Forum di Barcellona, le due sponde del Mediterraneo si contaminano

21 giugno 2005
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione

Oltre la metà dei cinquemila iscritti resta fino all'ultimo momento alla Fiera per contribuire alla stesura dell'agenda delle mobilitazioni di questa estate.
Dalla Sicilia la proposta di piazzare le tende tra Licata e Palma, per garantire un'unità di crisi che gestisca l'emergenza sbarchi e vigili sui cpt.

Decine di migliaia di giovani non hanno chiuso occhio per prendere parte al rave e ai concerti del Sonar, il festival della musica elettronica che attira molta gente nella capitale catalana. A giudicare dalle occhiaie dei delegati più giovani, la domenica mattina alla Fiera di Barcellona, più di qualcuno deve essere rimasto impigliato nella notte di fiesta. Non è accaduto il contrario, ossia la città è rimasta fredda o all'oscuro del primo social forum mediterraneo che domenica ha chiuso i lavori con l'assemblea dei movimenti sociali.
Il corteo del sabato non ha raccolto che le sigle partecipanti al FsMed, poco più che simbolica anche la contaminazione tra i 10mila che sfilavano per reclamare "un mare di pace e diritti" e la manifestazione delle comunità gay nella plaça Universitat che rispondevano alla marcia dei vescovi, a Madrid, contro la parità dei diritti.

I settori più radicali, e legati alle tradizioni anarchiche, hanno percepito il Fs Med, spazio pubblico per discutere le alternative al neoliberismo, come una sede troppo istituzionale e hanno preferito svolgere a mezzo chilometro da qui la loro "giornata delle occupazioni".

Immagini dal Forum
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A perseguire una certa estraneità alla città sarebbero stati i settori più moderati dei promotori catalani (alcune Ong, la componente interna ad Attac che fa capo al Psoe) che non avrebbero voluto l'assemblea finale dei movimenti sociali. Lo spiega Diosdado Catalano, operaio Fiat, attivo nella Rete contro la globalizzazione.

Eppure, un diverso impatto sulla città avrebbe dato ben altro respiro all'importante "crida" - lanciata domenica mattina - per un controvertice da tenere qui alla fine di novembre quando i governi dell'Euromed proveranno a intraprendere la via di una zona di libero commercio, una sorta di Alca mediterranea. Il processo durerà almeno 5 anni e almeno altrettanto la contromobilitazione di reti sociali e movimenti che, pur tra mille limiti, sono riuscite a stabilire in questi giorni le prime importanti alleanze.

«Siamo più forti di ieri ora che abbiamo costruito questo spazio comune contro le logiche di guerra e del neoliberismo - spiega Gianni Fabbris di Via Campesina, uno degli italiani nel comitato promotore - ma non sarà uno spazio di mera solidarietà quanto uno spazio di azione».

Degli oltre cinquemila iscritti, un po' meno della metà è restata fino all'ultimo momento per fornire il contributo all'agenda delle mobilitazioni di un'estate che si preannuncia rovente sul versante dei rimpatri forzati dei migranti. Dalla Sicilia, epicentro del Mediterraneo, è arrivata la proposta di piazzare le tende tra Licata e Palma, così da garantire, per alcune settimane, un'unità di crisi che gestisca l'emergenza degli sbarchi e vigili sui luoghi di detenzione per migranti. Su luoghi del genere è difficilissimo perfino fare inchiesta, come ha rivelato al FsMed, un giornalista italiano da giorni in sciopero della fame, Stefano Mencherini, autore di un documentario "Mare nostrum" che in molti non vorrebbero veder distribuito.

è un lungo elenco di storie e proposte da aggiungere alla scarna dichiarazione finale del forum durissima contro la guerra e a favore dell'autodeterminazione dei popoli. Un documento più articolato, in una regione dove Nord e Sud del mondo sono quasi sovrapposti, avrebbe richiesto tempi ben più lunghi.

Alla complessità della società civile del Nord va aggiunta la fragilità delle reti sociali del Sud spesso ipotecate dai rispettivi governi (Libia), costrette alla semiclandestinità (Siria, Turchia, Algeria, Tunisia), inficiate da codici di famiglia che sanciscono la disuguaglianza delle donne (Egitto, Marocco), sacrificate in nome degli equilibri geopolitici e degli interessi delle multinazionali (Saharawi, Kurdistan, Palestina ecc...).


