Bonacina, direttore di "Vita": il voltafaccia di un moderno censore al copia-incolla

La storia di questa replica e' una storia lunga. Ma vi risparmiero' molti passaggi perche' credo che questa nuova censura racconti piu' di quanto appaia, oltre ad essere una prova di pessimo giornalismo, direi anzi di informazione ipocrita e menzognera. Il nocciolo del problema? Gli interessi in ballo, ovviamente, alla faccia della tutela dei diritti umani e dei diritti civili. E allora a Bonacina e a tutti i censori come lui (aime' sono davvero tanti) non resta che augurare buona lettura.
s.m.

Me ne sono capitate davvero di tutti i colori con il pluricensurato "Mare nostrum", film-inchiesta sulla Bossi-Fini-Mantovano, legge che ha trasformato il Cpt "Regina pacis"e tutti gli altri in galera etnica ( ma che nome ipocrita, blasfemo, per una piccola Guantanamo in versione tricolore); legge che ne ha fatto un modello di "redenzione" a colpi di gazzetta ufficiale con unanimi consensi e sovvenzioni pubbliche:"redenzione" da guerre e carestie, perche' si sa, le questioni sociali vanno adattate ai tempi e le vittime -oggi- devono diventare carnefici, sempre meglio se brutti sporchi cattivi e impossibilitati a difendersi. Un sistema di potere che un magistrato inquirente ha definito una vera e propria "mafia istituzionale" che ha coperto e difeso varie nefandezze e tenuto ben chiuso il coperchio di un blasonato verminaio soltanto per biechi interessi politici e economici. Da sinistra e da destra. Dove dopo anni e anni di indagini e inchieste giudiziarie con quattro processi aperti salta fuori persino un suicidio sospetto, quello di un giudice di pace legato sentimentalmente a una delle "ragazze" del "Regina pacis", che ruota anche questo, guardacaso, attorno a Lodeserto e ad alcuni militari dell'arma dei carabinieri, con inquietanti analogie al caso delle sevizie e delle torture di cui sarebbero stati vittime i 17 magrebini che hanno dato il via all'indagine madre di tutti i processi sul "Regina pacis".
Ma non mi era ancora capitato, da chi consideravo attento alla tutela dei diritti umani, una tale concentrazione di contagiosa ipocrisia, una pruderie censoria degna della vecchia inquisizione, un voltafaccia pubblico in cui non riconosco piu' ne' l'amico, ne' tantomeno quel cattolico impegnato di cui negli ultimi quindici anni si e' sempre voluto dare l' immagine.
Eppure c'e' sempre una prima volta. E allora il primato stavolta lo conquista il direttore editoriale di "Vita", cosiddetto "magazine del non profit", perche' non solo ha censurato dal breve intervento concordato insieme un paio di cose fondamentali come la campagna dei sacerdoti di base su Peace Link che sta raccogliendo centinaia di adesioni tra religiosi e laici (vi ricordo di sottoscriverlo alla pagina www.peacelink.org/letteravescovi), cosi' come l'attualissimo "Mare nostrum" che lo stesso Bonacina aveva recensito il primo agosto del 2003 invitando caldamente i suoi lettori a vederlo e indignandosi per le "vite spezzate" testimoniate nell'inchiesta. Nello slancio da moderno censore avvezzo al copiaincolla -invece- non solo ha agitato le forbici come una mannaia, ma ha anche aggiunto una riga completamente inventata: quella dove si cita un personaggio, tale Camarca, che nel suo ultimo libro edito da Rizzoli in un capitoletto intitolato "Uomini e cani" descrive Lodeserto e il Cpt da lui diretto come un vero e proprio lager, salvo poi mettersi qualche mese dopo a fare il megafono per il vescovo Ruppi e la "sua" chiesa, i prodotti della loro "eroica opera d'accoglienza" e i comfort del loro Cpt. Naturalmente, mi e' dato pensare, ben retribuito come tutti i lacche' dell' "informazione" in liberta'.
Pace per Bonacina e il suo "non profit", pace per certi "cattolici" come il ministro Pisanu che si divertono a imbavagliare l'informazione sulle Guantanamo italiane esistenti e su quelle che verranno, e a consegnare a un dittatore col vestito nuovo uomini donne e bambini che fanno la fine descritta da Fabrizio Gatti sull'inchiesta di copertina dell'Espresso della scorsa settimana. Pace per i milioni di euro che il governo Berlusconi ha dato prima al premier albanese Fatos Nano per bloccare gli scafisti che oggi al posto degli illegali trasportano quintali di cocaina, perche' l'Albania e' diventata come denuncio' Cataldo Motta, sostituto procuratore della Dda di Lecce, "la piattaforma mondiale della trasformazione della coca di provenienza afgana". E poi elargendo sotto mille forme nuovi denari della collettivita' al rais di Tripoli per far definitivamente sparire i migranti illegali che stanno sperimentando nuove tratte per fuggire da guerre e carestie. Pace per i vescovi dimentichi del Vangelo e troppo interessati agli affari e a certa politica, per i loro vecchi spot ( Cei, campagna 8 per mille) dove si magnificavano le gesta del prete in manette e delle "opere di carita' " della chiesa salentina. Pace per la sinistra dalemiana e il suo atipico riformismo pieno di lati oscuri e di drammatiche realta', per i Buttiglione, i Mantovano, i Fitto, le Poli Bortone e i governatori come Fazio di Bankitalia che dovrebbero pensare a svolgere il proprio lavoro (ricordate per esempio il caso Parmalat?) piuttosto che lanciarsi in attestati di solidarieta' con l'operato di quello che appare come un bandito violento, corrotto e corruttore, almeno a detta di una Procura della Repubblica, quella di Lecce, che in dieci anni ha sconfitto la "quarta mafia" (vedi Sacra corona), e che sta accertando con elementi di prova "inconfutabili, certi e concordanti" ai danni di don Lodeserto e della cricca di personaggi che gli ruotavano attorno risvolti a dir poco inquietanti.
E infine pace vera, questa si', per un Paese, il nostro, che non vuole fosse comuni per i migranti senzanome recuperati nei mari insanguinati delle nostre vacanze. Che non ha bisogno di nuovi campi di concentramento perche' ha combattuto per i valori della non violenza. Che non vuole piu' saperne di deportazioni perche' le ha subite durante il nazi-fascismo. Che ha costruito sul rispetto dei diritti umani e dei diritti civili una democrazia, sbilenca quanto si vuole, ma pur sempre una democrazia. Perche' il 25 aprile come il 2 giugno non possono e non devono rimanere soltanto due date di un drammatico calendario. Quello delle guerre preventive e di un Paese alla deriva.

