Media Alert: Infangando Noam Chomsky - Il Guardian cade in basso

Il quotidiano britannico The Guardian ha fatto intervistare il linguista e anarchico statunitense Noam Chomsky da Emma Brockes, dopo che un sondaggio on-line della BBC lo aveva indicato tra le 5 persone più adatte a guidare il mondo. L'intervistatrice è riuscita a storpiare il pensiero di Chomsky in modo incredibile.
Media Lens (Sito web britannico che stende settimanalmente)
Fonte: http://www.medialens.org/ - 04 novembre 2005

Media Alert: Infangare Chomsky - Il Guardian cade in basso

Introduzione

Il 31 Ottobre, il Guardian ha pubblicato un'intervista a Noam Chomsky di Emma Brockes, "Il più grande degli intellettuali?" (The Guardian, 31 Ottobre, 2005; http://books.guardian.co.uk/departments/politicsphilosophyandsociety/story/0,6000,1605276,00.html)

L'articolo era apparentemente in riferimento al fatto che Chomsky la settimana precedente sul magazine Prospect era stato votato come primo intellettuale conosciuto al mondo.

Chomsky descrive il trattamento ricevuto dal giornale come "una delle performance più disoneste e meschine che io ricordi di aver mai visto nei media". (Email scritta a Media Lens, il 2 Novembre, 2005)

L'introduzione all'articolo era:

"Q: Le rincresce di aver appoggiato coloro che dicono che il massacro di Srebrenica fu sovrastimato?

"A: Il mio solo rimpianto è di non averli appoggiati abbastanza fortemente."

Incredibilmente, e molto stupidamente, questa affermazione attribuita a Chomsky era di fatto la risposta ad un'altra domanda posta durante l' intervista. In una lettera all'editore pubblicata sul Guardian il 2 Novembre, Chomsky ha spiegato:

"Ho espresso il mio disappunto: esattamente riguardo al fatto non aver appoggiato con sufficiente convinzione il diritto di scrivere di Diana Johnstone quando il suo libro è stato boicottato dall'editore dopo degli attacchi disonesti della stampa, riguardo questo ho scritto in una lettera aperta che ogni reporter può aver facilmente trovato. Il resto dell'articolo della Brockes continua sulla stesso motivo. Anche quando le parole che mi hanno attribuito hanno una certa somiglianza con la precisione, non mi prendo nessuna responsabilità per quest'ultime, a causa del contesto fantasioso nel quale appaiono.

Quanto alle sue opinioni personali, interpretazioni e visioni distorte, è libera ovviamente di pubblicarle, e naturalmente sosterrei il suo diritto a farlo, per ragioni che ha fatto capire abbastanza chiaramente lei non comprende nemmeno.

Noam Chomsky" ("Cadere su Srebrenica", The Guardian, 2 Novembre 2005)

Così la Brockes ha descritto la discussione nel suo articolo:

"Si è pentito? [riferito a Chomsky circa la lettera a sostegno del lavoro della Johnstone]

"No, - afferma indignato - è ben chiaro. Il mio solo rimpianto è che non l'ho fatto con sufficiente forza. Potrebbe essere sbagliato; ma è un lavoro molto accurato e rilevante."

L'introduzione della Brockes con domande e risposte che non coincidono con la verità in questa maniera è un vero scandalo - un abisso di cinismo in cui anche il giornalismo conformista affonda raramente.

Nel terzo paragrafo dell'articolo, la Brockes ha scritto che le conclusioni di Chomsky "rimangono controverse", esattamente:

"che praticamente ogni presidente degli USA dalla seconda guerra mondiale in poi è stato colpevole di crimini di guerra; che nel contesto generale della storia della Cambogia, i Khmer Rossi non furono così malvagi come tutti credono; che durante la guerra in Bosnia il "massacro" di Srebrenica fu probabilmente sovrastimato. (Chomsky usa punti esclamativi per sottolineare le cose con cui non è d'accordo, sulla stampa almeno, e può sembrare un ragazzino sprezzante più che un accademico;

( come con Srebrenica che non fu un grande massacro.)"

