci, spingerci a compiere buone azioni e rappresentare l’unica vera fonte della grandezza dello spirito umano e del suo sforzo, provenga, per così dire, "da altrove". Ed è proprio questa speranza che ci dà la forza di vivere e di continuare a tentare, anche in condizioni esteriormente così disperate come quelle che ci circondano".

In una situazione difficile come quella che viviamo oggi, in questa atmosfera nebbiosa e violenta, la riflessione di Havel sulla speranza può esserci di grande aiuto. Una speranza che si fonda non sulla possibilità di successo, ma sulla certezza che la propria azione e i propri valori siano giusti. È l'opposto del sistema in cui viviamo e in cui ci siamo formati, dove il successo, la cosa esterna, è più importante dell'esperienza interna, della coerenza con sé stessi.

Credo che l'"altrove" di Havel, da cui nasce la speranza, sia il futuro, cioè quell'orizzonte che negando e superando il presente, nutre le aspirazioni più grandi e profonde. Senza questo futuro, senza queste aspirazioni, l'essere umano non si sarebbe mai aperto alla Storia. È l'immagine del futuro che dà senso al passato e trasforma il presente. Se riflettiamo su un momento difficile della nostra vita, possiamo osservare come proprio dal futuro abbiamo preso la forza per uscirne. E dove, se non nel futuro, l'umanità ha trovato l'ispirazione e le risorse per portare avanti battaglie sociali che hanno premesso di migliorare le condizioni di vita?

Perciò, tutte le attività che si svolgono oggi contro le guerre e, in generale, contro la violenza, hanno un profondo significato, al di là dei risultati immediati. Queste attività, per piccole che siano, sono grandissime, perché alimentano l'aspirazione ad un mondo di pace, nutrono il sogno di un mondo veramente umano.

Václav Havel è stato un importante drammaturgo, scrittore e politico ceco, noto per il suo ruolo cruciale nella lotta contro la dittatura comunista in Cecoslovacchia. Nato nel 1936, Havel divenne una figura di spicco del dissenso negli anni '70, promuovendo ideali di libertà, diritti umani e democrazia attraverso il suo attivismo e le sue opere letterarie. Nel 1989, fu uno dei leader della Rivoluzione di Velluto, il movimento nonviolento che portò alla caduta del comunismo nel paese. Successivamente, Havel divenne il primo presidente della Repubblica Ceca post comunista, dal 1989 al 2003. Amato dal popolo ceco, è ricordato per la sua forza, saggezza e bontà.

Il testo citato è tratto dal libro "Dálkový výslech" - intervista di Václav Havel con Karel Hvížďala.

Gerardo Femina
#EuropeForPeace

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