Roj tv, l'antenna scomoda
Roj tv è la televisione di un paese che non c'è. Forse è anche per questo che fa paura. Perché ogni giorno racconta le storie di un paese invisibile e quindi ancor più scomodo. Spesso sono storie di repressione, violenze, della guerra sporca che nessuno (o pochi) vuole raccontare. A volte sono storie di resistenza. Di una cultura che continua a crescere e a produrre artisti, musicisti, scrittori, poeti. Tutto questo, e molto più, è Roj Tv, la televisione satellitare del Kurdistan, il paese che non c'è. Oggi, come accade routinariamente, Roj Tv è sotto attacco. Da parte dello stato turco in primis e degli Stati uniti che hanno accolto l'invito dei preziosi (anche se capricciosi) alleati e si sono fatti portavoce ingombranti delle richieste turche presso l'Europa. Le richieste sono di chiusura «immediata della televisione dei terroristi kurdi del Pkk». L'ultimo virulento attacco a Roj Tv da parte dei turchi è venuto dopo un imbarazzante gesto del primo ministro Recep Tayyip Erdogan. In una conferenza stampa in Danimarca, il premier turco ha mollato su due piedi l'allibito premier danese quando ha scorto tra la folla di giornalisti anche due reporter di Roj Tv.«O escono loro o me ne vado io», ha tuonato Erdogan. La risposta sommessa ma ferma dei danesi è stata: «per noi la libertà di stampa è un valore da rispettare e far rispettare. Non censureremo mai nessun giornalista». In altre parole, se ne vada lei primo ministro. Ed Erdogan ha lasciato furibondo la stanza della conferenza. Il giorno dopo i maggiori quotidiani danesi ribadivano che la libertà di stampa non va mai messa in discussione e puntavano l'indice contro gli americani, rei di aver «intimato alla Danimarca di ordinare la chiusura di Roj Tv, per conto dei turchi». Sono seguite smentite su smentite, da parte degli americani. I turchi invece hanno «portato le prove» della «colpevolezza» di Roj Tv. L'inno kurdo Ey Reqib che viene suonato all'inizio e alla fine delle trasmissioni. Il dossier turco inviato ai danesi contiene anche accuse riguardanti la programmazione della tv satellitare kurda. Si contestano i nomi (in kurdo) di alcuni programmi, tipo Nuce che nel dialetto kurmanci vuol dire notizie e Dengubas che nel dialetto sorani significa ugualmente notizie.
Roj Tv è nata come Med Tv dieci anni e mezzo fa. Era il 30 marzo 1995 quando la televisione satellitare kurda cominciò le prime prove tecniche di trasmissione. Quindi il 14 aprile la televisione trasmise la diretta del congresso di fondazione del Parlamento kurdo in esilio. In tutto il paese che non c'è (nelle zone occupate da Siria, Iran, Turchia e Iraq) si moltiplicarono come funghi le parabole per ricevere il prezioso segnale che proveniva dall'Europa ma che da allora avrebbe restituito all'intero Kurdistan (fino a quel momento invisibile) e ai kurdi in esilio notizie e immagini dal paese che non c'è. Le proteste turche nei confronti del Belgio da dove trasmette Med Tv e dove la televisione ha i suoi studi, vengono accolte nel settembre 1996. Le autorità belghe con una imponente operazione di polizia ordinano perquisizioni, fermi e arresti negli studi di Med Tv. Le autorità sequestrano gli archivi della tv che verranno restituiti soltanto molti anni dopo.
Nel febbraio del 1997 il Mgk, consiglio di sicurezza nazionale, chiede nuovamente di chiudere Med Tv. Ma è dopo l'arresto del leader del Pkk, Abdullah Ocalan che le cose per la tv kurda peggiorano. È il 22 marzo 1999, Ocalan è stato catturato in Kenya da appena due mesi, e la ITC (inglese) toglie la licenza a Med Tv che non può più trasmettere. Ma i kurdi non si danno per vinti e riaprono con una nuova licenza concessa dalla Francia e con il nome di Medya Tv. Finisce male anche in questo caso, ma la licenza viene ottenuta per un breve periodo da Ctv che ha sede in Vaticano. Dopo di che viene ottenuta una nuova licenza dalla Danimarca. La televisione kurda trasmette prima come Mesopotamia Tv e poi come Roj Tv. Aprono intanto anche nuovi canali satellitari kurdi, Mesopotamia Music Channel e Kurdsat dei kurdi iracheni per citarne solo due. Roj Tv ha un palinsesto molto vario: dai notiziari in kurdo (nei dialetti sorani e kurmanci, ma anche in zazaki) a quelli in turco, dai programmi live musicali ai dibattiti live su temi di attualità. È un punto di riferimento per i kurdi in esilio come per quelli che vivono nei quattro paesi in cui sono stati divisi dal trattato di Losanna. Roj Tv può contare su uno staff di decine di giornalisti e corrispondenti, soprattutto volontari. La televisione oggi lancia un appello all'Europa contro le pressioni della Turchia che vorrebbe far tacere questa voce importante.
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