Abbiamo scritto alla Brockes:

"Qual è la fonte della sua affermazione che Chomsky non è stato d'accordo con l'idea che ci fu un massacro a Srebrenica? Dove, ad esempio, ha usato punti esclamativi in riferimento al massacro?" (Email, 2 Novembre 2005)

E' una questione importante perché Chomsky è sicuro che la fonte non esista.
Ci ha scritto della Brockes:

"il suo "piece de resistance", l'affermazione che io abbia messo la parola "massacro" tra virgolette. Pura invenzione. Sia lei che l'editore sanno benissimo che non c'è niente di tutto ciò sia sulla stampa che da qualche altra parte, certamente non nell'intervista: le persone non parlano con i punti esclamativi. E' per questo che le hanno permesso di riferirsi vagamente alla frase che ha inventato, in modo da insinuare che si troverebbe in uno scritto - ma sia lei che l'editore sanno che è una menzogna. Provate a chiederle di citare la fonte". (Email a Media Lens, 2 Novembre 2005)

Non abbiamo avuto risposta dalla Brockes.

Ci è bastato un minuto per cercare su internet numerose frasi che senza dubbio contraddicono le affermazioni della Brockes. Ad esempio, nel suo articolo del Gennaio/Febbraio 2005, "Presidenza Imperiale", Chomsky ha descritto l'assalto a Falluja del Novembre 2004 come qualcosa che ha prodotto "crimini di guerra per cui la leadership politica potrebbe essere condannata a morte secondo la legge Americana". Ha aggiunto:

"Qualcuno potrebbe menzionare almeno alcuni avvenimenti recenti molto simili che vengono subito alla mente, come la distruzione di Grozny da parte dei Russi 10 anni fa, una città circa della stessa grandezza. O Srebrenica, quasi universalmente descritta come un "genocidio" avvenuto nell'Occidente. In quel caso, come sappiamo nei dettagli dal resoconto del governo Tedesco e da altre fonti, la fazione Mussulmana in territorio Serbo, non protetta adeguatamente, fu usata come base per gli attacchi contro i villaggi Serbi, e quando la reazione di cui si è detto ebbe luogo, fu orrenda. I serbi condussero fuori tutti eccetto gli uomini in età per combattere e poi entrarono per ucciderli tutti." (Chomsky, "Presidenza Imperiale", Canadian Dimension, Gennaio/Febbraio 2005)

E' chiaro, allora che Chomsky considera Srebrenica nient'altro che qualcosa di simile a crimini "per i quali la leadership politica potrebbe essere condannata a morte secondo la legge americana".

In modo simile, a pag. 208 del suo libro "Egemonia o sopravvivenza" (Hamish Hamilton, 2003), Chomsky si riferisce ancora al massacro di Srebrenica - niente punti esclamativi furono usati né lì né nell'indice.

Non sono queste le parole di qualcuno che insiste con i modi di un "ragazzino sprezzante" che "Srebrenica non fu un massacro". Non sono le parole di qualcuno che crede che il termine massacro debba essere messo tra virgolette quando si descrive Srebrenica. E nonostante ciò questo è ciò che Brockes ha affermato su un giornale nazionale.

E allora perché la Brockes non ha risposto alle nostre richieste? Non è in grado di rispondere? E se così fosse, il Guardian non è obbligato moralmente a cancellare queste calunnie, o permettere che vengano corrette per intero da Chomsky? Perché l'editore del Guardian Alan Rusbridger, e l'addetto ai reclami del giornale Ian Mayes, si sono rifiutati di rispondere alle ripetute email mandate da noi e da altri?

I critici di Chomsky sono onnipresenti nel pezzo della Brockes, i suoi ammiratori stranamente assenti. I critici affermano che Chomsky "riempie i vuoti nel suo sapere con l'ideologia". Apprendiamo che "di tutti gli intellettuali nella lista di Prospect, è Chomsky che viene accusato più spesso di infangare un dibattito trasformandolo in propaganda intellettuale, con quella che lo scrittore Paul Berman chiama la sua "solita tempesta di fonti oscure".

Il critico letterario Gorge Scialabba ha commentato sulle critiche circa le "fonti oscure" su The Nation:

"Dopo la guerra in Indocina, scrive Berman, Chomsky non aveva modo di spiegare le atrocità in Cambogia. Egli perciò si inventò, basandosi sulla sua "solita tempesta di.. fonti oscure" (un rimprovero secco, questo, che viene dall'autore di un libro documentato così poco e di così poco spessore empirico come Terrore e Liberalismo), per dimostrare che in Indocina, nonostante tutto quello che i giornali pubblicarono. il genocidio non accadde mai, o se successe, fu colpa dell'America".

