Voci da New Orleans: appunti dalla città

Due ore fa ho lasciato New Orleans. Ero scappato dal mio appartamento con una barca, poi mi avevano portato in elicottero ad un campo rifugiati. Se qualcuno vuole rendersi conto dell’atteggiamento degli agenti federali e degli ufficiali di Stato nei confronti delle vittime dell’uragano Katrina, io gli consiglio di visitare uno di questi campi.
7 settembre 2005
Jordan Flaherty (redattore del Left Turn Magazine (http:\\www.leftturn.org))
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: Indymedia Washington DC - 02 settembre 2005

In quello da cui me ne sono appena andato, sulla freeway I-10 vicino a Causeway, migliaia di persone (almeno per il 90% neri e poveri) vivevano tra fango e spazzatura dietro barricate di metallo, sotto un sole impietoso, con soldati pesantemente armati a sorvegliarli. Quando arrivava un autobus, veniva fatto fermare in un punto a caso, poi la polizia apriva un varco nelle barricate e la gente si affollava per salirci, senza alcuna informazione su dove fosse diretto. Una volta saliti ( ci hanno detto) gli evacuati scoprivano dove li stava portando l’autobus - Baton Rouge, Houston, Arkansas, Dallas, o alter destinazioni. Mi hanno detto che se una persona saliva su un bus, ad esempio, diretto in Arkansas, anche se aveva famiglia o un posto dove alloggiare a Baton Rouge non gli sarebbe stato permesso di scendere quando il mezzo attraversava quella città. Non aveva altra scelta che arrivare fino in Arkansas. E se qualcuno avesse voluto venirti a prendere a New Orleans, non sarebbe potuto arrivare più vicino di 17 miglia dal campo.