stefano mencherini

Mail ricevuta da Riccardo Bonacina - sabato 5 luglio 2003

Caro Stefano,ho visto il film.E' buono, soprattutto in alcuni passaggi. E chi se lo ricordava
il Berlusca in lacrime del 99? Mammamia.
Pesa un pò la tua battaglia contro Lodeserto e Ruppi, bastava un passaggio, non doveva
essere il fil rouge, più forte è l'altro fil rouge delle vite spezzate e disperate e della
vergogna italia.
L'inizio se puoi metterci mano, l'avrei fatto direttamente con l'immigrato che canta l'inno
di Mameli . Va bé, sono il solito rompi cazzo.
Comunque davvero complimenti.
Ne faccio personalmente un pezzo, per il resto vediamo.
Ciao

(Il pezzo di cui parla Bonacina lo trovate tra le recensioni di Mare nostrum, nella home di questo sito)

Quello che segue è l'intervento, pubblicato sottoforma di lettera al direttore, al quale Bonacina nel numero del primo aprile 2005 ha anche dato una stizzita e mistificante rispostina che vi risparmiamo

Ho molte domande che partono dal caso “Regina pacis”. Domande alle quali non sono riuscito a trovare risposte nella campagna di stampa e televisioni all’indomani dell’arresto di don Lodeserto, ma soprattutto dalle autorevoli voci che si sono levate in difesa del suo operato: dal governatore della Banca d’Italia Fazio al presidente dei vescovi Ruini, dal presidente di Ds D’Alema a Buttiglione e via elencando.E neppure leggendo Claudio Camarca su Vita.