Scialabba ha spiegato che ciò che Chomsky ed Edward Herman di fatto hanno pianificato di fare con la Politica Economica dei Diritti Umani è stato "mostrare come i crimini dei nemici ufficiali siano trattai in maniera diversa dalla corrente principale dei media Americani e dalla dottrina rispetto a quelli degli alleati ufficiali e dell'America stessa.

Accettando senza discussioni l'esistenza di "atrocità spesso macabre e sostanziali" nel dopoguerra in Cambogia, Chomsky e Herman esaminarono le fonti che dipendevano senza critica dalla corrente maggioritaria, dimostrarono quanto fossero inferiori di numero rispetto a quelle che raccontavano una storia meno conveniente ed evidenziarono che fonti egualmente credibili che raccontavano di atrocità simili all'interno della sfera di influenza americana (ad esempio quelle Indonesiane in Timor Est) erano generalmente ignorate. Non proprio il cianciare a senso unico di cui parla Berman."

Ma Berman è difficilmente solo nel travisare la Politica Economica dei diritti Umani, Scialabba ha rilevato che "Occuparsi onestamente degli argomenti del libro richiede un minimo di giudizio, attenzione ai particolari e dubbio polemico, favori che raramente vengono concessi a Chomsky dai suoi critici." (Scialabba, "Clash of Visualizations", The Nation, 28 Aprile 2003)

E sicuramente non da Brockes sul Guardian.

In realtà ciò che resta così impressionante di Chomsky è che fa riferimento a fonti impeccabili - autorità riconosciute nei loro settori, documenti rilasciati dal governo, riviste affermate e simili - tutte con riferimenti precisi così che i lettori stessi possano controllare la sua accuratezza. Non ci può essere altro modo, come ha notato Chomsky tante volte: i dissidenti che affrontano il potere del sistema devono fare propri standard di evidenza e di argomenti più alti di quelli degli scrittori conformisti perché è garantito che siano presi di mira da attacchi feroci.

Brockes ha chiesto a Chomsky se possedesse o meno un portafoglio di azioni. Ci ha detto che Chomsky è sembrato imbronciato. Dal suo alto picco di saggezza e virtù, la Brockes ha dato consigli a uno di coloro che si oppongono all'oppressione tra i più retti e meno egoisti al mondo: "le persone non amano ricevere ramanzine circa la loro vita da qualcuno che considerano un ipocrita".

Le lettere appaiate con cura

Il primo Novembre, il Guardian ha pubblicato due lettere che volevano sostenere Chomsky. Ecco il commento di Chomsky:

"Devo dire che queste lettere mi hanno dato lo stesso fastidio o uno ancora maggiore dell'inganno iniziale - che poi ha funzionato, come dimostrano le lettere. Entrambi gli scrittori partono dal presupposto che ci sia un "dibattito", come gli editori hanno affermato mentendo, nel quale io metto in discussione il massacro (o come loro sostengono il "massacro") a Srebrenica. Questa è tutta una costruzione, come gli editori sanno bene. Hanno costruito tutto probabilmente per creare l'impressione di un dibattito nel quale io prendo le parti che loro mi hanno assegnato e ci sono riusciti. Ora ci sono nel mezzo anche se è tutta una loro finta invenzione" (Email mandata a Media Lens, 3 Novembre 2005)

Come abbiamo detto prima a Chomsky è stata pubblicata una lettera in risposta all'articolo della Brockes del 2 Novembre. Lo stesso giorno al Guardian è capitato di poter pubblicare una lettera scritta da un sopravvissuto della Bosnia che sosteneva le critiche della Brockes verso Chomsky e faceva i complimenti ai giornalisti del quotidiano stesso.

(http://www.guardian.co.uk/letters/story/0,3604,1606321,00.html)

Abbiamo chiesto all'editore e al responsabile dei commenti se qualcuno che collabora con il Guardian avesse in qualche modo sollecitato questa lettera: non abbiamo ricevuto risposta.

Il giornale ha anche fornito un link ad una guida interattiva intitolata "Massacro a Srebrenica".

http://www.guardian.co.uk/flash/0,5860,474564,00.html

I commenti di Chomsky riguardo questa sordida vicenda:

"Qualcuno mi ha mandato la lettera che il Guardian ha stampato (il 2 Novembre), appaiata con gran cura ad una lettera di un sopravvissuto della Bosnia, il quale, come gli editori sanno sicuramente, è basata interamente sulle bugie dell'intervista modificata che hanno pubblicato.

