Dalla parte sbagliata della storia
La bellezza del New York Times e della maggior parte dei quotidiani ad esso assimilabili, quelli che oggi vengono definiti “mainstream media”, è che fanno valutazioni esatte per poi raggiungere conclusioni errate.
L’articolo di Nicholas D. Kristof, dal titolo “Uno schiaffo sulla faccia”, uscito sul New York Times del 12 aprile 2005, è l’esempio più recente e appropriato di questa tendenza. Pochissimi tra i critici dei media considerati mainstream avrebbero descritto il dissolversi della fiducia del pubblico verso servizi, analisi, articoli dei media in maniera così accurata come ha fatto Kristof. Nonostante questo però, Kristof chiude il pezzo con una visione distorta e una conclusione totalmente sbagliata.
Infatti riassume tutto il suo piagnisteo sulla mancanza di interesse del pubblico per i quattro mesi di arresti domiciliari del giornalista della NBC Jim Taricani con queste parole: “Se c’è una parola che può cogliere l’atteggiamento del pubblico verso i giornalisti americani, temo proprio che non possa essere altro che ‘arrogante’”.
E poi conclude: “A meno che non si recuperi la fiducia del pubblico…un giorno ci troveremo improvvisamente dalla parte sbagliata della storia”.
Ma se Kristof e i suoi colleghi dei mainstream media non si sono ancora svegliati a questa realtà, questo non significa che non siano già dalla parte sbagliata della storia.
E non significa che il pubblico li ignori solo perché sono “arroganti”. Il pubblico li ha ignorati perché presentano le menzogne create da loro stessi o dall’amministrazione USA come fatti, e i fatti come finzione.
Il pubblico può sopportare l’arroganza, ma non le falsità e l’inganno nudo e crudo.
I colleghi giornalisti di Kristof, che stanno affrontando la rabbia del governo sottoforma di protezione per le proprie fonti e risorse fino a 18 mesi, si trovano in effetti di fronte a quello stesso mostruoso sistema e a quella tirannide invisibile che hanno appoggiato e sostenuto fino a questo momento.
E ora dunque, buona fortuna a loro…
Il pubblico sa bene che i cosiddetti mainstream media non gli appartengono, tanto meno li rappresentano.
Questi media in effetti servono la causa di quei totalitaristi che sono pronti ad uccidere centinaia di migliaia di persone, occupare paesi, istituire campi di concentramento all’estero e far passare leggi draconiane in patria al solo scopo di proteggere i propri interessi personali e dare sfogo alle proprie fantasie religiose.
Ma il pubblico sa come il New York Times ad esempio si è comportato nella corsa alla guerra in Iraq, e le vuote scuse del quotidiano per aver sostenuto le falsità dell’amministrazione non hanno affatto convinto il pubblico della sua innocenza.
I Mainstream Media stessi sono responsabili per il peggioramento della situazione quanto a libertà di stampa, perché i tiranni che essi hanno servito per così lungo tempo, ora reclamano che si continuino a rispettare le loro direttive con il solito atteggiamento servile e sottomesso.
Cercare di far passare, oggi, una legge federale che protegga i giornalisti, è una iniziativa troppo limitata e soprattutto è troppo tardi per disfare ciò che i giornalisti hanno fatto contro sé stessi nel business multimiliardario dei media. La giusta analisi di Kristof e le sue errate conclusioni, non sono altro che un’ulteriore conferma del fatto che quando per troppo tempo si mente, poi si comincia a credere alle proprie menzogne.
I giornalisti e gli analisti dei Mainstream Media, i “mainstreamers”, sono ormai così assuefatti alla situazione che non sono quasi più capaci di riflettere sul perché stia accadendo tutto questo.
Riescono ancora a vedere ciò che succede, e ammetterlo. Per ammissione di Kristof stesso: “Penso che si tratti del fatto che noi che lavoriamo nei media dell’informazione siamo percepiti come arroganti, lontani dal pubblico e inaffidabili.” Comunque, ancora una volta le parole di Kristof dimostrano come la questione del ‘perché’ sia totalmente assente dalla discussione.
