Reporter del New York Times incarcerata per non aver rivelato la sua fonte

19 luglio 2005
Adam Liptak e Maria Newman
Fonte: New York Times


Washington

Oggi un giudice federale ha ordinato l'incarcerazione immediate di
Judith Miller del New York Times dopo che questa si è rifiutata di
cooperare con la giuria di udienza preliminare, che indaga sulla
rivelazione dell'identità segreta di un agente operativo della C.I.A. Un
altro reporter ha rischiato il carcere per lo stesso motivo, Matthew
Cooper della rivista Time, che oggi ha accettato di testimoniare per la
giuria dell'udienza preliminare, evitando la pena. Mr. Cooper ha detto
di aver deciso di procedere in questo modo solo perché la sua fonte lo
ha esplicitamente smarcato dai suoi impegni d'anonimato appena prima
dell'udienza di oggi. Il giudice, Thomas F. Hogan, della corte del
distretto federale di Washington, ha respinto la richiesta di Miss
Miller e dei suoi legali perché le fosse concesso di scontare la sua
detenzione a casa, nel Connecticut, o in qualche altro luogo, ed ha
ordinato che la giornalista fosse posta in custodia cautelare e condotta
nella prigione del distretto della Columbia fino ad ottobre, o finché
non avrà cambiato idea sul fatto di testimoniare. La stessa Miss Miller
ha detto alla corte che non avrebbe rivelato sua fonte,
indipendentemente da quanto a lungo sarebbe stata incarcerata. “Se non
ci si può fidare dei giornalisti perché mantengano l'anonimato, allora i
giornalisti non possono fare il loro lavoro e non ci può essere una
stampa libera”, ha letto la Miller da una dichiarazione mentre si
trovava davanti al giudice Hogan. “Il diritto alla disobbedienza civile
si basa sulla coscienza personale, è fondamentale per il nostro sistema
ed è onorato dalla nostra storia” ha detto prima che i funzionari della
corte la portassero via, sembrando piuttosto scossa. Il direttore
esecutivo del Times, Bill Keller, ha detto fuori dalla corte che la
decisione di Miss Miller di andare in prigione anziché svelare la
propria fonte era una “scelta coraggiosa e di principio”. “Judy Miller
ha preso un impegno nei confronti della sua fonte e lo sta onorando”, ha
affermato Keller. “Questa è una conclusione agghiacciante per un caso
del tutto incredibile”. Arthur Sulzberger Junior, l'editore del New York
Times, ha detto in una dichiarazione che “ci sono delle volte in cui un
grande bene della nostra democrazia richiede un atto di coscienza”.
“Judy ha scelto tale atto per onorare la sua promessa di anonimato alle
sue fonti”, ha detto. “Lei crede, come facciamo noi, che il flusso
libero di informazioni sia cruciale per una cittadinanza informata”. Il
giudice Hogan ha preso la sua decisione dopo un'ora di udienze, questo
pomeriggio, nel quale sia l'accusa che la difesa di entrambi i
giornalisti hanno presentato i loro rispettivi motivi per cui i due
avrebbero o non avrebbero dovuto essere incarcerati. Mr Cooper ha detto
al giudice che era pronto ad andare in carcere fino a poco prima
dell'udienza. “La scorsa notte ho abbracciato mio figlio e gli ho detto
che forse ci sarebbe voluto molto tempo prima che lo vedessi di nuovo”,
ha detto Mr Cooper. Ma proprio prima dell'udienza di stamane, ha
ricevuto “in modo teatrale” una comunicazione diretta personale dalla
sua fonte, che lo liberava dall'impegno di mantenerne segreta
l'identità. “E' con un po' di sorpresa e con non poco sollievo che
compilerò il mandato di comparazione”, ha detto al giudice. Miss Miller
sarà la prima reporter del Times dietro le sbarre per aver rifiutato di
svelare le proprie fonti da quando M.A. Farber rimase per 40 giorni in
una prigione del New Jersey nel 1978. Nel caso di Farber, lo stesso
Times fu multato per 286.000 $. Quattro anni dopo, il governatore
Brebdan T. Bryne condonò la pena a Farber, che ora è in pensione, e
anche al giornale. Lo scorso ottobre, Miss Miller e Mr. Cooper furono
condannati a 18 mesi di prigione per oltraggio alla corte, ma quelle
sentenze erano rimaste pendenti grazie all'appello. La scorsa settimana,
la corte suprema si è rifiutata di considerare il caso. Il giudice Hogan
ha detto che i due reporter ora devono scontare solo 4 dei 18 mesi
originali della loro sentenza perché è il tempo rimasto dal termine
dell'attuale indagine della giuria d'udienza preliminare sul caso che
riguarda la fuga di notizie. La carcerazione vuole essere più coercitiva
che punitiva. Un legale di Miss Miller, Floyd Abrams, ha enfatizzato
dopo l'udienza che “Judy Miller non è stata accusata di un crimine o
giudicata colpevole di un crimine”, aggiungendo che, “è stata trovata
colpevole di reticenza. Mr Abrams ha anche aggiunto che il giudice Hogan
aveva detto, “Lei ha la chiave della sua cella”. L'avvocato dell'accusa,
Patrick A. Fitzgerald, ha suggerito che per i reporter si potrebbe
aprire una procedura penale, il che potrebbe avrebbe delle implicazioni
aggiuntive quanto alla pena. Il caso evidenzia una lesione del diritto
della stampa a proteggere le proprie fonti, l'abilità del governo nel
