Adista fa il punto su Cpt e "Mare aperto"...

Il buco nero dei CPT. Ora rischia di caderci dentro anche la sinistra
23 luglio 2005
Luca Kocci (redattore di Adista)
Fonte: Adista n. 55 - 23 Luglio 2005

32929. BARI-ADISTA. Non basta chiamarli lager, ma intanto è un passo avanti per sgombrare il campo dagli eufemismi del linguaggio amministrativo che li qualifica – con singolare ossimoro – "centri di permanenza temporanea". "Mare aperto", l'assemblea dei 15 presidenti di regione, tutti del centrosinistra, proposta dal presidente pugliese Nichi Vendola, un risultato lo ha sicuramente ottenuto: quello di portare questa ferita dell'ordinamento legale al centro del dibattito pubblico e di un aperto confronto istituzionale.
Convocata in mezzo ad accese polemiche e alle intimidazioni del ministro dell'Interno Pisanu, che aveva tacciato di "irresponsabilità" e – sotto sotto – di favorire il terrorismo gli amministratori locali convenuti a Bari con l'intento di arrivare alla chiusura dei Cpt, l'assemblea non si è fatta intimidire dai recenti attentati londinesi del 7 luglio: "Sono stato invitato a soprassedere, per via della tragedia londinese", ha dichiarato Vendola, "ma il sangue di Londra è figlio proprio di questa meschinità. Sentiamo cadere la soglia di sicurezza del mondo? allora dobbiamo interrogarci sulle ragioni di questa insicurezza: è nella violenza, in ogni sua forma, la ragione di questo precipizio. E noi questa violenza intendiamo combatterla perché la soluzione non è nello scontro, ma nell'incontro di civiltà, nella mescolanza, nel meticciato del mondo".
Nel documento finale – approvato dai presidenti di Puglia, Calabria, Basilicata, Molise Lazio, Campania, Sardegna, Abruzzo, Marche, Toscana, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Umbria e Piemonte – si parla di "superare" i Cpt. Espressione potenzialmente ambigua, testimone dell'acceso dibattito sviluppatosi nel centrosinistra: chi rivendica, come Livia Turco e Giorgio Napoletano (estensori della legge che ha introdotto i Cpt nell'ordinamento italiano), la paternità di strutture indispensabili per gestire il fenomeno dell'immigrazione clandestina e per assicurare all'Italia l'adesione al trattato di Schengen, accusando la legge Bossi-Fini di aver stravolto in senso repressivo la funzione originaria dei Cpt; chi, come lo stesso Vendola, ritiene ormai che "umanizzare i Cpt non è possibile".
I Cpt sono un buco nero, è stato denunciato: un buco nero legale, centri di detenzione per violazioni, come l'immigrazione clandestina, che sono di carattere meramente amministrativo; un buco nero di diritti, come ha illustrato Amnesty International in un rapporto del 25 maggio scorso, che denuncia nei Cpt sistematiche violazioni dei diritti umani, aggressioni, violenze fisiche e psicologiche, un pesante uso di sedativi e tranquillanti per calmare gli "ospiti"; un buco nero informativo, con giornalisti, associazioni, consiglieri regionali che si sono visti più volte negare l'accesso ai centri; un buco nero sociale, dove alle donne a volte non è permesso rimanere con i propri figli, dove ai rifugiati in fuga da zone di guerre viene negato il diritto di richiedere asilo, dove normali immigrati in cerca di un lavoro si ritrovano mescolati con delinquenti comuni in attesa di espulsione; un buco nero, infine, economico, un ghiotto business che costa circa 40 milioni di euro all'anno ai cittadini italiani, senza contare le spese per l'apertura di nuovi centri, a fronte di risultati deludenti (meno del 50% dei detenuti di Cpt viene effettivamente espulso).
Molte le associazioni che sostengono l'iniziativa dei governatori, da Caritas ad Amnesty International, a Medici senza Frontiere, dalla Fcei al Cnca (Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza), dall'Arci alla Cgil. Numerosi anche i parroci e le associazioni religiose intervenute sul tema: oltre alla Caritas, sono in prima linea i Comboniani di Bari (v. Adista n. 47/05) e alcuni preti "di frontiera" come don Alessandro Santoro di Firenze e don Andrea Gallo di Genova. Ma anche per le Acli i Cpt vanno "ripensati profondamente" mentre alla Rete No Cpt – che riunisce una fetta importante del ‘movimento' – aderisce anche don Angelo Cassano, di Bari: in un documento la Rete chiede, tra l'altro, l'"abrogazione delle leggi sull'immigrazione che si basano su espulsione e reclusione; la chiusura incondizionata dei Cpt". Ma il mondo cattolico non è compatto, soprattutto dopo le inchieste che hanno portato in carcere don Cesare Lodeserto, amministratore del centro "Regina Pacis" di Bari: Avvenire non risparmia il suo scetticismo, bollando l'assemblea di Bari come un'iniziativa delle "regioni rosse" (12/7/2005) e parlando di "assenza di proposte" da parte di Vendola.
Le proposte, invece, non mancano. Antonio Bassolino, governatore della Campania, cerca la quadratura del cerchio delle diverse anime del centrosinistra: "è necessario superare gli attuali Cpt prevedendo la chiusura immediata delle struttre totalmente inadeguate e la profonda ridefinizione delle funzioni degli altri centri". Una trasformazione radicale che va accompagnata con un organismo indipendente di controllo per il monitoraggio dei livelli di servizio forniti dai centri. Dall'Emilia Romagna, Vasco Errani, presidente della Regione e della conferenza Stato-Regioni, chiede a Pisanu di stabilire un dialogo con le istanze che vengono dal territorio e dalla società e propone di dare alle regioni gli stabili dove adesso sono i Cpt. Ma quel che conta è soprattutto ripensare le politiche dell'immigrazione e dell'accoglienza, spezzando l'equazione ‘clandestino uguale criminale'. Per questo, nel documento approvato l'11 luglio, si parla, tra l'altro, di "favorire l'apertura di canali d'ingresso legali, riconoscere il diritto d'asilo, consentire i ricongiungimenti familiari, attivare serie politiche d'integrazione sociale" e, soprattutto, "superare l'approccio ideologico alla regolamentazione dei flussi che contrasta non soltanto con la tutela dei diritti alle persone, ma con le stesse necessità economiche del nostro Paese".
Un vaso di Pandora, quindi, quello scoperchiato da Vendola. E Piero Fassino ha provveduto a gelare gli animi, affermando che "chiudere i Cpt sarebbe un errore" e che bisogna concentrarsi sulla loro gestione, sconfessando così i ‘suoi' governatori. Una spaccatura che potrebbe allargarsi nel centrosinistra ed influire sulle primarie.
Intanto, prende piede la campagna di sensibilizzazione, promossa da Peace Link, per garantire la "libertà d'informazione sui diritti negati e violanti dei migranti in Italia", a partire dalla vicenda del regista Rai Stefano Mencherini, autore di un documentario sulle condizioni dell'‘arcipelago Cpt', "Mare Nostrum", censurato preventivamente da tutte le televisioni italiane. Contro la censura è partito un digiuno a staffetta a cui hanno aderito Vittorio Agnoletto, Franco Grillino, Katia Canotti, Giuseppe Giulietti, Paolo Serventi Longhi, Pietro Mariano Benni.

Note:
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