I NODI COSTITUZIONALI DELLA LEGGE GASPARRI
Non chiude la fase transitoria, ne apre un' altra
23 settembre 2003
Sabino Cassese
Fonte: Il Corriere della Sera - 23 Settembre 2003
Il disegno di legge sul nuovo assetto del sistema televisivo, approvato dal Senato
ed ora all' esame della Camera (cosiddetta legge Gasparri), rispetta
le condizioni poste dalla Corte costituzionale con la sentenza del 20 novembre
2002, n. 466? Questa è una delle principali domande alle quali bisogna
rispondere, per valutare l' adeguatezza della proposta in discussione. Per rispondere
a questa domanda, bisogna esaminare che cosa ha prescritto la Corte costituzionale
e che cosa dispone la legge Gasparri. La Corte ha stabilito che «la
situazione di fatto non garantisce l' attuazione del pluralismo informativo».
Ha, però, ammesso la legittimità di un periodo transitorio, purché
con un termine finale «definitivo, certo e non prorogabile». Infine,
considerato che l' attuale regime vive di proroghe dal 1984, ha dato al legislatore
un anno di tempo, stabilendo che «la data del 31 dicembre 2003 offre margini
temporali all' intervento del legislatore per determinare le modalità della
definitiva cessazione del regime transitorio». Passiamo, ora, alla legge
Gasparri. Questa, per non imporre una mutilazione degli attuali duopolisti
(Rai e Mediaset) ha puntato tutto sullo sviluppo della tecnologia digitale, che
consente di ampliare l' offerta di programmi. Ha previsto l' accelerazione della
introduzione di tale tecnologia. Ha concesso un anno, a partire dal 31 dicembre
2003, perché l' Autorità per le garanzie nelle comunicazioni accerti
se sia stato realizzato il pluralismo televisivo. Richiede che l' accertamento
sia presentato al governo e alle commissioni parlamentari. Infine, ha previsto
che, se questa condizione si realizza, il ministero delle Comunicazioni prolunghi
il periodo di validità delle concessioni e delle autorizzazioni per le
trasmissioni analogiche. La legge Gasparri risponde, dunque, al dettato
della Corte costituzionale? Questa aveva indicato nel 31 dicembre 2003 la fine
di una fase transitoria, mentre la legge Gasparri la utilizza come data
di inizio di una fase transitoria. Anche a voler aderire alla soluzione Gasparri,
bisogna tener conto che per la Corte costituzionale doveva esservi un «termine
di chiusura», che la legge non prevede. Se l' Autorità per le comunicazioni
verifica che il pluralismo non si è realizzato nell' anno, che cosa succede?
Si può applicare la norma della legge Maccanico del 1997, per cui l' Autorità
per le comunicazioni obbliga le imprese a dismettere le reti eccedenti? Oppure
concessioni ed autorizzazioni sono incluse nel meccanismo del «generale
assentimento»? Oppure governo e Parlamento debbono tornare a decidere? La
questione della costituzionalità della legge Gasparri è,
in sostanza, nascosta in questa oscurità normativa. Un legislatore amante
della sincerità dovrebbe disporre, portando al 2004 il termine per l' attuazione
del pluralismo, che, se nel dicembre 2004 questo non è attuato, gli attuali
duopolisti debbono cedere una rete. Il disegno di legge Gasparri opera
su un caso interessante di contraddizione tra una tecnologia (futura) che consente
di moltiplicare i canali e le offerte, producendo le condizioni per l' apertura
del mercato e ponendo le premesse per risolvere il problema del pluralismo, e
una situazione (presente) di forte concentrazione. Un innesto chiaro tra presente
e futuro, con date certe sulla fase di passaggio e conseguenze sicure ed automatiche
in caso di inadempimento, potrebbero evitare un ulteriore intervento della Corte
costituzionale.
Articoli correlati
- Se non basta un motivo, eccovene otto!
È ora di stabilire un cessate il fuoco e avviare i negoziati di pace in Ucraina
Il primo motivo, il più importante, è l’elevato numero di morti e sofferenze che il conflitto in Ucraina provoca ogni giorno, e la possibilità di salvare milioni di persone obbligate ad abbandonare le loro case, i loro averi e gli uomini chiamati alle armi, che potrebbero non rivedere mai più.2 marzo 2023 - Medea Benjamin, Nicolas J.S. Davies - L’antimilitarismo operaio e il movimento socialista
Il Pacifismo rivoluzionario
L’antimilitarismo da Rosa Luxemburg alle incertezze che riflettevano le divisioni non solo all’interno della socialdemocrazia, ma anche tra i partiti dell’Internazionale25 aprile 2021 - Laura Tussi PeaceLink e Pressenza - Una mediazione dell’ONU nella crisi coreana
8 settembre 2017 - Associazione PeaceLink e Disarmisti Esigenti- UNIMONDO Editoriale
Hermann Hesse - Contro gli spettri del conflitto bellico nel mondo
21 aprile 2017 - Laura Tussi
Sociale.network