Relazione sulla visita a mio figlio alla prigione di Borj El Amri - Tunisi 3 e 4 gennaio

Il Quai d'Orsay mi ha organizzato una visita a mio figlio alla prigione di Borj El Amri con la raccomandazione di recarmi all'amministrazione penitenziaria per ottenere un lasciapassare per una visita a mio figlio.
22 luglio 2005
Térésa CHOPIN
Fonte: Rivista Volontari per lo sviluppo (www.volontariperlosviluppo.it) - 22 luglio 2005


3 gennaio 2005:

Mi reco all'amministrazione penitenziaria, sono le 8.45; l'addetto all'accoglienza e' in ritardo, diverse persone aspettano come me.
Quando arriva il mio turno: gli dico che vengo a ritirare l'autorizzazione speciale che il Consolato di Francia ha richiesto per me.
La persona mi risponde che non e' al corrente di nulla e mi consiglia di andare a controllare alla prigione per vedere se loro hanno l'autorizzazione. Chiamo il Consolato di Francia a Tunisi e dico loro che all'amministrazione penitenziaria non sono al corrente di nulla e che mi rifiuto di recarmi alla prigione senza un documento perche' non mi lascerebbero passare.
La persona al Consolato di Francia mi dice che chiamera' il direttore della prigione e che mi terra' informata. Cinque minuti piu' tardi, il Consolato ha risolto il problema e mi informa che il direttore della prigione e' al corrente della mia visita e che ho un permesso per due visite, il 3 e il 4 gennaio 2005.

Mi avvio verso la prigione, un'ora piu' tardi ci arrivo.
Per una volta, c'e' amabilita' nell'incontro con le guardie; erano informate della mia visita.

Dopo un'attesa per la verifica dell'identita', mi fanno entrare in una stanza dove si trovavano qualche sedia e una scrivania per le guardie che assistono alla visita.
Ho chiesto se fosse possibile consegnare a mio figlio qualche indumento che avevo portato, ma mi hanno risposto che non avevo il diritto di consegnare niente. Ma suo padre potra' consegnarglieli quando gli fara' visita.

Dopo un'attesa di 15 minuti circa, mio figlio arriva, scortato da due guardie. Mi dirigo verso di lui e finalmente posso abbracciarlo.
Osservazioni sul suo stato: in apparenza sorride, fa finta di niente. Gli chiedo di sedersi, occupano la stanza anche tre guardie, di cui due si sono appena sedute ai due lati vicino a me e mio figlio per controllare meglio la conversazione.
Mi accorgo che mio figlio ha molta difficolta' a muoversi ed e' molto abbattuto.
Era relativamente coperto e non potevo vedere altro che le sue mani, che erano
rovinate dalla scabbia. Ci sono dei tagli tra le dita e la pelle e'molto sciupata, con molte ferite e mi dice che nemmeno i suoi piedi stanno bene, che ha delle unghie incarnite e che ha un grosso problema al ginocchio e soprattutto che non sopravvivera' 13 anni in questo buco!

Abbiamo continuato la nostra conversazione con delle notizie della famiglia e molti altri argomenti e mi dice che ha ricevuto le mie cartoline inviate per il suo compleanno e anche una cartolina da parte della persona che lo difende presso Amnesty International.
Gli chiedo se vede i suoi compagni, mi risponde che non si vedono mai, che e' loro severamente proibito incontrarsi; si trovano in settori differenti.
Gli chiedo: avete un cortile o un refettorio dove potete incontrarvi? Mi risponde che non hanno zone comuni.

Durante il colloquio con mio figlio, gli faccio il nome di tutte le ONG per far capire ai funzionari presenti che quel ragazzo era seguito e difeso al di fuori della Tunisia.

Mio figlio mi dice ironicamente: "Mamma, se fossimo dei pericolosi terroristi, la Francia avrebbe concesso lo statuto di rifugiato politico a Ayoub Sfaxi? (condannato in contumacia e residente in Francia)"

Mi rivolgo alle guardie presenti e chiedo loro di riferire un messaggio al direttore dicendogli che ero pronta a pagare la visita di un medico e le medicine per mio figlio, e soprattutto che volevo incontrarlo. Sono passati 15-20 minuti e le guardie mi fanno capire che la visita e' terminata!
Dico loro che tornero' l'indomani alla stessa ora.