Lo stesso riguardo al loro titolo: "Cadere su Srebrenica." Non c'è stato alcun dibattito circa Srebrenica, e lo sanno molto bene- Non l'ho mai citata, eccetto che per cercare di spiegare ripetutamente a Brockes che mi ero opposto al boicottaggio del libro di Johnstone da parte degli attacchi disonesti della stampa che erano tutte bugie, come dimostrai nella lettera aperta che ho citato. E non ho avuto niente a che fare con l'entità della strage di Srebrenica, come ancora una volta sanno bene.

Come penso di avervi scritto, il loro ufficio legale ha insistito affinché cancellassi la parola "invenzione", (dalla lettera di Chomsky del 2 Novembre al Guardian) e ho accettato. Ora capisco di aver sbagliato dopo aver visto quanto possono cadere in basso. Avrei dovuto insistere sulla parola "invenzione", e darne il più ovvio esempio: il suo "piace de resistence", l'affermazione che io abbia messo la parola "massacro" tra virgolette. Pura invenzione. Sia lei che l'editore sanno benissimo che non c'è niente di tutto ciò sia sulla stampa che da qualche altra parte, certamente non nell'intervista: le persone non parlano con i punti esclamativi. E' per questo che le hanno permesso di riferirsi vagamente alla frase che ha inventato, in modo da insinuare che si troverebbe in uno scritto - ma sia lei che l'editore sanno che è una menzogna. Provate a chiederle di citare la fonte. Pare che vada bene così sia per gli standard del loro ufficio legale sia per la loro etica giornalistica.

Lo stesso riguardo LM (Living Marxism magazine), che non ha avuto nulla a che fare con Srebrenica come sanno molto bene. Bensì con una fotografia di una persona smunta dietro del filo spinato da qualche altra parte in Bosnia, molto prima di Srebrenica. Ma quello non è affatto l'argomento e lo sanno tutti. L'argomento come ho evidenziato ancora e ancora quando lei ha ripetutamente tirato fuori lo scandalo di LM è se una grande corporation può non far più lavorare un piccolo editore attraverso una causa per diffamazione che come loro sanno richiede grandi risorse finanziarie per difendersi secondo le grottesche regole del processo Inglese. Ciò è abbastanza diverso dai fatti che sono ora in discussione, ma incomprensibile per le persone che non hanno nemmeno una vaga idea del concetto di libertà di stampa.

Noam" (Email a Media Lens, 2 Novembre 2005)

Sebbene il sondaggio di Prospect fosse per lo più uno gioco, ha portato il nome di Chomsky all'attenzione di migliaia di persone che altrimenti non avrebbero mai sentito parlare di lui. Ma chiunque abbia letto l'articolo di Emma Brockes sul Guardian può solo essere giunto a una conclusione riguardo Chomsky. Cioè che egli sia un idiota, un arrabbiato, un fanatico acceso che si dedica a rinnegare crimini indiscussi contro l'umanità.

Questo è uno dei più scioccanti e spaventosi tentativi di infangare qualcuno da parte di un media che abbiamo mai visto e siamo rimasti sbalorditi e scioccati molte volte in passato.

Abbiamo speso bene il nostro tempo quando pensiamo al fatto che la fonte non è qualche organo ostinato, di destra o di proprietà di Murdoch ma il giornale liberale maggiore del paese: il Guardian.

Azione suggerita

Lo scopo di Media Lens è promuovere la razionalità, l'amore e il rispetto verso il prossimo. Quando scriviamo email ai giornalisti noi raccomandiamo fortemente ai lettori di mantenere un tono educato, non aggressivo e privo di abusi.

Chiedete al Guardian di recuperare la fonte delle affermazioni della Brockes che "Srebrenica non fu un massacro" nell'opera di Chomsky. Chiedetegli perché non hanno risposto alle email.

Scrivete a:

Emma Brockes
Email: Emma.Brockes@guardian.co.uk

Guardian editor Alan Rusbridger
Email: Alan.Rusbridger@guardian.co.uk

Guardian readers' editor Ian Mayes
Email: ian.mayes@guardian.co.uk

Guardian comment editor Seumas Milne
Email: Seumas.milne@guardian.co.uk

Vi preghiamo di copiare tutte le e-mail a:
Email: editor@medialens.org

Note: Traduzione di Iunio Michele Mazza per www.peacelink.it

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