La censura di Articolo21 e altre riflessioni sul giornalismo

Stefano Mencherini (regista RAI e giornalista indipendente)

La collega Maritato su Giornalisti Oggi scrive bene. Il problema vero e' che poi uno legge, si indigna per tre minuti e tutto passa...
BASTA! BASTA! BASTA, per favore! Dentro e fuori dalle grandi redazioni di carta stampata e veicolate dal tubo catodico. Nelle grandi come nelle piccole, perche' cambiano soltanto gli espedienti e l'arroganza. Sono diversi i primi attori: a volte sfigati improvvisatori, altre volte blasonati dal curriculum di tutto rispetto ma dalla deontologia inesistente.
Allora noi cominciamo dalla nostra azienda, la Rai. Che va a pezzi. Anzi, lo e' gia', anche grazie al balletto indecente che una politica ormai da rottamare esercita da settimane sui nomi dei futuri presidenti. E lo scandalo, l'ennesimo, stavolta non ha colore di riferimento. Sono tutti, mi pare, sullo stesso piano: governanti e opposizione, lobby di pressione e lacche' col patentino da trasformisti che nen Paese e in azienda si moltiplicano come funghi velenosi da sempre.
Quindi noi ci vediamo il 13 a Roma (porta fortuna, dicono, poi vi cominicheremo dove) per una grande assemblea di dipententi Rai, precari, collaboratori e osservatori esterni.Giornalisti, tecnici, amministrativi e dirigenti insieme, come non e' mai successo prima.
Produrremo un documento, dopo aver ascoltato i colleghi e le loro denunce o i loro suggerimenti o le loro preghiere.
E di seguito vi allego, tanto per non perdere tempo e voglia di tacere, un mio pezzullo censurato dal sito Articolo21 diretto da Giorgio Santelli. Lo faccio con amarezza, anche perche' Beppe Giulietti, persona che stimo a apprezzo per la dedizione con cui fa il suo mestiere di politico, mi aveva asicurato che in quel sito che anche lui ha contribuito a fondare, la censura non si esercitava in nessuna occasione. stavolta e' andata diversamente. Perche'?
s.m.

E allora parliamo di Rai, con nomi e cognomi, anche se il direttore Cattaneo non vuole perché a lui piacciono di più i dipendenti col bavaglio. Senza paura di cartellini gialli o rossi che siano. Lo facciamo perché oltre ad essere legati a quell'azienda, dove lavoriamo e spendiamo gli anni migliori della nostra vita, come direbbe qualcuno, ci preme prima di ogni altra cosa la libertà di informare e essere informati. Cosa che non avviene più, dentro e fuori da ciò che rimane del servizio pubblico radiotelevisivo.
La riga sopra potrebbe essere una chiusura. Invece è l'opposto netto, un inizio semmai. L'inizio di qualcosa che tende a riaffermare su tutto il resto l'onestà e la trasparenza, la pluralità e il rispetto delle opinioni altrui. Un diritto-dovere, insomma. Che anche la nostra attaccata Costituzione indica al famoso articolo 21.
Retorica? Provocatoria letterina domenicale? Voglia di perdere tempo? Chissà. Di fatto la situazione è oltre ogni decenza e pericolosità. Prendiamo l'ultima notizia che anche articolo21 pubblica in rete riportandola dall'Unità. Si tratta di un pezzo dove si parla di tutto, da Vespa ai diritti del calcio, ma dove si evince che " a una parte della sinistra inizia a piacere la coppia Cattaneo-Curzi". A noi no. E vi diciamo perché, anche approfittando per lanciare la prima grande assemblea aperta di dipendenti, precari e collaboratori Rai che si terrà il 13 luglio prossimo a Roma (e non il 5 come erroneamente da me annunciato giorni fa). Non ci piace -dicevo- perché neppure Curzi, il vecchio di Telekabul, l'antesignano dell'informazione televisiva "di sinistra", l'uomo che con il maestro Guglielmi, in questo caso per le news, ha dato voce a una fetta di popolazione che ne era fuori. Proprio lui che oggi si erge a censore preventivo. Non solo di Mare Nostrum, ovviamente, ma di tutta quella documentazione giornalistica che è scomoda anche a certa sinistra perché le fa fare una figuraccia su molti versanti, molti fronti, sconfessando le politiche di pseudoriformismi zoppi e e gia' falliti con il governo D'Alema. A partire sempre dai "Centri di permanenza temporanea" che interessavano persino questi provetti e autodidatti, nerboruti delle destre e mercenari in terre straniere, che abbiamo conosciuto esistere attraverso un po' di stampa ancora libera. O mezza libera. Ma questa è un'altra storia ancora. E noi non vogliamo farvi perdere tempo (chi vuole puo' spulciarsi www.stefanomencherini.org o www.peacelink.it o ancora www.meltingpot.org ).
Morale: collega, amico, compagno di strada, alza la tua voce e la tua schiena. Ma non fare l'ennesimo appello o l'ennesima campagna o la trita e ritrita chiacchierata virtuale. Vieni anche tu a discutere e a proporre un documento per il Presidente Ciampi e per le Camere, per chi lavora alla Rai e per chi sta fuori. Per chi non avrà mai accesso al tigì dell'odierno Sandro Curzi e per quello che non ce l'aveva col digì milanese. Tutto chiacchiere, distintivo e rai allo sfascio.
s.m.

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