NATO: Destined Glory studia stampa embedded come arma futuro redazione virtuale addestra militari a rapporti con la stampa
CAGLIARI, 4 OTT - Ci sono anche i giornalisti ''embedded'', quelli cioe' aggregati alle truppe combattenti, tra le future ''armi segrete'' dell'Alleanza Atlantica. Riconoscendo l'importanza di avere ''una buona stampa'' i vertici della Nato hanno organizzato in occasione dell'esercitazione ''Destined Glory - Loyal Midas'', una redazione giornalistica per addestrare i militari ai rapporti con gli organi di informazione. Cosi' al tradizionale ufficio stampa multinazionale, che gestisce i rapporti con giornali, radio e televisioni dei 10 Paesi partecipanti alle piu' imponenti manovre alleate organizzate quest'anno, e' stata affiancata una redazione vera e propria, con giornalisti di varie nazioni ingaggiati dalla Nato, che ogni giorno realizza un telegiornale, pubblica un quotidiano e diffonde un notiziario di agenzia interamente dedicati all'esercitazione, cominciata il 29 settembre scorso nelle acque della Sardegna. Il materiale non e' destinato alla diffusione, ma serve a testare le capacita' degli addetti stampa Nato nel far pervenire ''messaggi credibili'' in grado di orientare positivamente la pubblica opinione e ad addestrare i responsabili militari di vario grado e livello di responsabilita' a confrontarsi con i giornalisti. All' origine dell'esperimento, il successo ottenuto nei rapporti con la stampa durante la guerra in Iraq del 2003 grazie al sistema della ''embedded press'', tecnica peraltro gia' sperimentata in maniera artigianale proprio dalla Nato durante le esercitazione svolte nella seconda meta degli anni '80. I giornalisti della testata, battezzata ''Sinpress exercise'', sono ospitati in una redazione allestita in una palazzina dell'aeroporto ''Mario Mameli'' di Elmas (Cagliari), dirimpetto allo storico idroscalo reso celebre dalle imprese transoceaniche di Francesco De Pinedo ed Italo Balbo. Redattori e redattrici, come in qualsiasi realta' giornalistica, ricevono gli ordini di servizio dal ''news editor'' e raggiungono i reparti in addestramento e realizzano i reportage o elaborano il materiale diffuso dal centro alleato pubblica informazione. La presenza di tanti giornalisti ha suscitato curiosita', ma anche perplessita' nei militari per i quali passare da un sistema censorio unilaterale, dove tutto e' segreto, ad uno dove i giornalisti vedono cio' che vedono le truppe operanti sul terreno e' probabilmente difficile. Come e' difficile accettare le nuove responsabilita' di pubbliche relazioni e il necessario rapporto di reciproca fiducia con i giornalisti, i quali, come in Iraq, devono impegnarsi sul proprio onore a non diffondere notizie che possano mettere a repentaglio la sicurezza delle truppe ad operazione in corso.
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