4 gennaio 2005:

Al mio arrivo, mi riconoscono e io domando al funzionario se c'è la possibilita' di incontrare il direttore; mi risponde che va ad informarsi. Ritorna e mi dice che la stanza che serve per le visite speciali e' occupata da un'altra visita. Allora gli chiedo: posso incontrare il direttore subito? Mi dice di si' e mi accompagna all'ufficio del direttore.

Colloquio con il direttore della prigione:

Gli dico buongiorno.
- "Signore, presumo che lei non abbia mai ricevuto le mie lettere relative alla domanda di assistenza medica per mio figlio"
- "No, assolutamente"
- "Signore, mio figlio ha affermato ieri di non aver mai visto un medico da quando e' detenuto"
- "Signora, tutti i detenuti dicono alla propria famiglia di essere tutti malati cosicche' la famiglia acceleri la loro procedura giuridica. Tutti i detenuti hanno visto un medico perche' in questa prigione abbiamo tre medici, un ortopedico e un cardiologo e, se ce ne fosse bisogno, li portiamo all'ospedale perche' ci sono molti ospedali a Tunisi."

Non ha potuto provarmi che mio figlio fosse stato visitato da un medico ma mi ha detto: "Suo figlio e' stato visitato da un medico ieri e abbiamo constatato che aveva la scabbia".
Gli chiedo che cosa c'è scritto nel referto del medico e mi dice che il medico ha riportato che mio figlio aveva la scabbia, che aveva delle unghie incarnite e un grave handicap ad un ginocchio e che avra' bisogno di un'operazione.
Mi dice: "Faro' una richiesta all'amministrazione".
Gli chiedo: "Mi puo' fornire la copia del referto del medico?" ma lui non mi sente.

- "Signore, quanti detenuti ci sono in ogni cella?"
Non ha potuto rispondermi e si e' rivolto alla guardia presente per informarsi; quello ha detto: 45.
Sapevo che non era vero.
- "Signore, non si possono migliorare le loro condizioni di vita, per diminuire il numero di individui per cella?"
- "Mi appunto la sua richiesta"
- "Signore, non potete trasferire mio figlio in un altro luogo di detenzione vicino al domicilio di suo padre?"
- "Che suo figlio ne faccia richiesta".
- "Mio figlio ne ha fatto richiesta gia' diversi mesi fa"
- "Si', in effetti, mi sembra di averla vista..., mi appunto di nuovo la sua richiesta"
- "Signore, lei e' il padrone in questi posti, le e' possibile concedermi dei diritti per far visita a mio figlio?"
- "No signora, dovra' fare lo stesso iter presso le sue autorita' che si metteranno in contatto con l'amministrazione penitenziaria per avere il diritto di rivedere suo figlio."
- "Signore, sappiamo, lei ed io, che questi giovani si trovano qui ingiustamente!"
- "Signora, sa, io non sono al corrente dei loro casi, arrivano qui con delle pene da scontare, ecco tutto!"
- "Signore, sa, a livello internazionale, tutti sanno che questi ragazzi non hanno niente da scontare nella sua prigione. Le prove di questo processo non hanno mai dimostrato la benche' minima colpevolezza di questi giovani."
- "Signora, lei ha delle conoscenze di diritto?"
- "Certamente, Signore! Ma non sono io ad aver dimostrato che questi giovani non sono colpevoli, sono gli avvocati della difesa, che sono tunisini e che applicano la legge tunisina e che svolgono un ottimo lavoro."
- Signore, faro' tutto quello che e' nelle mie facolta' per far uscire questi ragazzi da qui! Il signor BARNIER, Ministro degli affari esteri ha gia' informato le autorita' tunisine della situazione di questi giovani e a fine gennaio il signor RAFFARIN, primo Ministro, sara' in visita in Tunisia e io ho informato anche lui di questa faccenda e spero che interverra' presso le vostre autorita'. Discorso che vale anche per la stampa internazionale.
- "Signore, sto facendo quello che lei avrebbe fatto per suo figlio se fosse nella mia situazione e con la convinzione che e' innocente."
- "Signora, questo bisogna riferirlo all'amministrazione penitenziaria"
- "Signora, si fara' il necessario per soddisfare le sue richieste e finche' suo figlio sara' detenuto in questa prigione, sara' trattato adeguatamente, come previsto dalla legge."
- "Signore, le sarebbe possibile darmi il suo recapito per avere delle novita' su mio figlio?"