Per capire a fondo la tragedia, però, è importante capire che cos’è davvero New Orleans.
Chi non l’ha mai vista si è perso un incredibile, gloriosa, vitale città. Un posto con una cultura e un’energia senza paragoni. Una città afroamericana per il 70% in cui la resistenza alla supremazia bianca ha dato vita ad una generosa, sovversiva e unica cultura di vivida bellezza. Il jazz, il blues e l’hip hop, ma anche gli indiani di Mardi Gras, le Parate, I funerali jazz, e poi I fagioli rossi con il riso del lunedì sera: New Orleans è un luogo di arte, musica, danza, sensualità e liberazione come nessun altro al mondo.
E’ una città di gentilezza e ospitalità, dove ci possono volere anche due ore per attraversare un quartiere perché c’è qualcuno con cui fermarsi a parlare sotto ogni portico e la comunità si dà da fare quando qualcuno ha bisogno. E’ una città di famiglie estese e reti sociali capaci di riempire i vuoti lasciati dai governi cittadino, statale e federale, che hanno abdicato le loro responsabilità sul pubblico benessere. E’ una città in cui una persona qualunque che incontri per strada non solo ti chiederà chi sei, ma aspetterà anche la tua risposta.
Ma è anche una città di sfruttamento, segregazione e paura. La popolazione è di poco più di 500.000 unità e per quest’anno sono attesi circa 300 omicidi, concentrate per la maggior parte in poche zone a maggioranza nera. Si dice che la polizia abbia detto che non c’è bisogno di cercare i colpevoli, perché nel giro di qualche giorno saranno uccisi anch’essi per vendetta.
C’è un’atmosfera di intensa ostilità e sfiducia tra la comunità nera e la polizia di New Orleans. Negli ultimi mesi gli agenti sono stati colpiti da accuse di ogni genere, dallo spaccio di droga alla corruzione al furto. In due occasioni distinte, altrettanti ufficiali di polizia sono stati accusati di stupro (durante il servizio, in uniforme), e ci sono stati diversi casi di uccisioni da parte della polizia di giovani disarmati, come quella di Jenard Thomas, che ha innescato una serie di proteste settimanali durata per mesi.
Il tasso di analfabetismo è del 40%, e oltre il 50% dei neri iscritti alle scuole superiori non si diploma nei Quattro anni previsti. Lo Stato della Louisiana spende in media 4.724 dollari a bambino per l’educazione, ed è al 48° posto nel paese per livello salariale degli insegnanti. L’equivalente di più di due classi di giovani lascia le scuole dello Stato ogni giorno, e ogni giorno circa 50.000 studenti sono assenti dalle lezioni. Troppi giovani neri di New Orleans finiscono imprigionati ad Angola, un ex piantagione schiavista riadattata a carcere dove i reclusi svolgono lavori agricoli, e più del 90% finisce per morirci. E’ una città da cui l’industria se n’è andata,e la maggior parte dei lavori rimasti sono sottopagati, transitori e insicuri, legati perlopiù all’economia dei servizi.
La razza è sempre stata una corrente sotterranea nella politica della Lousiana. Il disastro nasce da razzismo, negligenza e incompetenza. L’uragano Katrina è stato l’inevitabile scintilla che ha incendiato la benzina della crudeltà e della corruzione. Dai quartieri lasciati in balia del rischio al trattamento subito dai rifugiati, fino al ritratto fatto dai media delle vittime, il disastro è plasmato dalla razza.
La politica in Louisiana è notoriamente corrotta, ma nella tragedia di queste settimane i nostri leader hanno dimostrato un livello di incompetenza senza precedenti. Mentre Katrina si avvicinava, il Governatore ci ha invitati a “pregare che l’uragano calasse di intensità”. Intrappolati in un palazzo due giorni dopo l’uragano, abbiamo sintonizzato la nostra radio a batterie su una stazione locale, alla ricerca di notizie utili alla sopravvivenza, e ci siamo sentiti dire che governatore aveva lanciato un appello per una preghiera quotidiana. Quando ormai panico e voci incontrollate regnavano sovrani, non c’era alcuna fonte sicura e attendibile di informazione. Martedì notte politici e giornalisti dissero che l’acqua sarebbe salita ancora, e invece si è stabilizzata. Le voci si diffondevano come fuoco impazzito, e media e politici non hanno fatto altro che peggiorare la situazione.
Mentre i ricchi scappavano da New Orleans, quelli che non avevano né un posto dove andare né un modo per arrivarci venivano lasciati indietro. E giusto per gettare sale sulle ferite, i media locali e nazionali non hanno fatto altro che demonizzarli. Io amo profondamente New Orleans e la sua gente, e questa è la parte della tragedia che mi fa più male. Nessuno sano di mente classificherebbe una persona che prende del cibo da negozi chiusi a tempo indeterminato in una città disperata che sta morendo di fame come un “saccheggiatore”, ma è esattamente questo che i media hanno continuato a fare. Sceriffi e politici si occupavano di mettere soldati a proteggere i negozi invece di darsi da fare per le operazioni di soccorso.
Le immagini della popolazione di New Orleans disperata dopo l’uragano sono diventate immagini di criminali neri fuori controllo. Come se rubare uno stereo da un negozio che sarà sicuramente risarcito per la perdita fosse un crimine più grave della negligenza e dell’incompetenza del governo, che hanno causato danni per miliardi e la distruzione della città. Questa focalizzazione dei media è una tattica: la gente di New Orleans diventa il capro espiatorio per coprire crimini di proporzioni ben maggiori.
Perché qui i veri criminali sono i politici, cittadini, statali e federali. Già dalla metà dell’800 si sa che la città è in costante pericolo per le inondazioni. L’inondazione del 1927, che come i fatti di questi giorni è stata un pasticcio di politica e razza oltre che un disastro naturale, aveva perfettamente illustrato la natura del pericolo. Ma gli ufficiali governativi hanno comunque rifiutato di spendere soldi per proteggere questa città povera e a maggioranza nera. Mentre L'Agenzia Federale Gestione Emergenze (FEMA) e molti altri avvertivano del pericolo incombente su New Orleans e avanzavano proposte per rinforzare e proteggere l’abitato, l’amministrazione Bush, per tutti gli anni dal 2001, ha tagliato o rifiutato i fondi per il controllo del rischio inondazione, e ignorato gli avvertimenti degli scienziati sull’aumento degli uragani provocato dal riscaldamento globale. E, mentre il pericolo si manifestava in tutta la sua ampiezza, la mancanza di una risposta coordinata ha drammaticamente mostrato il disinteresse dei leader che abbiamo eletto.
Le conseguenze dell’alluvione del 1927 influenzarono l’elezione di un Presidente degli Stati Uniti e di un governatore, ed ebbero come risultato la politica populista di Huey Long.
Nei prossimi mesi probabilmente molti soldi pioveranno sulla città. Si potranno spendere per avviare un “New Deal” per la città, con investimenti pubblici, creazione di sindacati stabili, nuove scuole, programmi culturali e ristrutturazioni degli immobili; oppure si potrà “ricreare e rivitalizzare” la città com’era, con hotel più nuovi ,più casinò e punti vendita di grandi catene e parchi a tema per sostituire quartieri, centri culturali e jazz club andati distrutti.

Molto prima di Katrina, New Orleans è stata colpita da un uragano di povertà, razzismo, disinvestimento, de-industrializzazione e corruzione. Già solo riparare i danni di questo disastro costerà miliardi. Ora che i soldi stanno arrivando, e che gli occhi del mondo sono puntati qui, è importante che le persone con idee progressiste colgano l’occasione per combattere per una ricostruzione fatta con giustizia. New Orleans è un posto speciale, dobbiamo combattere per la sua rinascita.

Note: Tradotto da Chiara Rancati per www.peacelink.it.
Il testo può essere liberamente riutilizzato a fini non commerciali indicando la fonte, l'autore e il traduttore.

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