Noam Chomsky e i commissari di The Guardian

I commissari di The Guardian mandano Emma Brockes per intervistare Noam Chomsky:la “giornalista” non tenta nemmeno di nascondere l’odio verso Chomsky, altera i fatti e scrive di cose che non conosce.
5 novembre 2005
Gabriele Zamparini
Fonte: The Cats dream - 31 ottobre 2005

I commissari di The Guardian devono essersi arrabbiati parecchio quando sono venuti a sapere che Noam Chomsky è stato votato come migliore intellettuale pubblico del mondo. Dunque hanno deciso di usare le loro “capacità professionali” e mandare Emma Brockes per intervistarlo. Il risultato è un pezzo stalinista di violenza mitigata sola dall’ignoranza e stupidità della signora Brockes.

C’è un pacco mezzo vuoto di fichi sulla sua scrivania. Questo è l’effetto di un’ora trascorsa con Chomsky, e mentre scrivo questo mi chiedo: è sbagliato menzionare i fichi quando c’è una tragedia ignorata che sta accadendo in El Salvador?

Non è la prima volta che queste “interviste” sono usate per delegittimare, ridicolizzare e screditare le opinioni e i pensieri politici dell’intervistato, per assecondare la categoria dell’intervistatore e per servire meglio i padroni e il loro ordine del giorno. Qui la “giornalista” non tenta nemmeno di nascondere l’odio verso Chomsky, altera i fatti e scrive di cose che non conosce.

Questo è certamente quello che Chomsky ha fatto per 35 anni e la sua conclusione rimane controversa: in pratica ogni presidente americano a partire dalla seconda guerra mondiale è stato colpevole di crimini di guerra; che nel contesto globale della storia cambogiana, i Khmer rossi non erano così cattivi come tutti dicono; che durante la guerra in Bosnia il “massacro” di Srebrenica è stato probabilmente gonfiato. (Chomsky usa le virgolette per indebolire le cose che non approva, in stampa almeno, ci si può imbattere meno come accademico che come teenager sprezzante; del tipo, Srebenica non fu un massacro).

Scrivendo agli editori di Media Lens, Noam Chomsky dice:

Inizia proprio il modo giusto per The Guardian. La risposta che attribuisce a me è corretta, ma era riferita ad una domanda completamente diversa: chiedeva se mi fossi pentito di aver sostenuto il diritto di Diana Johnstone di pubblicare quando il suo libro era stato ritirato dall’editore dopo attacchi viziosi e disonesti da parte della stampa, che io ho recensito in una lettera aperta, come lei stessa sapeva. Continua nella stessa maniera. Anche quando alcune parole sono mie sono riportata più o meno correttamente, lei fabbrica un contesto per adattarsi all’ideologia di The Guardian, soprattutto riguardo i Balcani, dove sembrano completamente irragionevoli. Come per la libertà di parola, lei non ha evidentemente capito una parola di quello che ho detto, più di quanto i suoi rispettabili colleghi sembrano aver fatto.
Non leggo The Guardian regolarmente, ma la mia impressione è che è piuttosto tipico del modo in cui essi si rapportano alle persone qualche millimetro a sinistra di quello che considerano accettabile. Come qui la controparte liberali di sinistra, sembrano sempre guardarsi alle spalle per assicurarsi di essere abbastanza rispettabili per essere invitati alle cene giuste.

Ma la mia sola gioia in questa operazione di propaganda disgustosa è che, a dispetto di tutto il denaro, energia e risorse usate dai giornalisti dai guardiani dei poteri per screditare l’opposizione e il dissenso serio, Chomsky è molto apprezzato e rispettato in tutto il mondo da milioni di persone, mentre queste gavie patetiche del The guardian o del New York Times o tutti gli altri santuari dell’ipocrisia non sono presi seriamente neanche dalle loro stesse categorie.

Non dovremo mai dimenticare comunque che senza questi figli di Goebbels, gli sterminatori di masse e i criminali di guerra come Blair, Bush (o Clinton per questa questione) non potranno mai riuscire nei loro “progetti” criminali.

Riguardo a Chomsky, quando l’ho incontrato per i mio documentario XXI CENTURY, sono rimasto impressionato dalla sua abilità nel parlare di argomenti complessi, dal suo talento di comunicare senza farti sentire come uno che subisce una predica e dalla sua prospettiva etica. La sua onestà intellettuale e morale è un potente antidoto contro i veleni dei media.

Mi dispiace per Emma Brockes: era così desiderosa di obbedire agli ordini che ha perso una grande occasione. E’ sorprendente come alcune persone possano attraversare forti esperienze senza esserne toccati.

Note: http://www.thecatsdream.com/blog/2005/10/noam-chomsky-and-guardians-commissars.htm

Traduzione di Federica Mei per www.peacelink.it

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