Violazione della privacy e repressione

"Yahoo rispetti la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo"

Peacelink riaccende il caso della "alleanza" tra Yahoo e il governo cinese nella condanna del giornalista Shi Tao. Lettera all'ambasciatore e a Yahoo Italia perché si dissoci
22 settembre 2005
Fonte: Redattore Sociale - 21 settembre 2005

ROMA - L’Associazione PeaceLink esprime la propria netta condanna per quanto è accaduto al giornalista cinese Shi Tao, condannato lo scorso 30 aprile a 10 anni di prigione. Secondo le autorità cinesi Shi Tao aveva inviato dall'ufficio del suo giornale Dangdai Shang Bao (Contemporary Business News) estratti di un documento nel quale si vietava a tutti i giornalisti cinesi di commemorare in qualsiasi forma il quindicesimo anniversario del massacro di piazza Tienanmen del 4 giugno 1989. In sostegno di Shi Tao PeaceLink ha realizzato una lettera indirizzata all’ambasciatore in Italia della Repubblica Popolare Democratica Cinese, al ministro degli Esteri del governo italiano, a Yahoo, Italia e ai lettori del proprio sito Internet. L’Associazione spiega che “è stato violato, sia da Yahoo sia dal governo cinese, l’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”. L’Associazione inoltre si dichiara direttamente interessata a questa vicenda in quanto l’articolo 3 del proprio statuto promuove la difesa della “cultura della legalità e dei diritti civili, in particolare i diritti telematici, i diritti all'espressione multimediale del pensiero e i diritti al pluralismo informativo”.

La richiesta dell’associazione di volontariato all’ambasciatore è volta a sollecitare una revisione del processo. PeaceLink chiede anche al ministro degli Esteri Gianfranco Fini di esprimere la posizione del governo italiano in merito alla questione. Infine la richiesta a Yahoo Italia è di dissociarsi da quanto è stato commesso da Yahoo in Cina a danno di Shi Tao, rivelando il contenuto di una email privata alla polizia cinese. La vicenda di Shi Tao è ritornata recentemente alla ribalta a causa delle rivelazioni circa il coinvolgimento di Yahoo nell’arresto del giornalista cinese. La sua colpa è di aver diffuso su Internet notizie giudicate dal governo della Cina “segreti di Stato”. L’accaduto è stato denunciato dall’organizzazione Reporter senza frontiere, un’organizzazione per la libertà d’informazione che ha sede a Parigi. Reporter senza frontiere ha attaccato duramente Yahoo: “L’informazione fornita da Yahoo ha portato alla condanna di un buon giornalista che ha pagato per aver cercato di far trapelare le notizie”. Infatti il giornalista cinese arrestato e condannato aveva utilizzato l’email di Yahoo e da Yahoo era stato “spiato”.

A destare preoccupazione è anche il monitoraggio delle 300 Ong che il governo cinese ha messo sotto controllo e che, grazie alla possibilità di avere accesso agli archivi email di Yahoo e di altri fornitori occidentali di posta elettronica, può diventare ancora più invasivo. L'Associazione per i popoli minacciati (Apm) ha lanciato una dura accusa a Yahoo: “La multinazionale del Web Yahoo per la sua attiva collaborazione alla persecuzione di un giornalista critico del regime in Cina ha violato gli standard internazionalmente riconosciuti sui diritti umani”. Yahoo è accusata di aver violato la Dichiarazione di Principi sulle Imprese Multinazionali dell'agosto 2003 (elaborata in sede Onu), che impone alle aziende multinazionali di non collaborare con gli Stati in caso di violazioni di diritti umani.

La Cina cerca inoltre di tenere sotto controllo costante l’Internet del proprio Paese affinché informazioni sgradite possano essere rese irraggiungibili. Il sistema di censura consiste in un filtro sui motori di ricerca che non concede accesso ai siti Internet scomodi e alle parole censurate dal regime dittatoriale. E i motori di ricerca collaborano con il governo: Yahoo ha elaborato una versione cinese opportunamente “adattata” del suo motore di ricerca, chiamato Yosou. Reporter senza frontiere aveva già denunciato i colossi della comunicazione via Internet Yahoo e Google, disposti a sacrificare il diritto di espressione dei cittadini asiatici, autocensurandosi. Una portavoce di Yahoo, Mary Osako, ha dichiarato: “Proprio come ogni altra compagnia mondiale, Yahoo deve assicurare che i suoi siti operino all’interno delle leggi, delle regole e delle consuetudini del Paese nel quale si trovano”. Affermazione simile ha fatto un portavoce di Microsoft il cui sito MSN è presente anche in Cina: “Microsoft lavora per portare la nostra tecnologia alle persone nel mondo per aiutarli a realizzare appieno le loro potenzialità. Come altre organizzazioni mondiali dobbiamo osservare le leggi, le regole e le norme di ogni Paese nel quale operiamo”.

Note: Per gentile concessione dell'agenzia stampa Redattore Sociale
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