Le parabole di Tunisi

Un'analisi sul ruolo dei satelliti nell'erodere i sistemi tradizionali di controllo dell'informazione in Tunisia
27 settembre 2005
Cristopher Cepernich
Fonte: Volontari per lo Sviluppo

Negli ultimi anni il sistema mediatico tunisino ha conosciuto un rapido e significativo sviluppo. Dalla classifica 2004 stilata dal World Economic Forum di Ginevra, che misura ogni anno le capacità di sviluppo e utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, risulta che la Tunisia (al trentunesimo posto) ha superato anche l’Italia, solo quarantacinquesima su 104. Ciò nondimeno quello tunisino continua ad essere un sistema mediatico fortemente bloccato e l’informazione è ancora rigidamente sotto il controllo della politica: l’assetto del sistema televisivo ne è un esempio chiaro.
In Tunisia operano attualmente due canali della televisione di Stato: Tunis 7, che trasmette via satellite, il cui target è soprattutto il pubblico adulto, e Channel 21, che diffonde da stazione terrestre soprattutto per un pubblico giovane. Dal 13 febbraio 2004 ha iniziato le trasmissioni il primo canale televisivo privato: Hannibal TV, che irradia il segnale via satellite. Quella avviata dal governo di Tunisi è stata tuttavia una privatizzazione del sistema radiotelevisivo molto discussa, data la scarsa trasparenza con cui l’unica concessione prevista dalla legge è stata assegnata all’imprenditore Larbi Nasra, figura che gravita intorno alla figura del Presidente Ben Ali.
Il quadro generale è quello di un sistema radiotelevisivo poco autorevole, cui fa riscontro una inesorabile e progressiva crisi di ascolti: secondo dati di Worldpress, infatti, se nel 1999 la tv di Stato raccoglieva circa l’80% di share, tra il 2002 ed il 2003 esso scende fino al 50%, aumentando soltanto in occasione del mese di Ramadan, quando vanno in onda soap-opera tradizionali che riscuotono grande successo. Per cercare invece un’informazione più credibile, in Tunisia come in buona parte del mondo arabo, il pubblico si rivolge ai network panarabi che trasmettono via satellite: Al Jazeera, Al Arabiya, Dubai Television, che dai tempi della prima guerra del Golfo in poi si affermano progressivamente su scala regionale come fonte di informazione libera dal controllo diretto dei governi locali (con l’eccezione ovviamente di quelli dei Paesi da cui trasmettono e dai quali ricevono il sostentamento economico necessario ad esister). Al Jazeera, soprattutto, che deve il suo successo – come scrive Donatella Della Ratta nel suo recente libro Al Jazeera. Media e sociatà arabe nel nuovo millennio – al fatto di aver rotto “le intoccabili regole dell’informazione nel mondo arabo, prima fra tutte quella che ordina di risparmiare i paesi “amici” da offese o dichiarazioni lesive dell’immagine di fronte ai popoli della regione”. Per questo L’emittente del Qatar vive relazioni difficili con molti governi: le autorità tunisine, per esempio, hanno più volte respinto le richieste avanzate dalla direzione di aprire un ufficio di corrispondenza da Tunisi, così come molte volte sono stati rifiutati accrediti ai corrispondenti. In occasione delle elezioni presidenziali dell’ottobre 2004, il governo tunisino vincolò la concessione dell’accredito al corrispondente di Al Jazeera alla scelta del nome del corrispondente. Il fatto che i canali satellitari transnazionali si siano imposti nel mondo arabo come fonte di informazione affidabile in opposizione a quella scarsamente credibile offerta dai circuiti informativi delle tv di Stato è anche connessa al fatto che in quei paesi c’è una forte diffusione delle antenne paraboliche: in Tunisia si stima che oltre il 60% delle famiglie possieda una parabola.
A delegittimare l’informazione di Stato in Tunisia si sono aggiunte nel 2001 anche le voci di 2 canali fondati da dissidenti con base a Londra: Al-Mustaquilla e Zeitouna. Quelle però che inizialmente sono partite come esperienze di controinformazione si sono oggi trasformate in veicoli di informazione pubblicitaria per l’industria del turismo, cosa che nella pubblica opinione tunisina alimenta il sospetto di un possibile accomodamento tra autorità e proprietari.
Va aggiunto infine che i tunisini, oltre all’informazione, cercano oggi sui canali televisivi transnazionali e su quelli stranieri anche l’intrattenimento. Venerdì 8 aprile 2004, per esempio, 3.573.171 spettatori in Tunisia hanno seguito la finale del reality show “Star Academy” sul canale satellitare libanese LBCI. Una delle giovani aspiranti cantanti era la tunisina Amina, che è stata sconfitta da Hichem dell’Arabia Saudita. Nonostante la sconfitta, Amina è diventa una star della musica pop, e a riceverla al suo ritorno all’aeroporto di Tunisi, insieme a una folla di fans e giornalisti, c’era anche una delegazione del Ministero della cultura e della salvaguardia del partimonio.
Che anche l’intrattenimento viaggi su tv via satellite è dimostrato inoltre dal fatto che Vitaminic, impresa torinese leader mondiale di distribuzione di musica in digitale, abbia raggiunto un accordo con LuxSat, tv interattiva on demand che da maggio 2005 trasmette in 17 paesi del Medio Oriente, Tunisia compresa, il su vasto catalogo di brani musicali già a disposizione via Internet agli utenti del Vitaminic Music Club.

Cristopher Cepernich

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