La tv “Disco Volante” vince il primo round contro la legge Gasparri Il giudice la fa riaprire

Senigallia. Via i sigilli dalla sede
13 marzo 2005
Milena Delle Grazie
Fonte: Il Messaggero

LA TV di strada “Disco Volante” ha vinto la sua lotta contro la contestata legge Gasparri. Nata nella primavera del 2003 su iniziativa di un gruppo di volontari, molti dei quali diversamente abili, “Disco Volante” è una televisione di quartiere visibile solo nel Rione Porto di Senigallia che trasmette a bassa frequenza sfruttando il segnale avanzante - perché ostacolato da impedimenti fisici - dei grandi network, il cosiddetto “cono d’ombra”.
Per l’attuale legge sulle Telecomunicazioni questo equivale a trasmettere senza autorizzazione ed ecco che, il 19 settembre del 2003, alcuni funzionari del Ministero delle Comunicazioni mettono sotto sequestro l’impianto dell’emittente dando vita ad una battaglia legale durata un anno e mezzo fino al pomeriggio dello scorso giovedì quando, su ordine del pubblico ministero di Ancona Irene Billotta, che non ha condiviso la chiusura “forzata” della tv, sono stati rimossi i sigilli.
Il caso dunque è stato archiviato ma per i festeggiamenti bisognerà aspettare: sarà il Gip infatti che avrà il compito di giudicare la decisione del Pm e di mettere la parola fine alla vicenda. “Disco Volante” nei tre mesi di programmazione antecedente al sequestro si è proposto come ente attivo verso la tutta la comunità con una particolare attenzione ai portatori di handicap, facilitandone l’inserimento sociale e aiutandoli ad affermare i propri diritti e vincendo anche il premio “Ilaria Alpi” per il giornalismo televisivo grazie ad un servizio sul tema dell’abbattimento delle barriere architettoniche realizzato da Franco Civelli, redattore disabile di 65 anni.
«Portiamo a casa una vittoria importante a livello nazionale», ha detto Fabrizio Manizza fondatore della tv insieme ad Enea Discepoli e a Sandro Sebastianelli, che hanno potuto contare anche sull’ appoggio del sindaco Angeloni: «Queste persone hanno vinto battaglia in nome del pluralismo dell’informazione».

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