perseguire un crimine e persino la giustificazione dell'amministrazione
Bush per essere andati in guerra in Iraq. Iniziò tutto due anni fa,
quando l'identità dell'agente operativo della C.I.A, Valerie Plame, fu
svelata per la prima volta dal columnist Robert Novak,
presumibilmente dopo che l'informazione fu fornita da qualcuno nel
governo. Tre giorni dopo. Mr. Cooper, in un articolo che portava le
firme di altri due reporter, fece una rivelazione simile sulla rivista
nel sito web del Times. Miss Miller, d'altro canto, non pubblicò nessuna
rivelazione di quel tipo nel Times o in qualunque altra testata. Nella
sua colonna, Mr. Novak, che identificava Miss Plame come la moglie
dell'ex diplomatico, critico rispetto alla politica americana in Iraq,
citò come sue fonti due funzionari di lunga data dell'amministrazione
Bush, che non identificò. Mr. Fitzgerlad sta indagando se parlando di
Miss Plame ai reporter, delle persone nell'amministrazione Bush abbiano
violato la legge svelando le identità di agenti segreti operativi
dell'intelligence. Come parte di questa inchiesta, molti
funzionari di lunga data dell'amministrazione hanno testimoniato prima
dell'udienza preliminare della giuria. Il marito di Miss Plame, Joseph
C. Wilson IV, un ex ambasciatore degli Stati Uniti, ha continuato a
sostenere che il nome dell'agente era venuto fuori in modo da vendicarsi
della donna, che aveva scritto un articolo per il New York Times che
criticava le asserzioni dell'amministrazione Bush sulle armi di
distruzione di massa, che sono servite come una giustificazione
sufficiente per muovere guerra all'Iraq. Mr. Novak, che è stato
trattenuto in custodia e minacciato pubblicamente di andare in prigione,
non ha commentato il suo coinvolgimento nell'indagine. Gli esperti
legali che seguono il caso hanno detto di presumere che egli abbia
cooperato con l'avvocato dell'accusa. Ma Mr. Novak è stato sottoposto a
delle critiche crescenti da altri giornalisti e columnist per non
aver svelato quel che sapeva e che tipo di collaborazione, se una c'è
stata, era stata data a Mr. Fitzgerald. Mr. Novak ha detto recentemente
che rivelerà tutto quando la questione si sarà risolta, aggiungendo che
sia sbagliato incarcerare giornalisti. La decisione del giudice di
incarcerare Mr. Cooper arriva nonostante la decisione della rivista del
Time, la scorsa settimana, di fornire all'accusa le note di Mr. Cooper
ed altri documenti dopo che la Corte Suprema si è rifiutata di
considerare il caso. Martedì, Mr. Fitzgerald ha detto di aver rivisto i
documenti e di poter determinate che la testimonianza di Mr. Cooper
“rimanga necessaria”. “I giornalisti non sono autorizzati a promettere
l'anonimato completo – nessuno lo è in America”, ha detto Mr. Fitzgerald
al giudice. Mr. Fitzgerald ha anche detto che nei documenti della corte
la fonte sia la fonte di Mr. Cooper che quella di Ms. Miller avevano
dato ai reporter il permesso di rivelare dove avessero appreso le loro
informazioni. L'avvocato dell'accusa non ha identificato quella persona,
né ha detto se la fonte dei due reporter fosse la stessa. Mr. Cooper ha
detto al giudice, oggi, dopo che gli era stato detto della firma apposta
dalla sua fonte perché potesse derogare all'anonimato, che avrebbe agito
solo con una deroga specifica della sua fonte, che ha affermato di aver
ricevuto oggi. Mr. Fitzgerald è stato severamente criticato anche per la
posizione presa nei confronti di Ms. Miller nel Times. ”La corte deve
avvisare la Miller che se persiste nel sfidare la corte, avrà commesso
un crimine”, ha scritto Mr. Fitzgerald. “La Miller e il New Tork Times
sembrano aver confuso la possibilità della Miller di commettere un
oltraggio con il diritto legale a farlo”. Ha aggiunto: “Molto di quello
che sembra motivare la Miller a commettere un oltraggio alla corte è il
fuorviante supporto da altri (includendo specificamente il suo editore),
secondo il quale lei può considerarsi al di sopra della legge ed essere
perdonata”. Mr.Sulzberger, l'editore del Times, ha ripetutamente detto
che il giornale sostiene Ms. Miller. Oggi, dopo che Ms. Miller è stata
messa in custodia, Mr. Keller ha detto che le parti accusanti hanno
fallito nello svelare su quale crimine, se uno c'é stato, stiano indagando.
“E' sbalorditivo a causa del mistero su quale crimine sia stato commesso
esattamente e su cosa, esattamente, l'accusa speri di ottenere con la
punizione draconiana di una onorevole giornalista”, ha detto. “E'
agghiacciante perché è probabile che serva per future censure di
informazioni ottenute dai recessi del governo e da altre istituzioni
potenti. “Penso che chiunque creda che il governo ed altre istituzioni
potenti dovrebbero essere osservate da vicino e aggressivamente,
dovrebbe sentire un brivido lungo la schiena, oggi”, ha detto. Per
l'articolo, Adam Liptak ha riportato le sue informazioni da Washington
Maria Newman da New York.

Note: traduzione di Carlo Martini per www.peacelink.it
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