La fiera (inglese) delle bugie

24 settembre 2003
John Pilger
Fonte: Il Manifesto - 20 settembre 2003

L'indagine del 1994 di un giudice britannico, Lord Scott, sullo scandalo della fornitura illegale di armi da parte della Gran bretagna a Saddam Hussein ha prodotto momenti memorabili. C'e' stata la descrizione dettagliata di Mark Higson di "una cultura della menzogna" presso il Foreign Office, dove egli era responsabile dell'ufficio sull'Iraq. E c'e' stato un momento di tensione quando sembrava che Margaret Thatcher potesse abbandonare. "Lady Thatcher", disse Sua Signoria, "cercheremo di disturbarla con meno carte possibile". L'inchiesta Scott ha prodotto un rapporto grande come una montagna e conclusioni opache. Nessun politico e' stato inquisito, poche reputazioni sono state messe a rischio. In questo l'establishment inglese ha grande esperienza. Tim Laxton, un revisore dei conti che ha esaminato i libri contabili di due compagnie britanniche che producono armi, ritiene che se ci fosse stata un'inchiesta aperta ed esaustiva, sarebbero state indagate "centinaia" di persone. "Tra queste vi sarebbero state", ha detto Laxton, "figure politiche di primo piano, funzionari di altissimo livello del Foreign Office, del Ministero della difesa, del Dipartimento del commercio e dell'industria... i massimi livelli del governo".

Anche l'inchiesta Hutton sulle circostanze della morte del dottor David Kelly ha i suoi momenti memorabili. La raccomandazione di Jonathan Powell, il capo dell'ufficio del Primo ministro, di non "sostenere che possediamo prove sul fatto che (Saddam) rappresenti una minaccia", indica direttamente che Blair ha mentito. Comunque, quello e' stato un fatto eccezionale. Cio' che sta emergendo e' un piano per proteggere Blair. Tra le righe ci viene suggerito che egli abbia svolto un ruolo di contenimento; e la testimonianza che Blair ha reso questa settimana e' un capolavoro di contrizione ingannevole. "Me ne assumo la piena responsabilita'", ha detto ripetutamente. Ma di cosa? Egli ha rivelato di aver mentito quando, successivamente alla morte del dottor Kelly, ha detto di non aver giocato alcun ruolo nel suo "outing".

Ma le grandi bugie non vengono nemmeno prese in considerazione. Non vi e' alcun documento d'accusa che ipotizzi un abuso di potere con rilevanza penale: non ve n'e' traccia nella memoria di Hutton, eppure la popolazione britannica e la memoria delle migliaia di vite innocenti sacrificate in Iraq non meritano nulla di meno.

Uno studio attendibile dimostra che nell'attacco all'Iraq sono stati uccisi fino a 10.000 civili insieme a circa 30.000 soldati iracheni, molti dei quali erano teenager in servizio di leva. Un massacro. Queste persone sono state uccise da armi progettate per carbonizzare esseri umani o ridurli a brandelli. L'esercito britannico ha ricoperto le aree urbane di "cluster bombs". Gli americani hanno fatto altrettanto e in misura maggiore, aggiungendo munizioni all'uranio il cui veleno radioattivo viene ingerito con la polvere del deserto.

Secondo la mia esperienza, le morti invisibili sono molto piu' numerose. Oggi bambini malnutriti stanno morendo di sete e di gastroenterite perche' la macchina militare piu' grande del mondo, comprendente quella inglese, non riesce a ripristinare l'erogazione di energia e acqua potabile come sarebbe suo elementare dovere. Questa carneficina commessa in una aggressione illegale e non provocata contro un paese sovrano e' un crimine, comunque si voglia interpretare il diritto internazionale: che si tratti della Carta delle Nazioni unite o delle convenzioni di Ginevra. Il "supremo crimine internazionale", stabilirono i giudici di Norimberga, e' l'aggressione non provocata giacche' essa assomma in se' i mali di tutti i crimini di guerra.

Blair ha commesso questo crimine. Egli e' corresponsabile di aver causato morti violente e sofferenze su vasta scala che la ragnatela di menzogne intessuta dai suoi cortigiani non ha potuto giustificare. Ai suoi co-cospiratori a Washington non importa niente di questo; l'unica cosa che conta e' il loro potere in ascesa.

