Censurati in Cina siti che parlano del Papa
Tutti frastornati, qui da noi, per il bombardamento mediatico che da una settimana accompagna la vicenda dell'agonia e della morte del Papa.
Ma in Cina vengono censurati alcuni portali web ospitanti preghiere e notizie sul Santo Padre e sul suo decesso. Questo è quanto si legge in una nota di agenzia diffusa oggi da ASCA e riportata su Yahoo.
La profonda differenza tra i "due mondi", quello nostro occidentale e la Cina, è evidente: se da tanti di noi vengono sottolineate non solo le virtù ma anche le contraddizioni che il lungo pontificato di Woityla ha segnato, nella Cina - governata non più da un'ortodossia comunista ma ugualmente irrispettosa dei diritti umani - l'esperienza del Papa polacco, e il Cristianesimo stesso, rimangono segni di pericolosa rivoluzione da cui guardarsi accuratamente.
E così viene richiesta, ai gestori dei portali nei cui forum, i giorni scorsi, erano stati numerosi gli interventi dei navigatori a commento della morte di papa Woityla, un'operazione di censura. Nulla di trascendentale in quei commenti; e nulla di così pericoloso da mettere a rischio l'integrità dello Stato cinese. Ma tutti i regimi partono dal presupposto che i propri cittadini-sudditi non siano in grado di pensare autonomamente senza che il potere dello Stato ne risenta; e pertanto anche un contributo personale o un pensiero rivolto al Papa, diventano a rischio: ''I temi religiosi sono speciali. Siamo preoccupati ci possano essere problemi" , ha dichiarato un rappresentante di uno dei siti censurati.
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