solidarietà

Guerra e media, battaglia di libertà

30 giugno 2006
Giuliana Sgrena
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

«Liberate Giuliana, liberate l'Iraq»: con questo slogan 500.000 persone scesero in piazza a Roma il 19 febbraio 2005. Grazie alle grandi mobilitazioni, in Italia e altrove, e alla trattativa di Nicola Calipari, io sono libera. Il nostro impegno si deve ora concentrare sulla liberazione dell'Iraq. Un primo passo sarà il ritiro delle truppe italiane. Chi è sceso in piazza per liberarmi penso non fosse mosso solo da motivi umanitari e pacifisti ma anche dalla volontà di difendere un'informazione libera. Un dibattito che attraversa l'Europa e anche gli Stati uniti, dove l'informazione sulla guerra è, con rare eccezioni, blindata. Durante il mio recente viaggio a New York - peraltro la città più liberale degli Usa - ho potuto constatare i cambiamenti all'interno delle redazioni di importanti network durante la guerra in Iraq, i timori dei giornalisti a parlare di questioni imbarazzanti per il governo, la differenza tra edizioni locali e internazionali degli stessi network. E però non mancano eccezioni importanti come quella di Democracy nowcondotta da Amy Goodman (vedi accanto) che ha dato grande spazio alla mia esperienza. Ma i pochi giornalisti occidentali rimasti in Iraq sono embedded, a girare sono quasi solo gli iracheni, con gravi rischi, anche se spesso non vengono calcolati nelle liste delle vittime che, secondo dati recenti da loro diffusi, sarebbero 144. In occidente eravamo rimasti a una novantina.
Nei dibattiti di questi mesi ho potuto verificare la sete di notizie di un pubblico non più disposto ad accettare un' informazione omologata. Ho potuto anche vedere l'apprezzamento per il lavoro mio e dei compagni del manifesto. Chi è sceso in piazza per liberarmi sosteneva anche la libertà di informazione che il manifestoha sempre rappresentato e rischia di non poter più rappresentare. La brutta esperienza non ha cambiato la mia convinzione sul modo di far informazione: sul terreno, con la gente, per dar voce a chi rischia di essere soffocato dal fragore delle armi. La stessa convinzione che abbiamo sempre condiviso al manifesto. E che viene apprezzata non solo in Italia ma anche all'estero, persino negli Usa.
Perché questo lavoro possa continuare occorre però un nuovo impegno di tutti noi e soprattutto dei sostenitori di quell'anomalia rappresentata da il manifesto. Che in gran parte coincidono con quelli che si sono impegnati per la mia liberazione in Italia e all'estero: in Europa, nel mondo arabo, in oriente come in occidente. In fondo il compito è ora meno difficile di quello del febbraio 2005 - bastano un po' di soldi e l'impegno della redazione di essere all'altezza della fiducia accordatagli - ma la sfida è altrettanto ardua.

Articoli correlati

  • Nuova condanna al carcere militare per tre obiettori di coscienza israeliani
    Pace
    Oryan, Itamar e Yuval

    Nuova condanna al carcere militare per tre obiettori di coscienza israeliani

    Nonostante il clima di guerra nel paese, Mesarvot, la Rete israeliana di obiettori di coscienza israeliani, continua a sostenere chi rifiuta di servire nell'IDF, l'esercito israeliano. Itamar Greenberg si è detto convinto di appartenere a una generazione che porrà fine all’occupazione dei territori
    9 settembre 2024 - Mesarvot
  • Disarmare la Rheinmetall: affondare l'industria bellica!
    Disarmo
    L'alleanza antimilitarista Disarm Rheinmetall

    Disarmare la Rheinmetall: affondare l'industria bellica!

    Appello per un campo d’azione antimilitarista dal 3 all’8 settembre 2024 a Kiel nella Germania settentrionale
    5 agosto 2024 - Rossana De Simone
  • Contro la logica della vendetta: perché la guerra non è la risposta
    Editoriale
    Israele ha annunciato un nuovo attacco contro l'Iran

    Contro la logica della vendetta: perché la guerra non è la risposta

    Come pacifisti chiediamo che l'intera comunità internazionale, in sede ONU, prenda le distanze dal ciclo infinito di ritorsioni, superando le divisioni e mettendo da parte i calcoli geopolitici in nome di un solo obiettivo: allontanare il più possibile lo spettro di una terza guerra mondiale
    16 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
  • "War is Over!", il corto di animazione ispirato alla celebre canzone
    Cultura
    Sean Ono Lennon sul palco degli Oscar 2024

    "War is Over!", il corto di animazione ispirato alla celebre canzone

    La guerra, gli scacchi, due sconosciuti che si affrontano in una partita a distanza
    La storia si preannuncia toccante e potrà servire a stimolare dibattiti e passi in avanti nella risoluzione dei vari conflitti, piccoli e grandi, "if you want it"
    18 marzo 2024 - Maria Pastore
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)