Nuovi Razzismi
I giornali italiani, quasi tutti, sono impegnati in una campagna politica molto seria contro i palestinesi. Il Corriere della Sera, la Stampa, l'Unità, Libero, il Giornale. E' una campagna studiata bene e costruita in gran parte su notizie manipolate, corrette, mutilate, rovesciate. Ieri sulle prime pagine di ciascuno di questi quotidiani, in bella vista, campeggiava un titolo indignato contro la ferocia antisemita delle "folle" arabe che avevano dato fuoco alle sinagoghe. Si evocavano scenari di stragi e di terrorismo, si giungeva persino - lo ha fatto l'Unità - a paragonare gli abitanti di Gaza ai nazisti di Hitler. Se avete la pazienza di leggerli, trascriviamo alcuni dei titoli di questi cinque giornali e poi vi mostriamo come gli stessi episodi sono stati raccontati dal New York Times, giornale che, probabilmente lo sapete, nessuno al mondo mai ha potuto accusare di essere contro Israele o addirittura - peccato ancor maggiore - di essere amico dei palestinesi. Il Giornale: "Festa a Gaza: al rogo le sinagoghe". Libero: "I palestinesi festeggiano: a fuoco le sinagoghe". Il Corriere: "Festa e violenza a Gaza, sinagoghe bruciate". L'Unità: "Gaza torna ai palestinesi, la folla dà fuoco alle sinagoghe abbandonate". La Stampa: "Gaza, assalto alle sinagoghe". Questi titoli (tranne quello di Libero) sono tutti in prima pagina, in una posizione centrale, a molte colonne e caratteri molto grandi. Poi ci sono i titoli interni. Alcuni raccapriccianti. Per esempio questo (la Stampa): "Le folle palestinesi irrompono a Gaza: bruciate le sinagoghe". Cosa vuol dire "le folli palestinesi irrompono a Gaza"? Evidentemente il titolista della Stampa non sa che Gaza è in Palestina e i suoi abitanti sono palestinesi. Dire che i palestinesi irrompono a Gaza è come dire: "Folla di romani irrompe a Roma"; oppure: "Folla di giornalisti della Stampa irrompe alla Stampa... "
Il New York Times - giornale sempre attentissimo al medioriente - tratta la vicenda di Gaza con minore enfasi. Un titolo piccolo in fondo alla prima pagina, che dice: "Gli abitanti di Gaza vengono alla luce e setacciano gli ex insediamenti israeliani". Nessun riferimento a Sinagoghe, fuoco, orde (termine usato dal Giornale in un sottotitolo), folle, devastazioni, irruzioni, nazisti. Il titolo dice solo che dopo anni nei quali era loro proibito avvicinarsi a certi luoghi di Gaza ora i palestinesi circolano liberamente, si mostrano, "setacciano" tra i resti dell'occupazione. La foto pubblicata dal New York Times non è di una Sinagoga bruciata ma di un edificio abbattuto dagli israeliani prima del ritiro. Poi nell'articolo, molto dettagliato (per l'esattezza, nell'ultima parte dell'articolo) il giornale americano riferisce anche degli incendi davanti a due sinagoghe (su 19) e spiega bene come sono andate le cose: "Israele aveva raso al suolo tutti gli altri edifici nei "settelementes" (le colonie occupate) e in accordo con l'autorità palestinese avrebbe dovuto radere al suolo anche le sinagoghe, ma all'ultimo minuto ha scelto di non distruggere le sinagoghe perché un certo numero di conservatori israeliani aveva osservato che sarebbe stato sbagliato per degli ebrei distruggere le sinagoghe. E così sono state lasciate in piedi ed esposte ai vandalismi". Il New York Times racconta che davanti a due di esse sono stati appiccati degli incendi, mentre altre erano circondate dalla milizia palestinese che ha impedito a gruppi di "combattenti armati" di avvicinarsi. Le Sinagoghe saranno abbattute nei prossimi giorni, secondo l'accordo raggiunto tra israeliani e palestinesi, così come sono stati distrutti (dagli israeliani) tutti gli altri edifici costruiti dai coloni per dar via alla ricostruzione di Gaza.
Vi sembra appropriato, di fronte a questi fatti, parlare di terrorismo, o addirittura - con raccapricciante vena polemica - paragonare gli incidenti di lunedì alle infamie naziste e agli anni atroci dell'olocausto? Naturalmente non lo è. E sarebbe da ciechi non osservare che il nostro è l'unico paese dell'Occidente con un fronte di stampa molto ampio e compattamente schierato su posizioni antipalestinesi, così faziose, così preconcette, così feroci (basta leggere l'editoriale di Piero Ostellino dell'altro ieri, del quale hanno parlato con grande lucidità ieri Luisa Morgantini sul nostro giornale e Sandro Viola su Repubblica) da far temere il crearsi, in Italia, di una vera e propria area "razzista".
P. S. Se l'autorità e il popolo palestinese avessero deciso unilateralmente, a prescindere dagli accordi con gli occupanti israeliani, di lasciare in piedi una o due sinagoghe - simbolo di una religione che è rispettabile come tutte le altre religioni e che non può essere identificata con l'esercito invasore o con il suo governo - avrebbero dato una prova di tolleranza e di ampiezza di vedute straordinaria. La maggioranza degli italiani, però, non lo avrebbero forse mai saputo, perché non credo che i nostri giornali lo avrebbero annunciato con rilievo.
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- Ernesto Galli della Loggia sul "Corriere della Sera"
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