Cattivo giornalismo: Corriere del Mezzogiorno Puglia.

Stefano Mencherini (regista RAI e giornalista indipendente)

Dice che è stato un anno nero per il giornalismo: più morti e altrettanti colleghi in galera (ci sono Paesi al mondo dove è preferibile morire prima di finire nelle mani dei carcerieri). E poi censure, di tutti i colori. Anche preventive, come la guerra. E intimidazioni, minacce ad personam, linciaggi mediatici, isolamento sociale e professionale. Nei casi più soft, quelli di casa nostra. Che pare non se la passi molto bene in tema di libertà di stampa. Alla faccia degli ordini che ordinano interessi differenti da quello per cui sono pagati e di certi sindacalisti che dovrebbero ripassarsi un po’ di storia, anche del giornalismo nostrano, che ha i suoi morti recenti e passati a testimoniare qualcosa che per loro non esiste: la passione, l’abnegazione nella ricerca della verità, il rispetto per un mestiere nobile e per la propria e altrui dignità. Ma è roba grossa questa. Meglio disquisire sulle begucce del proprio garage, col livore alla gola, con l’ansia dell’esibizione. Mi sembrano certi “colleghi” pugliesi e salentini tante piccole Lecciso. Si gonfiano come tacchini e danno fiato alle loro trombette, inconsistenti, vuoti, improvvisati, scioccamente contraddittori. Sembra non interessargli altro, se non un lavoretto da commessi di merceria mediatica, anche in nero. E chissenefrega della scadente qualità dei pezzulli o delle imprecisioni o dei silenzi imposti o delle mistificazioni a mezzo stampa e tivù.
Ma dove stanno i cronisti con la “schiena dritta” nella nostra regione, come scrive Giorgio Bocca esortando una categoria morente? Dove i curiosi, i rompiscatole, i renitenti al potere editoriale, politico ed economico? Starò vedendo un altro film, può darsi. Ma qualche giornale mi tocca ancora comprarlo. E allora non posso non darvi in pasto quello che a me pare l’ennesimo, grave atto di sciatteria, per usare un eufemismo, che in questo caso alberga nelle pagine del “Corriere del Mezzogiorno” (che quando sono a casa mi tocca comprare perchè panino del vecchio “Corsera”).
I fatti: in queste settimane si sta celebrando a Lecce un processo “eccellente”, di interesse nazionale, che vede alla sbarra un prete (già inquisito per peculato) che fa anche il segretario all’ arcivescovo di Lecce. Lodeserto è accusato dai giudici di reati infamanti nonché di essere, in qualità di direttore del Centro di permanenza temporanea “Regina pacis”, il capobastone di una serie di violenze commesse ai danni dei migranti internati. Pensate che una delle pratiche che sarebbero state utilizzate a San Foca, l’hanno sperimentata un paio di anni dopo anche a Abu Graib, nei pressi di Baghdad, dove per i musulmani oltre a ciò che sappiamo c’erano anche dei bei pezzi di maiale crudo pronti per essere cacciati in gola alla faccia di Allah.
Certo, la protervia del prete con la scorta qualche scritta sui muri l’ha provocata, così un deprecabile gesto sotto casa, ma un altro sacerdote al suo posto sarebbe espatriato prima in Moldavia, non per paura ma per amor di Dio, il suo vescovo l’avrebbe almeno sospeso da incarichi direttivi come avrebbe sospeso l’attività carceraria gestita in prima persona dalla sua chiesa al posto della tanto sbandierata accoglienza, i politici, di destra e di sinistra, avrebbero stigmatizzato l’accaduto invece di sostenerlo in modi diversi ma con risultati identici, persino consegnandogli nuovi fondi per “nuove” attività, come ha fatto la Provincia di Lecce. Ma questa è un’altra storia ancora. E fin in qui c’è cronaca alta, nel senso di cronaca e basta. Quella bassa invece fa sì che nelle pagine dell’ inserto locale sopracitato, il giorno dopo l’ultima udienza del 13 dicembre, non ci fosse una riga di resoconto sulle novità interessantissime relative all’udienza (le ammissioni di un graduato e quelle di un lavorante con compiti ingrati che ha dichiarato persino di temere per la propria vita per aver rotto l’omertà imposta). Sarà una scelta editoriale, obietterà qualcuno. Come quella del sei gennaio scorso, quando per un atto vandalico contro il presepe a Lecce il “Corriere del Mezzogiorno” titola a cinque colonne:”Decapitato Il Gesù di piazza Sant’Oronzo”. E di chi ospita l’opinione, con tanto di fototessera sotto le immagini della natività violata, l’unica voce raccolta per riempire la pagina? Di don Cesare Lodeserto ovviamente.
Auguri allora. Auguri al giornalismo pugliese. Alle schiene che non ci sono e a quelle che verranno. Nel silente, pavido e ossequiante mondo delle comunicazioni locali.

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