La lotta mediatica è questione di sopravvivenza

Democratizzare la comunicazione

Caracas, Plenaria sui media: sottoscritto un manifesto per rompere l’egemonia dei grandi gruppi mediatici e lottare per la democratizzazione della comunicazione attraverso la valorizzazione dei media alternativi.
28 gennaio 2006
Alberto Chicayban e Fabio Della Pietra

I giornalisti presenti al grande dibattito sulla Stampa al VI Forum Sociale Mondiale di Caracas hanno sottoscritto e lanciato un manifesto, invitando i professionisti dell’informazione a rompere l’egemonia dei grandi gruppi mediatici ed a lottare per la democratizzazione della comunicazione attraverso la valorizzazione dei media alternativi.

Il direttore dell’Agenzia Cubana ’Prensa Latina’, Frank Alvarez, ha detto che soltanto cinque grandi gruppi economici controllano più del 60% dell’informazione nel mondo. "Potete trovare i monopoli dell’informazione anche a livello regionale, ad esempio Televisa in Messico o Cisneros in Venezuela -ha dichiarato Alvarez-. Nonostante la apparente competizione fra di loro, è normale che i grandi gruppi mediatici facciano ricorso unitamente ad associazioni e investimenti".

"La fusione di America On Line e Time Warner -ha proseguito Alvarez- sono state un affare fantastico. La prima ha ottenuto un profitto di 163 milioni di dollari e la seconda di 137 milioni. Tutto per poter ancora moltiplicare gli utili sulle coscienze di milioni di esseri umani e farla finita con stili di vita e opinioni diverse, perché vogliono farci consumare la loro maniera di vivere. È urgente e necessario che il giornalismo faccia marcia indietro e torni alla sua ’funzione sociale’. Il giornalismo non deve farsi condizionare dalla finalità di lucro, che intende l’informazione solamente come una merce".

È emersa quindi dalla plenaria, in maniera chiara e netta, una linea politica di democratizzazione dell’informazione come obiettivo fondamentale. La meta è da raggiungere grazie e attraverso l’azione dei media alternativi e degli altri mezzi di informazione solidali con lo scopo dell’azione. Non si parte da zero perché l’America Latina ha iniziato da tempo un movimento simile.

Il primo Foro Social de las Américas, realizzato in Equador nel 2004, aveva visto l’unione di 8 reti continentali di comunicazione come ADITAL, ALER, AMARC, APC, ALAL, OCLACC e WACC, che approvarono proposte di azioni comuni per creare un movimento destinato a coinvolgere istituzioni e soggetti politici interessati alla questione dei diritti nell’ambito dell’informazione.

Fenando Rojas, della rete continentale formata dalle grandi reti latino americane, ha affermato che è arrivato il momento di concretizzare l’accordo attraverso la creazione di diverse modalità, secondo le necessità sorte in ognuna delle regioni coinvolte, senza burocrazia internazionale di nessun tipo.

"Abbiamo chiesto la collaborazione di esperti -ha sottolineato Rojas- e possiamo affermare che il recupero delle tradizioni e lo sguardo introspettivo sulla realtà sudamericana sono le chiavi per la costruzione di mezzi alternativi veramente efficaci per la formazione di una coscienza critica della cittadinanza. Ciò si traduce nella possibilità di dare ai popoli i poteri che oggi non hanno e collaborare per far sì che siano padroni del loro destino".

L’uruguayo Aram Aharonian, direttore di Telesur, una nuova rete multinazionale televisiva del Sud America, ha detto che Telesur è sorta come alternativa alla quantità di informazione, pubblicità e cultura di massa omologata che 3500 canali di tv via cavo (cable channels), controllati dal Nord del mondo, inviano verso il Sud forzando anche le televisioni, radio e stampa commerciali locali a diventare semplici loro ripetitori.

Aharonian ha sottolineato la questione della qualità. "Per ottenere un profilo alternativo influente è necessario impostare una proposta comunicativa allo stesso livello di qualità tecnica dei nostri avversati colonizzatori e superarli molto di più nel contenuto. La gente del Nord ci vede in bianco e nero, mentre siamo un continente pieno di colori, diverso e pluralista. Telesur è una dimostrazione che possiamo gestire mezzi televisivi di massa e lo faremo per la sovranità dei nostri popoli. Questo è solo l’inizio".

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