Nei loro campi di concentramento, a Guantanamo Bay, a Bagram in Afghanistan e all'aeroporto di Baghdad, non ci sono diritti umani, non vige alcuno stato di diritto, non vi e' giustizia. In questo mondo kafkiano, la gente "scompare" mentre altri che non sono accusati di niente implorano di avere salva la vita. Nel frattempo, sulle strade di una Baghdad conquistata, una unita' d'e'lite statunitense si comporta come uno squadrone della morte, sparando alle persone mentre queste passano in macchina.

L'altro giorno, a Washington, ho chiesto delle morti civili in Iraq al Sottosegretario per la sicurezza internazionale presso il Dipartimento di stato John Bolton, il piu' strenuo dei "neoconservatori" che circondano il presidente Bush. Ho fatto riferimento allo studio che stimava fino a 10.000 vittime. "Be' - ha replicato lui - penso che tale cifra sia piuttosto bassa se lei considera le dimensioni dell'operazione militare che e' stata intrapresa". Piuttosto bassa, 10.000 vittime.

Norman Mailer recentemente ha rotto il grande silenzio sulla vera direzione intrapresa dall'America di Bush chiedendosi se il suo paese sia entrato in una "atmosfera pre-fascista". A Washington l'ho fatto presente a Ray McGovern, ex alto funzionario della Cia, esperto riconosciuto di Unione sovietica e fautore della guerra fredda. McGovern - che si considera un amico personale di George Bush, il padre del presidente - ha detto: "Spero che (Mailer) abbia ragione, perche' c'e' chi sostiene che ci troviamo gia' in una situazione fascista... se lei considera come viene condotta questa guerra (al terrore)".

Blair ha voluto partecipare a tutto questo. Egli e' la foglia di fico per quella guerra che il vice presidente Cheney ha ipotizzato potrebbe durare "cinquant'anni o piu'". Compreso un attacco alla Corea del Nord, che possiede armi nucleari. I coreani, Blair ha detto in Parlamento, potrebbero essere "i prossimi". Vederlo accettare al Congresso 18 "standing ovations" preordinate, rosso in viso per l'entusiasmo e pieno di gratitudine, era come vedere un burattino stalinista convocato a Mosca.

La Gran bretagna non e' ancora l'America di Bush. La paura e i giuramenti di lealta' qui non sono valuta corrente. A febbraio, due milioni di persone hanno riempito le strade di Londra: la piu' grande dimostrazione di dissenso in questo paese, gli inglesi al loro meglio. Una critica intelligente da parte del pubblico, lungamente negata da molti media, realizza cio' che Blair e la sua corte hanno fatto, e dove porta quella scia di sangue. In un Iraq devastato e umiliato, egli ha fatto ad al-Qaida e ad altri gruppi della jihad un regalo e in tal modo ci ha esposto tutti al pericolo.

Perche', allora, dovremmo accontentarci di una inchiesta Hutton? La tragedia di David Kelly merita un'indagine pubblica; cosi' come la merita la tragedia epica e inutile delle migliaia di iracheni le cui vite Blair ha contribuito a eliminare o a sfigurare.

Questa non e' retorica. L'americano Robert Jackson, che rappresentava la pubblica accusa al processo di Norimberga, disse nel 1946: "se certe violazioni dei trattati costituiscono dei crimini, allora lo sono, vengano esse compiute dagli Stati uniti o dalla Germania, e non siamo disposti a contestare ad altri una norma penale che non accetteremmo fosse invocata contro di noi...".

È tempo che la questione della "nostra" criminalita' entri nell'arena pubblica - prima che una rispettabilita' confezionata dai media si impossessi dell'occupazione dell'Iraq. Nel suo ossequioso discorso al Congresso, Blair ha detto: "non c'e' mai stato un periodo in cui il potere dell'America non sia stato cosi' necessario o cosi' frainteso o in cui, salvo che nel senso piu' generale, lo studio della storia possa dirci cosi' poco sull'epoca attuale".

Demagoghi piu' grandi di Blair hanno anch'essi cercato di sminuire la storia; Richard Nixon fu uno di loro. A Washington, durante lo scandalo Watergate, l'indicibile su Nixon era il fatto che egli fosse un criminale. Poi, quando ogni bugia fu rivelata, quando ciascun cortigiano dovette venire allo scoperto e cadde ogni capro espiatorio, l'indicibile fu infine detto ed egli dovette andarsene. Cio' richiese quasi due anni. Possiamo, noi e un mondo che ama la pace, permetterci di aspettare cosi' a lungo?

Note: copyright John Pilger/il Manifesto
Traduzione Marina Impallomeni

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