I sopravvissuti di Gela visti dal Cir

12 settembre 2005

Relazioni Esterne e Comunicazione
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NOTA DEL 12-09-2005

Un’operatrice del CIR ha ottenuto il permesso dalla Prefettura locale di visitare questa mattina una parte dei rifugiati superstiti sbarcati ieri a Gela tra i cadaveri e trasferiti nel CPT di Caltanissetta.

Le persone presenti nel CPT - gestito dalla cooperativa Albatros - sono tutte di nazionalità eritrea: si tratta di 54 uomini di etnia oromo, di 12 donne e di un nucleo familiare con 2 minori. Non risultano esserci altri minori.

Gli altri superstiti, per mancanza di posto a Caltanissetta, sono stati momentaneamente ospitati in una scuola a Gela, e non si sa dove saranno successivamente trasferiti.

La maggior parte delle persone incontrate dall’operatrice del CIR ha già fatto richiesta d’asilo appena arrivata a Gela. Chi ancora non l’ha fatto ha espresso l’intenzione di accedere alla procedura questo pomeriggio.

L’operatrice del CIR era accompagnata da un interprete che parlava tigrigno e aramaico, e ciò gli ha permesso di comunicare più agevolmente con gli stranieri e di verificare che erano arrivati con informazioni superate sui tempi e le modalità riguardanti l’espletamento della richiesta d’asilo.

Il CIR ha potuto accertare che per gli eritrei presenti a Caltanissetta non ci saranno ostacoli all’ammissione alla procedura d’asilo.

Alla luce di questa ennesima tragedia che aggiunge altri morti, a migliaia, che negli ultimi anni sono annegati nel disperato tentativo di arrivare in un posto sicuro in Europa, il CIR ribadisce l’urgente necessità di impostare una politica che permetta a queste persone di giungere in Italia e in Europa in modo regolare e protetto. A parte le attività repressive contro i trafficanti di persone, il CIR considera che sviluppare una tale politica a livello italiano ed europeo sia l’unica strategia efficace per ridurre finalmente il numero di vittime e di arrivi irregolari in generale.

Il CIR richiama l’attenzione sul fatto che l’Eritrea, secondo tutte le fonti internazionali, non dà attualmente alcuna garanzia del rispetto dei diritti umani. In particolare i giovani, sia uomini sia donne, si trovano nelle condizioni di dover svolgere un servizio militare senza limite di tempo e in condizioni inumane (ad esempio - secondo rapporti affidabili – risulta che le donne arruolate sono molto spesso vittime di abusi sessuali).

Inoltre ci si chiede come mai una nave di tale grandezza con 160 persone a bordo, con tutta la tecnologia di sorveglianza esistente e il dispiego di forze di vari paesi presente nel canale di Sicilia,non sia stata avvistata o segnalata prima che avvenisse la tragedia.

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