L'hacker che violò la Nasa, ora rischia Guantanamo

Storia di Gary MacKinnon, cittadino britannico di cui gli Usa chiedono l'estradizione. La sua colpa aver violato i sistemi di sicurezza. E' accusato di attentato alla sicurezza
28 giugno 2006
Stefano Bocconetti
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

Cercare gli Ufo, inventarseli o vederli fa lo stesso. E poi magari trovarsi in carcere. Quello duro, quello che ti toglie anche la voglia di sognare. Guantanamo, per capire. E’ una storia che si svolge fra le due sponde dell’Oceano, l’America e l’Inghilterra. Due paesi in guerra. E’ una storia che sta per concludersi. Nel peggiore dei modi: fra pochi giorni, forse fra poche ore, il governo di Londra dovrà pronunciarsi sull’estradizione di Gary McKinnon. Un hacker inglese - trentanove anni - accusato di aver violato per più di sessanta volte i computer della Difesa statunitense, del Pentagono e dell’Air Force. E della Nasa. Sempre e solo alla ricerca di notizie sugli extraterrestri che lui era - ed è - sicuro siano custodite negli archivi telematici americani. Le sue “intrusioni” cominciarono prima, poco prima delle Torri Gemelle. E sono proseguite anche dopo. Negli States è stato già condannato. Duramente. Un tribunale della Virginia gli ha già affibbiato un po’ di anni di carcere. Ma il problema non è questo: perché negli States le leggi, dalle Twin Towers in poi, sono cambiate. E dopo la sentenza della Virginia, altri tredici Stati gli hanno contestato reati informatici. Tutti riconducibili ad un’unica accusa: attentato alla sicurezza dello Stato. Tradotto significa che Gary McKinnon dovrebbe essere processato da un tribunale militare americano. E rischia fino a settanta anni di carcere. Rischia di scontarli nelle prigioni senza diritti, quelle dove vanno i “nemici” dell’America: come a Guantanamo. E purtroppo tutto fa capire che il ministero dell’Interno britannico concederà l’ok all’estradizione. A questo punto Gary potrebbe essere salvato solo da una sentenza “politica”. Dal rifiuto di Londra a trasferirlo al di là dell’Oceano. Ma sono pochi ad illudersi. Anche perché sono stati pochi a sostenerlo.

La legge inglese, dopo il giudizio della Corte, concede un po’ di tempo al governo prima di dire la parola definitiva sulla vicenda. E in un sito allestito in tutta fretta (http://freegary.org.uk/), i suoi amici hanno chiesto aiuto a tutta la comunità telematica. Hanno chiesto che le persone si mobilitassero inviando telegrammi, eccezioni, richieste al Ministero degli Interni londinese. Ne sono arrivate settecentocinquantadue. Poche, quasi nessuna dall’Italia.
E così Gary McKinnok ora ha paura. Certo, cinque anni fa non ne aveva. E forse non ne aveva mai avuta. Figlio di quella piccola borghesia che stava bene tanti anni fa ma che s’è ritrovata impoverita alla fine del tatcherismo, Gary non ha potuto concludere gli studi, non ha potuto alimentare la sua passione per l’informatica, come avrebbe voluto. Il suo primo computer, però, l’ha rimediato a 14 anni. Un Commodore usato. Su quella tastiera, su quei dischetti senza un briciolo di memoria, ci passa tutto il tempo libero. Quello che gli lascia il suo lavoro di parrucchiere. Qualche soldo riesce a metterlo sù, sia facendo i bigodini alle signore londinesi, sia con le sue consulenze per far funzionare i primi giochi elettronici. Soldi che destina ad un corso di informatica serale. Ottiene il diploma e comincia a lavorare. Quel che ha imparato sui libri, gli serve a poco, però, sta cominciando l’era dei pc casalinghi. E lui dedica ore e ore a capire i meccanismi di funzionamento di quelle “macchine”. Quando può, va nei negozi a provare e riprovare i computer, inventandosi sempre la stessa storia: sostiene di dover fare una scelta oculata prima dell’acquisto. Riesce a farsi una buona fama e trova qualche lavoro di consulenza.