Stati "canaglia" o filo occidentali, la musica è la stessa: in Tunisia il governo di Ben Alì, amicissimo di Berlusconi, blocca in nome del terrorismo le donazioni alle Ong, condanna a 13 anni di galera ragazzini, "les enfants de Zarzis", colpevoli di aver visitato siti proibiti, oscura ogni libertà di informazione fino a costruire una campagna di accuse volgari contro chi, come la giornalista Sihem Bensedrine, si ostina a scrivere quello che succede. Una censura così radicata che perfino i funzionari governativi preferiscono aprire caselle di posta elettronica su siti non tunisini.

L'alleanza, innanzitutto, ha le vesti del mutuo soccorso. 52 operai della società egiziana Uramisr, per esempio, occupano la loro fabbrica dal novembre 2004. Chiedono il pagamento del salario del salario fermo da 21 mesi. A dicembre la fabbrica è stata chiusa per l'amianto e tutti sono stati licenziati. Almeno 14 di loro sono ammalati ma il governo del Cairo si rifiuta di riconoscere il carattere professionale della loro malattia e non gli riconosce indennizzi se non il pagamento di 6 mensilità. Ma, accettando il licenziamento, questi operai perderebbero diritti e coperture sanitarie.

La denuncia è stata pronunciata dalla Reds, rete europea per il diritto alla salute, uno dei soggetti che si batte contro lo smantellamento dei servizi pubblici. Uno dei relatori per questa rete, il palestinese Ahmad Maslamani,
direttore del comitato dei lavoratori della sanità, è stato arrestato senza imputazioni dalla polizia israeliana mentre tentava di raggiungere il forum catalano dove doveva parlare su "salute e occupazione militare". Dagli incontri nella Fiera sono scaturite decine di denunce simili e di appelli alla mobilitazione per pace, diritti umani e sociali nei paesi della sponda Sud. Per la prima volta, tutta la società civile palestinese ha potuto proporre ai partner dell'altra sponda un'idea di campagna risolutiva del conflitto in Medio Oriente, condizione per fermare la guerra globale. Voci che si sono intrecciate con le "crida", gli appelli, contro la presenza di basi Nato (si lavora a due giornate internazionali di lotta per il 18 e 19 marzo) o per la difesa dei servizi pubblici e la ripubblicizzazione dei beni comuni nei paesi del Nord.

Alla fine di ottobre sarà Bruxelles a ospitare gli Stati generali contro gli accordi nel Wto sul commercio e i servizi, una settimana prima, il 15 ottobre, tutta l'Europa e il bacino del Mediterraneo saranno teatro di iniziative contro la direttiva Bolkestein e gli accordi Gaz sull'agricoltura. Lo stesso in primavera per una scuola pubblica e laica. La situazione è in forte evoluzione dopo i ripetuti No alla ratifica del trattato costituzionale Ue e il congelamento di questo processo da parte della Commissione europea.

Se da un lato esiste il rischio, lo segnala il capogruppo a Strasburgo per il Prc, Roberto Musacchio, che la presidenza inglese blocchi la costruzione dell'Europa politica e "porti a casa" l'Europa economica, ossia incassi tutte le liberalizzazioni possibili fino a creare l'Alca mediterranea, dall'altro potrebbero esserci ampi spazi per l'iniziativa del movimento di invertire il processo costituzionale - qui a Barcellona lo hanno sottolineato in molti (da Vittorio Agnoletto a Franco Russo a Luis del Roio del Forum mondiale delle alternative) - scrivendo "dal basso" una nuova Carta.

Importantissima sarà l'assemblea di Parigi del 24 e 25 giugno indetta dal cartello del No francese e aperta a tutti i soggetti antiliberisti europei.
Pochi giorni dopo ci sarà il G8 in Scozia e relative contromanifestazioni. A Edimburgo e poi a Hong Kong contro il Wto le reti del Mediterraneo ci saranno. E poi ancora a Barcellona contro l'Euromed. Solo dopo allora dovrebbe essere resa nota la prossima tappa del forum mediterraneo, ma certo sarà dall'altra parte del mare.

Importante, in termini di numeri e di apporti, la partecipazione italiana al primo FsMed - affollatissimo l'incontro sulla democrazia partecipata con Paolo Beni dell'Arci e il presidente della Puglia, Nichi Vendola - a significare non solo la maturità delle alleanze delle principali reti (Cgil, Cobas, Arci, Fiom, Un Ponte per, Legambiente, Attac, la Marcia mondiale delle donne, Altragricoltura, la delegazione di Rifondazione guidata da Patrizia Sentinelli e Gennaro Migliore) ma anche la capacità di fare network delle esperienze territoriali attive nelle campagne per i beni comuni (i social forum di Firenze, Bologna, d'Abruzzo, del ponente genovese, i comitati napoletani ecc...).



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