Si rivolge alla guardia e gli dice: "Dalle il numero del centralino"

- "Signore, non le faccio piu' perdere tempo prezioso e la ringrazio per l'accoglienza".

Seconda visita a mio figlio:

Ritorno a vedere Omar, e' gia' nella stanza, mi rannicchio nelle sue braccia, ci sono solo due guardie nella sala, di cui una che prende appunti con della carta e una matita.
L'atmosfera e' di gran lunga migliore e distesa a causa del mio precedente incontro con il direttore.
Omar e' contento, mi dice: "Ho visto un medico ieri sera!".
Gli chiedo: "Quanti siete in cella". Mi risponde: "Siamo piu' di 100 nella mia cella, in meno di 100 metri quadrati." Una delle guardie presenti mi conferma quello che mio figlio mi ha appena detto.

Ho chiesto a mio figlio di togliersi le scarpe, cosi' che io possa verificare lo stato dei suoi piedi e di una parte del suo corpo.
Ho constatato che le unghie dei suoi piedi erano incarnite e che uno dei suoi
ginocchi era completamente slogato. Tracce di scabbia sulle mani, sulle gambe, gli avambracci, ma nessun segno di maltrattamento fisico evidente.
Gli ho chiesto se gli infliggevano dei maltrattamenti, mi ha risposto che da un po' di tempo lo lasciavano in pace.
Il suo stato psicologico e' molto fragile, e' pronto a qualsiasi cosa pur di uscire di la'. Mi ripeteva continuamente: "Non voglio restare 13 anni in questo buco!"
Mio figlio mi dice: "Mamma, sono 8 mesi che domando di continuare i miei studi in prigione, ma non mi hanno mai concesso niente."
Dico alle guardie presenti che sarebbe bene occupare la mente di questi ragazzi cosicche' non pensino a distruggersi.
Pongo la domanda a Omar: "Come ti nutri?". Mi risponde: "Con il cibo che mi porta papa' perche' il cibo che ci servono e' immangiabile ma non abbiamo il diritto di ricevere latticini, ne' zucchero, ne' dolci. Le verdure devono essere sbucciate, lavate e tagliate perche' noi non abbiamo coltelli. Soltanto la frutta, le verdure e la carne sono autorizzati e anche le uova sode il cui guscio non sia rovinato. Papa' mi porta anche dei vestiti."

"Possiamo comprare qui dentro alcune cose ma a volte ci facciamo rubare i soldi, come e' successo a me recentemente."

Mi dice che da poco ha diritto a un materasso e a delle coperte per dormire. Prima, dormiva per terra e, all'inizio della prigionia, dormiva seduto su un secchio ribaltato che gli serviva da sedia.
Gli domando: "Uscite dalla vostra cella durante il gioro?". Mi risponde: "Facciamo due passeggiate al giorno, il mattino e il pomeriggio." Hanno anche il diritto di guardare un film una volta alla settimana. Quelli a cui lo stato di salute lo permette possono giocare a calcio di tanto in tanto.

Ho ancora cosi' tante cose da dirgli e domande da fargli ma la guardia ci fa capire che il tempo della visita e' terminato e che devo andarmene.
Mi dice: "Mamma, ti scrivo tutte le settimane", gli rispondo che ho ricevuto solo una delle sue lettere da quando e' detenuto.

Lo abbraccio forte e soprattutto gli dico che faccio di tutto per farlo uscire da li' e che non perda la pazienza e che tutti sono con lui.

La mia conclusione:

* aspetto positivo: ho potuto vedere mio figlio, ho potuto verificare il suo stato di salute, e' stato visitato da un medico.
* aspetto negativo: nessun modo di sapere se le promesse di migliori condizioni di detenzione saranno rispettate ne' se lui otterra' delle cure e neanche l'eventuale richiesta di operazione.

Note: Traduzione di Silvia Corbatto per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando le fonti, l'autore e il traduttore.

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