La tv spagnola sceglie l'indipendenza
La Spagna di Zapatero vista da qui sembra sempre più un miraggio. Eppure osservare l'avanzata dei principi di democrazia giusto al di là dei Pirenei può fornire idee buone per avviare proposte alternative plausibili. La riforma del sistema radiotelevisivo è uno di quei nodi che il governo socialista iberico ha deciso di sciogliere - tanto più ora, con il digitale dietro l'angolo (in Spagna lo switch-off è previsto per 2010) - senza lasciare una scia sulle poltrone di velluto della Rtve, la tv pubblica: 2 canali tv e due radio. A raccontarci della svolta c'è Angel García Castillejo, assessore per le politiche audiovisive del governo di Madrid, ospite del seminario «Cantiere per il futuro» organizzato da Aprile, Carta, Alternative, Quaderni Labour, Ecoradio, Nuova Ecologia.
La riforma del sistema radiotelevisivo di Zapatero si presenta sotto la slogan dell'indipendenza dal potere politico...
Prima ancora delle elezioni Zapatero affidò a un comitato di cinque saggi - presieduto dal filosofo Emilio Lledó e con intellettuali e massmediologi - lo studio di un piano per il riassetto del sistema radiotelevisivo pubblico. La loro proposta adesso sta per tradursi in legge. Il primo punto, creare una tv pubblica indipendente dal potere politico, è stato rispettato cambiando il sistema di elezione dei vertici di Rtve. Il direttore generale verrà eletto dal consiglio d'amministrazione, non più dal governo, con i 2/3 della maggioranza e dovrà essere scelto tra i partecipanti a un concorso pubblico. Il cda, con un mandato di sei anni per non coincidere con le scadenze delle legislature, sarà composto da 2 membri eletti dal senato e 2 dal parlamento, anche qui servono 2/3 dei volti; altri 2 componenti saranno scelti dai sindacati e altri 2 dal consiglio audiovisivo (che regola frequenze, costi, flussi pubblicitari, ndr). Il cda sarà responsabile penalmente e civilmente della propria gestione, mentre un consejo de informacion (il nostro garante per le comunicazioni, ndr) vigilerà sul pluralismo e le scelte del cda e avrà il potere di bloccare il direttore generale.
Si può salvare la tv pubblica senza bisogno di svenderla ai privati?
Rtve si trascina un debito di oltre 7.600 milioni di euro, il rilancio economico è urgente. La soluzione è in un sistema di finanziamento misto: sovvenzioni statali, al massimo del 50%, e pubblicità, non più del 40%, il resto sarà ricavato dalla vendita dei programmi e del materiale d'archivio.
La tv più becera la chiamate telebasura, spazzatura, i 5 saggi avranno pensato a un'alternativa che non sia esclusivamente pedagogico-didattica
Svincolare la tv pubblica dal potere politico e lasciarla libera economicamente vuol dire garantirne la qualità. In termini di palinsesto non significa solo creare spazi per l'informazione e il documentario, bisogna investire anche nell'intrattenimento. La nuova forza è nelle sit-com, produzioni spagnole che in questo momento sono in esplosione.
La riforma della tv privata è stata invece osteggiata dai due attori protagonisti: Telecinco e Antena3 che addirittura hanno gridato al colpo di stato...
In Spagna nella tv privata vige il duopolio: da una parte Telecinco, a maggioranza del gruppo Mediaset, lo conoscete bene, dall'altra, Antena 3, del gruppo De Agostini con la società spagnola Planeta. La necessità è quella di aggiungere altri attori: più voci più pluralismo. Canal plus, che fa parte del gruppo Prisa (cioè El país, quotidiano filo Zapatero, da cui il «golpe» gridato da Telecinco e Antena 3, ndr) per il momento è a criptata, ma si candida a diventare la terza emittente privata in analogico.
Una riforma della tv analogica proprio all'alba della rivoluzione digitale, su questo punto si sono concentrate le critiche...
Dobbiamo arrivare al digitale con tutte le garanzie di pluralismo. È vero, questo è un periodo di transizione, ma il sistema va regolamentato anche in una prospettiva futura.
Ecco gli aspetti principali della riforma Zapatero: 1) Sistema misto di finanziamento: 50% sovvenzioni statali (il canone non esiste), 40% pubblicità, 10% vendita programmi. 2) Indipendenza della Rtve dal governo. Cda paritetico: 4 membri eletti dalle camere con maggioranza dei due terzi, 2 da un Comitato indipendente, 2 dai sindacati. 3) Il direttore generale verrà eletto dal Cda (a maggioranza dei due terzi) e non più dal governo. Sarà scelto in una rosa di candidati selezionati tramite concorso pubblico. 4) Per garantire il pluralismo un «Consiglio d'informazione» formato da rappresentanze dei comitati di redazione e da associazioni.
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