I danni del duopolio
«Il mercato pubblicitario? L'Italia è l'unico paese dove due aziende controllano il 60% delle risorse. Berlusconi? Ha lasciato più segni nel mondo degli affari che non in politica. Il calcio? Lì quando sono arrivato i poteri forti c'erano». Urbano Cairo, pubblicitario, editore e proprietario del Torino F.C. da circa 9 mesi, non ci pensa due volte a dire sì all'intervista che gli proponiamo per le pagine del Capitale. Lui non è certo un antiberlusconiano. Anzi, è stato allevato e cresciuto nella tana più prolifera del «lupo» di Arcore: Publitalia, la creatura di Marcello Dell'Utri, la fucina dove Silvio Berluscioni e lo stesso Dell'Utri selezionarono nel 1993-94 gli uomini da mandare in parlamento. Eppure adesso che Urbano Cairo è un editore di carta stampata non ha difficoltà a prendere le distanze da quel duopolio così devastante per chi controlla i giornali.
Sul duopolio ci torniamo. Ora mi dica: lei negli anni '80 e '90 ha fatto le sue fortune con la pubblicità. Come ricorda la dislocazione dei poteri economici in quegli anni?
Allora il potere economico era molto polarizzato. C'era un potente gruppo industriale come la Fiat, un grande banchiere come Enrico Cuccia, alcune grandi realtà di capitalismo di Stato e il potere politico della prima repubblica. Con «mani pulite» gran parte della prima Repubblica è stata spazzata via. Quell'inchiesta giudiziaria ha tolto dalla scena molta della classe politica di allora, dei manager di Stato e ridimensionato altri soggetti economici. I poteri della Prima Repubblica erano impenetrabili, c'era un grande blocco politico economico e sociale che dominava, l'inchiesta mani pulite ha fatto nascere nuovi attori e ha liberato energie nella magistratura fino asd allora compresse.
Tra questi nuovi attori c'è anche Silvio Berlusconi. Lei nasce proprio lì, nel cuore del berlusconismo, in Publitalia. Sì, la mia attività nasce negli anni in cui la tv commerciale rompe il monopolio Rai e imprime una svolta radicale al mercato della pubblicità. Sotto questo aspetto Silvio Berlusconi imprenditore ha avuto un ruolo dirompente, perché ha creato un vero mercato della pubblicità. Un mercato che è diventato sempre più vitale per la stampa. Subito dopo però la situazione si è polarizzata creando in italia una situazione inedita: non soltanto l'esistenza di sette reti ma l'anomalia per cui 6 di queste reti vengono controllate da due soli soggetti: Rai e Mediaset. Questa è una situazione unica nel mondo. E' vero che anche i giornali hanno la responsabilità di non essersi adeguati alle nuove domande dei lettori per aumentare il numero di copie quindi la pubblicità, ma il fatto che due aziende controllino il 60% del mercato non esiste da nessuna parte. Al massimo un gruppo controlla una rete.
E' per questo motivo che i giornali sono dovuti ricorrere a gadget anche illustri come i libri e i dvd?
Certo, ma quando si eccede con i gadget come avviene da un po' di tempo si logora la fidelizzazione con i lettori. Credo che al più presto gli editori dovranno rimettere al centro dell'editoria le testate giornalistiche. Questa tendenza ha distratto l'attenzione dal core business.
Torniamo ai poteri
Direi che i poteri economici e politici dagli anni '90 in poi sono molto mutati. C'è stato un evidente ricambio generazionale che ha portato alla ribalta nuovi soggetti. Se infatti si va a guardare il listino di Borsa si scoprono nuove e importanti presenze ma direi che i mutamenti sono stati ancora più in profondità
In che senso?
Direi che il potere delle banche, intanto, è molto cresciuto. Non soltanto in termini economici ma di influenza sull'economia. Le vicende bancarie degli ultimi anni lo dimostrano chiaramente. In questi anni, poi, è cresciuto anche il potere della stampa e in questo concordo con Francesco Micheli. Per dirla con un immagine, una volta i posti a tavola venivano assegnati con una procedura molto rigida. Oggi non è più così. Come le dicevo, sono convinto che tutto ciò abbia comunque liberato energie così come la rivoluzione tecnologica che ha dato vita a Internet o la capillare diffusione dei cellulari che hanno esteso la comunicazione a livelli impensabili fino a qualche anno fa.
Provo a riproporle la domanda: anche il berlusconismo nasce da questi sommovimenti. Lei ne è un prodotto. Che giudizio dà di questo fenomeno politico e mediatico che ha dominato la scena in questi anni.
Se penso alle promesse di modernizzazione della società o a un modello diverso non credo che quelle promesse si siano realizzate. Quella di Berlusconi la definirei un'opera incompiuta. Se devo essere sincero sono convinto che Berlusconi abbia influenzato la nostra epoca più come imprenditore che come politico. La rottura del monopolio Rai, la nascita della tv commerciale e la crescita del mercato pubblicitario sono tutte cose che bisogna ascrivere a lui. Per il resto...
Mi permetta un'ultima domanda sul calcio. Lei circa 9 mesi fa ha acquistato il Torino. Un ingresso nel mondo del calcio alla vigilia di quello che si preannuncia come il più grande scandalo del pallone. Come la vede? Quando è entrato nell'ambiente non sentiva cattivi odori?
Sono da troppo poco tempo nel calcio per poterle rispondere su questo punto. Certo, le inchieste sul calcio potrebbero essere un modo per ripulire l'ambiente e liberare energie, fare rinascere lo sport più amato dagli italiani. Quello che posso aggiungere, sommessamente, è che i poteri forti nel calcio, quando sono arrivato c'erano eccome. Su questo non ho dubbi.
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