Credono ancora di essere dalla parte giusta della storia e di promuovere la verità e la giustizia. Guardano ancora con disprezzo le fonti alternative di notizie e di analisi, alle quali invece il pubblico si rivolge sempre più numeroso per sapere e capire.
Ma per i giornalisti dei Mainstream Media la maggior parte di coloro che cercano la verità non sono altro che musulmani “radicali” , o, senza mezzi termini, “teorici della cospirazione”. Pur non essendo in grado di rispondere a nemmeno una delle centinaia di domande poste dai cosiddetti teorici della cospirazione, i giornalisti dei Media Mainstream continuano a fare il proprio dovere riproponendo ciecamente la linea ufficiale.
E non è tutto, i giornalisti dei Mainstream Media continuano a prendersi gioco delle analisi accurate che si possono oggi leggere su molti blog e su siti internet indipendenti. Però anche solo il fatto che oggi si possa fare riferimento al lavoro di organizzazioni e siti web che fanno un monitoraggio accurato delle “inaccuratezze” dei Media Mainstream è molto imbarazzante per queste “stelle” dei media ufficiali.
Ed ecco come i giornalisti mainstream hanno deciso di servire gli interessi del mondo totalitarista delle multinazionali che sta alle loro spalle: hanno voltato le spalle all’accuratezza, all’imparzialità e alla verità. E a sua volta il pubblico gli voltato le spalle. Adesso Mr. Kristof ha capito che nella sua “società, l’appoggio del pubblico per i media dell’informazione non è affatto svanito”.
Ma questa è una realizzazione troppo triste e tardiva, e comunque è priva di significato, a causa della mancanza di determinazione a spezzare le catene di quella “censura della verità” che questi giornalisti si sono autoimposti. D’altra parte non c’è neanche una vera intenzione di svegliarsi da questo letargo, dato che ancora oggi i media accarezzano la speranza che le cose miglioreranno e che in qualche modo riusciranno a salvare la faccia.
I giornalisti mainstream di punta fanno presto a fare riferimento a studi recenti, come quello del PEW Research Center, “Tendenze 2005”, che afferma che il 45% degli americani crede poco o nulla ai quotidiani, mentre due decenni fa si aveva un 16%. Comunque questi giornalisti, sono appena in grado di domandarsi in che modo un pubblico con così poca fiducia abbia votato per una amministrazione bugiarda.
Nonostante testimonianze schiaccianti e pesanti critiche e lamentele, al contrario, per i mainstreamers le elezioni del 2004 sono state le più libere, eque e democratiche della storia degli Stati Uniti.
Non ci deve sorprendere allora scoprire che i tiranni e le tirannidi che i mainstreamers hanno appoggiato da sempre, si rivolteranno contro i loro stessi sostenitori e cominceranno a incarcerare i mainstreamers stessi. Nell’ambiente che è il prodotto delle loro proprie mani, i giornalisti mainstream non devono stupirsi dei mostri creati dalle loro mani. Giornalisti diretti in prigione non è in effetti neanche l’inizio di questo nuovo scenario.
Rispetto a questa situazione allora, molti si potrebbero sentire sollevati nel leggere i piagnucolii di Mr. Kristof sul New York Times di oggi, perché questo darà loro un po’ di sicurezza sul fatto che questo voltafaccia nei confronti dei mainstream media è stato finalmente percepito dagli “operatori del settore”: cioè i complici dei totalitaristi che hanno ridotto alla fame 1.8 milioni di innocenti attraverso sanzioni da genocidio e coloro che hanno condotto guerre sulla base di una menzogna dopo l’altra.
E’ allora interessante notare che sia proprio Kristof a condurre una solitaria crociata per portare giustizia alle vittime dell’oppressione in Sudan; non ha mai smesso di usare la parola “genocidio” per la situazione del Sudan. Ad ogni modo è sempre lui che non ha praticamente mai osato pronunciare quella parola una sola volta per descrivere la morte di 1.8 milioni di iracheni che hanno perso la vita a causa delle sanzioni genocide delle Nazioni Unite contro l’Iraq.