Perché la chiesa salentina ha continuato per anni a gestire, unica in Italia, la Guantanamo di San Foca? Perché i vescovi non hanno chiarito da subito la vera natura dei “Centri di permanenza temporanea”, associandosi alle indicazioni della Caritas, di sacerdoti e organizzazioni cattoliche che non hanno mai nascosto la realtà di questi nuovi campi di concentramento per migranti? Perché monsignor Ruppi, arcivescovo di Lecce, colui che ha voluto e sostiene da sempre la Fondazione “Regina Pacis”, non ha mai parlato con trasparenza e mostrato i conti dell’incredibile giro di denaro che le ruota intorno? Perché personalità così importanti si sono sempre affannate a difendere l’operato di un “eroe dell’accoglienza” e del suo vescovo, anche di fronte alle inquietanti e drammatiche evidenze che tre processi in corso, insieme ad un quarto che e’ costato l’arresto al presidente della fondazione e direttore del Cpt, stavano svelando? Per quale ineluttabile motivo le vittime in questo Paese stanno da qualche tempo diventando i carnefici ? Parlo prima dei migranti magrebini, poi di qualche scheggia impazzita dell’ informazione indipendente, ieri delle “ex-prostitute ubriache” e oggi della Procura di Lecce). E infine, per non mettere troppa carne al fuoco: perche’ “Mare Nostrum” l’unico film-inchiesta che ha anticipato l’incostituzionalità della Bossi-Fini, denunciato la censura preventiva del ministro Pisanu all’informazione italiana che da oltre due anni non ha piu’ accesso nei Cpt, svelando oltre alle vicende dei magrebini che avrebbero subito torture e sevizie dentro il Cpt leccese, la drammatica situazione dei migranti regolari e irregolari in questo Paese,continua ad essere accuratamente evitato da tutte le televisioni italiane?

Qualche risposta mi viene in mente e ai piu’ curiosi consiglio di intercettare qualcuna delle decine di proiezioni di “Mare nostrum” organizzate “dal basso”, cioè da parrocchie e Ong, scuole, università e centri sociali (centinaia ne sono state fatte fino ad oggi) che hanno aggirato le censure ufficiali.

Ma piuttosto si vada a leggere sul sito di Peace Link, alla pagina www.peacelink.org/letteravescovi dove un nutrito gruppo di sacerdoti, parroci di quartieri difficili, missionari che vivono accanto ai migranti, suore di vera carità, dai nomi noti e meno noti, hanno scritto ben prima che scattassero le manette a un loro confratello, una lettera aperta ai vescovi, ai cittadini, alle istituzioni che anche in queste ore sta raccogliendo testimonianze e sottoscrizioni da tutti coloro che non chiedono vendetta ma giustizia e soprattutto rispetto dei diritti umani e dei diritti civili di ogni uomo. Come recita il Vangelo, come hanno sempre indicato le accorate suppliche di papa Wojtyla. E proprio con una di queste, pronunciata dal pontefice nella novantesima giornata mondiale del migrante e del rifugiato, inizia il loro, il nostro appello. Per favore, come ha detto il Santo Padre:” Nessuno resti insensibile alle condizioni in cui versano schiere di migranti! Nei campi dove vengono accolti sperimentano talora gravi restrizioni…”.

Stefano Mencherini

Nota: le frasi in grassetto nero sono quelle aggiunte da Bonacina. In rosso ci sono quelle censurate

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