Ma trova anche un’altra passione. Che poi lo metterà nei guai. Gli Ufo. Ma anche qui: l’approccio col mondo degli extraterrestri non avviene dopo chissà quali letture e quali incontri. Più semplicemente: comincia dopo aver visto un film, il primo della saga di Guerre Stellari. Così capisce che nell’universo ci sono altri mondi, altre civiltà. E come vuole la facile divulgazione dei documentari delle tv inglesi, intuisce che esistono anche le “prove” della presenza degli alieni. Le custodiscono gli americani, l’esercito americano ma non hanno intenzione di divulgarle. Perché non lo fanno? E qui Gary McKinnok - che già da un pezzo ha smesso di essere un ragazzo - ci mette del suo. Elabora insomma una sua personalissima teoria. Una sorta di ufologia di sinistra. Sì, perché a suo dire il contatto con gli alieni consentirebbe al mondo di usufruire di una nuova energia, di una nuova fonte di energia. Praticamente illimitata. Ma gli americani la tengono segreta perché perdendo il controllo sul petrolio, perderebbe il dominio sul mondo.

Ora è lui ad avere bisogno di “prove”. Ed ecco che entra in funzione “Solo”. E’ il nickname che Gary si sceglie per provare a cercare qualcosa in rete. Siamo nei primi anni del nuovo millennio, Internet è un fenomeno di massa, esistono già connessioni velocissime. Ma lui non ha mezzi enormi. E così, da casa, naviga con un modem da 56 k. Lento, lentissimo anche allora per chiunque avesse voluto solo scaricarsi un brano musicale e o un film. Lui, invece, con quel suo modem prova ad entrare nei siti della Difesa americana.

Per farlo, utilizza il “Perl”. In due parole: è un linguaggio di programmazione, creato alla fine degli anno ’80. Permette di analizzare un file di testo per tirarne fuori tutte le informazioni possibili. Si usa per creare report, statistiche, prospetti. Il Perl - acronimo di “Practical Extraction and Report Language”, nome che può aiutare a capire meglio a cosa serva - permette di ottenere dati e informazioni, apparentemente nascoste. E’ gratuito e naturalmente è stato sviluppato in ambiente Linux, open source.

Così utilizzando questo linguaggio, “Solo” riesce a scoprire che i sistemi della Difesa Usa e della Nasa - all’epoca tutti, ma proprio tutti, sviluppati a partire da Windows - sono quasi privi di protezione. Ci entra. E cerca. Cerca quel che gli interessa. Un giorno, riesce addirittura ad entrare in un computer chiamato “Nottingham”. Lo fa, in appena otto minuti. E scopre che quel computer comanda, in una struttura gerarchica che non prevede alcuna deroga, qualcosa come sessantacinquemila altri pc. E arriva fin lì, senza aver mai dovuto digitare alcuna password. Una volta, una volta solo, qualcuno - un soldato - si accorge che nella rete c’è qualcuno. Si mette in contatto con “Solo” e gli chiede chi sia e cosa faccia dentro la rete militare. Gary McKinnok tranquillamente gli risponde che anche lui è un addetto alla Military Computer Security e che sta controllando alcuni file. La risposta è stata più che sufficiente al guardiano e Solo ha continuato le sue ricerche.

Che l’hanno portato fin dove? Qui, esiste solo il suo racconto. Quello fatto alla Bbc, qualche mese fa. Quando era ancora in attesa di sapere se sarebbe stata accolta o meno la richiesta di estradizione. Lui dice di aver trovato un progetto chiamato “Disclosure Project”, dove sono raccolte 400 testimonianze, le più attendibili di persone ed esperti che raccontano dei loro incontri con gli Ufo. Ma questo è nulla. “Solo” sostiene di aver trovato nel suo girovagare nei siti segretissimi, le prove dell’esistenza dell’anti-gravità. Proprio quello che cercava: un’energia enorme, che sarebbe disponibile per tutti. Prove però irriproducibili. Perché in una cartella, denominata “non filtrata” è riuscito a visualizzare un’immagine. Di qualcosa che era sopra l’emisfero terrestre ma non era terrestre. «Stupefacente, giuro stupefacente e bellissima». Assomigliava a un satellite. Aveva la forma di sigaro e aveva cupole sopra, sotto, e a tutte le estremità. Era “qualcosa” sospeso nello spazio, senza giunture. Peccato però che quell’immagine lui non l’abbia potuta catturare. Glie l’ha impedito la sua lenta connessione.