Oggi afferma: “La pubblica approvazione è il nostro sistema di sostentamento, e ora è a rischio.” Ma non è solo a rischio. E’ definitivamente perduta ormai. “Mainstream” è storia solo fino al momento in cui è utile. Speriamo che questo faccia capire a Mr. Kristof e ai suoi colleghi dei Mainstream Media quanto sono stati parziali nei loro servizi e nelle loro analisi.
Secondo un’analisi del National Opinion Research Center (Centro di Ricerca sull’Opinione Nazionale) la fiducia del pubblico verso la stampa è crollata a partire dal 1990. Non erano forse gli anni in cui i Neocon e altri totalitaristi nell’amministrazione Usa, nei media, negli ambienti accademici e su altri fronti hanno deciso di sparare a zero e rivolgersi al mondo intero dicendo falsità? E non è forse proprio dal 1990 che i Mainstream Media sono stati i loro complici principali in guerre e genocidi?
La sfiducia pubblica nei Mainstream Media non è affatto ingiusta. Neppure lo studio PEW citato da Kristof a difesa del suo piagnisteo è sufficiente. Lo studio afferma che solo il 14% dei repubblicani credono a tutto o alla maggior parte di ciò che leggono sul New York Times, mentre tra i democratici la percentuale è solamente il 31% . Il canale Fox News è considerato credibile da meno di un terzo dei repubblicani, e da un numero ancora inferiore di democratici.
L’ironia sta nel fatto che questo studio non fornisca dati statistici su quegli americani che non si fidano di nessuno di questi partiti e perciò non credono a nulla di ciò che è riportato per sostenere la versione ufficiale dei fatti.
Recuperare il contatto con il pubblico non è facile. E’ solo per salvare la faccia allora che si suggerisce che ci dovrebbe essere maggior volontà di correggersi, più opera di mediazione e maggior presa d’atto dei nostri errori, tanto è vero che numerosi studi hanno dimostrato che i media fanno regolarmente opera di correzione e modifica, ma l’immagine della loro storia iniziale “sbagliata”, non può essere modificata. Così questo modo di procedere, con articoli falsi seguiti dalla loro rettifica e susseguenti richiesta di scuse, è semplicemente il modus operandi dei Mainstream Media.
E questo è anche il metodo usato per raggiungere i loro obiettivi nascosti, e allo stesso tempo mantenere la possibilità di salvare la faccia. Ma non sarà più così.
Allo stesso modo, stabilire vari spazi per l’informazione in casa propria non è un’alternativa al silenzio totale sul fatto che Al-Jazeera e altre fonti di informazioni all’estero sono state praticamente bandite. Una varietà di fonti d’informazione non può mai consentire che volontari diventino giornalisti “embedded” al servizio delle nude e crude aggressioni e facciano servizi sui crimini di guerra.
Se ci sono due parole che possono esprimere la considerazione del pubblico verso i cosiddetti Mainstream Media sono certo che siano “bugiardo e ingannevole”. Non deve stupire che questa accusa sia assolutamente meritata. E’ ormai un imperativo per il pubblico e le fonti di informazione e opinione alternative di prendere a cuore i lamenti nelle pagine “Op-ed” (cioè “opposing the editorial view”, “che si oppongono alla linea editoriale”, ndt.) del New York Times di oggi e continuare a mostrare loro le loro vere facce. I “mainstream media” hanno già dato prova di essere dalla parte sbagliata della storia.
Dobbiamo rassicurarci che di fronte ai profondi interessi personali dei loro boss, non c’è speranza che i Media Mainstream o i loro operatori correggeranno i loro modi di scrivere e analizzare i fatti in un futuro immediato.
Le fonti di informazione e opinione alternativa dovrebbero raddoppiare i loro sforzi e mantenere l’impegno di raccontare così come fanno oggi. Il “pianto” del New York Times è infatti la prima ammissione di una sconfitta.
Tradotto da Paola Merciai per www.peacelink.it
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