Beppe Grillo sul blog: attacco all'informazione

1 febbraio 2006
Stefano Scartozzi

Beppe Grillo affonda nuovamente la lama rovente della sua satira nel burro scaduto di una classe di operatori dell’informazione oramai depauperata e priva di qualsiasi dignità e professionalità. Lancia un nuovo post sul suo Blog, oramai più visitato dei siti dei grandi quotidiani italiani, ed esordisce con una prima retorica domanda: “Non ci sono più i correttori di bozze di una volta. Ve ne siete accorti?”.

In una semplice frase di avvio, il satiro danzante centra due obiettivi fondamentali nella nuova gestione dei quotidiani. Il correttore di bozze non esiste più. Distrutta una delle figura più intriganti della tradizione editoriale italiana. Perché sebbene spesso fosse l’unica via di accesso a posizioni di maggiore responsabilità, come quella del redattore o dell’editor, era in realtà il ruolo del giovane aspirante. E quindi in questa figura si sommavano quella dell’amante della lettura prima e della scrittura poi.

Il correttore di bozze anche se non è il padre naturale dell’articolo, era, ci sia concessa la metafora, colui che adottava il testo abbandonato dai genitori ancora in fasce e da crescere e lo restituiva al mondo pronto per raccontare la vita. Ma mentre questa figura si è confermata insostituibile nelle case editrici di libri, nei quotidiani è stato soppiantato dal correttore automatico. Un mostro di ignoranza che non conosce altro che non sia un ristretto vocabolario ed è pronto a segnalare o modificare parole del lessico quotidiano o popolare e neologismi di fantasia.

Eppure, continua Grillo, nonostante la meraviglia della tecnica abbia ucciso centinaia di posizioni di lavoro, nessun direttore di testata si avvede che “I giornali contengono refusi, imprecisioni, errori di ortografia.”. Spesso il lettore si trova davanti degli articoli che potrebbero andare bene per i pensierini di quinta elementare e questo ci porta a considerare la terribile sciatteria o, nei casi peggiori, ignoranza di gran parte dei giornalisti italiani. “Bisogna capirli questi editori, questi giornalisti. E’ gente che lavora tutti i giorni, anche i festivi, per tenerci informati. Non si può pretendere sempre la precisione.” affonda il comico genovese.

Ed anche queste parole sottacciono importanti doppi sensi. Paul Grey scriveva “l’immagine del giornalista come una sorta di Don Chisciotte con le dita macchiate di nicotina, che trangugia whisky mentre inchioda i simboli del potere con una denuncia strappata dalla macchina da scrivere proprio al limite della scadenza permane nell’immaginario collettivo nonostante le numerose prove che non esiste”.

Oggi il giornalista medio, ossia colui che è riuscito tramite raccomandazioni ed estenuanti corteggiamenti a strappare l’ingresso nel dorato mondo dell’ODG, che non è una marca di pappette a marchio UE ma l’ordine professionale italiano nato con il fascismo, passa il suo tempo diviso tra tre o quattro collaborazioni ulteriori rispetto al posto ufficiale, solitamente scrive tutto dalla sedia della cucina davanti al suo laptop nuovo fiammante regalato dalla Apple per l’ultima marchetta ad hoc e non si sogna nemmeno di sprecare più di venti/trenta minuti per la sua notiziola giornaliera che per ovvie conseguenze non ha alcuna capacità di informare. D’altronde che fare il giornalista sia sempre meglio che lavorare è un adagio sempre più in voga tra i furbetti del giornalino.

Ma l’obiettivo di Grillo è in particolare un sondaggio apparso su “La Repubblica” di sabato 28 gennaio. Il tono è apertamente polemico “Fanno una domanda quando ne pensano un’altra: quella opposta. E quando se ne accorgono è troppo tardi: il giornale è già in stampa. La Repubblica di oggi, preoccupata per l’emergenza gas, consulta i cittadini con un sondaggio a pagamento via SMS, 0,3098 euro TIM, 0,30 euro Vodafone e Wind, Iva inclusa.La prima domanda richiede un’attenta riflessione:“E’giusto puntare sui risparmi di energia da parte delle famiglie e delle aziende?” E dopo la prima domanda, che ci spinge giustamente a risparmiare, passiamo alla domanda numero due:“Bisogna optare con decisione per le fonti alternative, compreso il nucleare?” L’errore è solo in quella parola : “compreso”. Ma è chiaro che volevano dire: “escluso”, lo sanno tutti che il nucleare non è un’energia alternativa. O forse no? E quella domanda è l’ennesima presa per il c..o per far dire, a pagamento, agli italiani che vogliono il nucleare? A questo punto aggiungerei una terza domanda al sondaggio, così, per farne capire le motivazioni: “E’ altamente probabile che Il Gruppo Editoriale l’Espresso abbia interessi legati al nucleare, energia che considera alternativa alle energie alternative?”.

In poche righe dimostra che il sondaggio non solo non è stato pensato per ricevere e scandagliare il pensiero del lettore ma è calibrato per ottenere sms a pagamento per i gestori di telefonia che investono centinaia di migliaia di euro in pubblicità sul giornale in questione e per disinformare creando nel cittadino la convinzione che l’energia nucleare sia una fonte alternativa al pari di quella eolica e solare.

Parafrasando una nota frase di Ernest Hemingway c’è da sperare che il lettore abbia sempre, come dote rilevante, un rilevatore di fesserie, indistruttibile ed incorporato.

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