Fin qui, gli ufo, per chi ci crede. Ma di lì a poco, “Solo” non dovrà fare i conti solo con lo scetticismo della comunità scientifica. Sono i mesi successivi all’attacco di Al Qaeda e l’America ha varato un pacchetto di leggi liberticide. Varate col consenso di tutti. E in questo clima, qualcuno si accorge delle incursioni di Gary McKinnon. Se ne accorge perché un po’ imprudentemente “Solo” decide di navigare nella notte inglese, mentre di là dell’Oceano è pomeriggio. Quando i tecnici sono tutti al lavoro. Gli “esperti” militari seguono le sue tracce e lo identificano. La richiesta di estradizione non parte subito, però. Ci vanno cauti. La vicenda, tutta la vicenda racconta al mondo soprattutto di quanto inefficaci e approssimativi fossero i sistemi di difesa della prima potenza militare del mondo. Alla fine, però, prevale la rabbia. Gary McKinnon viene incriminato per aver cancellato files di una base aeronavale e aver disabilitato una rete di 2 mila computer militari. Nessuno si prende mai la briga di dettagliare queste accuse (quale base? quali file?) ma Gary ai giudici inglesi ha più volte spiegato che lui non è «un super-esperto ma sicuramente non è alle prime armi: ed è perfettamente in grado di sapere come si disattiva un terminale». Cosa che giura di non aver mai fatto.

Non basta, però. L’America lo incrimina sostenendo di aver subito un danno per 700 mila dollari. Poco importa che quella cifra sia servita solo a costruire vere barriere di protezione ad un sistema fino ad allora “colabrodo”. Non importa, gli Stati Uniti quei soldi li rivogliono. E vogliono anche punire l’hacker. Comincia a farlo la Virginia. Ma anche qui, con una gaffe che passerà alla storia della telematica. La sentenza di condanna viene pubblicata on line. Come sempre. Quando si raccontano i misfatti di Gary e si descrive attraverso quale indirizzo e quale porta sia riuscito ad entrare nel sistema, il tribunale - naturalmente - inserisce un “omissis”. La pagina Web, insomma ha tre, quattro righe bianche, laddove appunto si citano numeri e cifre riservati. Il sito Internet del tribunale però è uno di quei siti come solo gli americani sanno fare. Pieno di colori inutili e di difficile lettura. Anche della sentenza che riguarda “Solo”. Così un utente, un utente italiano - appassionato come tanti alla difesa della libertà in rete - decide di copiarsi il file, di memorizzarlo per poi riaprirlo. Per leggerlo con un normale editor di testo. Con Word, insomma. Operazione semplicissima e lecita. Quel semplice copia e incolla però ha trasformato le righe bianche. Rendendole nere, leggibilissime. Così tutto il mondo ha saputo l’indirizzo Ip e le porte seriali attraverso cui si sarebbe potuto accedere al sistema militare americano.

A questo punto, che accade? Gli States rinunciano per pudore? Neanche per sogno. Parte il procedimento in altri tredici Stati. E stavolta l’accusa è di aver messo in pericolo la sicurezza americana. Washington chiede l’arresto di Gary McKninnon. Londra lo esegue l’anno scorso. Poi, pochi mesi fa, ottiene la libertà su cauzione: 5000 sterline. I giudici inglesi gli inibiscono di usare Internet.

Dopo l’arresto è però partita la richiesta di estradizione. Londra, sollecitata da organizzazioni umanitarie, prima ha chiesto garanzie. Gary McKinnon in Inghilterra rischia due anni di carcere al massimo. L’ambasciatore Usa sembra ben disposto: e dice che “Solo” non sarà trattato come terrorista. Lo scrive in una lettera. Che però non ha valore giuridico. Anche perché un giudice americano, uno di quelli che si occupa del caso, ha da poco ribadito: «Il signor McKinnon ha agito in modo intenzionale e calcolato per intimidire il governo degli Stati Uniti». La sua causa, quindi, sarà di competenza del tribunale militare. E dal sogno delle astronavi, “Solo” rischia di ritrovarsi nell’inferno di Guantanamo. O di qualcosa di simile. Dipende da cosa decide Blair.

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