Tutti i limiti dell'ipertesto
Le notizie dei quotidiani online possono essere disassemblate e rimontate in altri contesti, ma questa tendenza è buona e utile? Sull'ultimo numero di Chips and SalsaRaffaele Mastrolonardo («Notizie dall'altro mondo»; link: http://mobidig.blog.dada.net/permalink/266524.html ) sembra far propria questa idea, riprendendola a sua volta dallo studioso americano Jay Rosen. Questa tendenza si basa sull'idea di ipertesto, dove ogni singolo blocco di informazione viene concepito per una vita autonoma. Il che significa che deve essere autosufficiente: lo si consuma in quanto tale. Insomma, anche se inserito in una ragnatela di link da e verso altre pagine e altri siti, il blocco di testo (o di immagini o di suoni) è a suo modo un atomo, che eventualmente diventerà una molecola, magari grandissima come una proteina, solo quando inserito in una struttura. Ma, proprio come gli atomi, può andare a comporre anche un'altra molecola e un'altra ancora.
Mastrolonardo fa l'esempio di un blocco di testo d'autore, come nel caso di un articolo di Rossana Rossanda che nasce sul manifesto, ma può essere riproposto in altri luoghi, in virtù del suo valore intrinseco. Per esempio il testo «In morte di Pasolini» del 4 novembre 1975, senza dubbio merita di vivere tuttora in rete anche sul sito www.pasolini.net. Quell'articolo vale di per sé, ma in che giornale, in che pagina, in che posizione e con quale rilievo era stato pubblicato? Queste sono informazioni rilevanti, perché il testo puro è un'astrazione e invece, nella pratica della scrittura e della lettura, ogni testoprende senso e dimensione, dal suo con-testo. Di più, dicono altri, non esiste testo senza supporto e senza lettori.
Qui dunque emerge un limite costitutivo della comunicazione ipertestuale che da un lato facilità i legami e i salti del pensiero, ma dall'altro li estrae decontestualizzandoli. L'estrazione favorisce un rimontaggio in altri formati e con altri legami, eventualmente permettendo di creare altre «opere», così come il remixusa frammenti di musica per creare opere anche molto differenti, al prezzo-valore di eventualmente stravolgerli.
L'idea di Rosen-Mastrolonardo va nella direzione del cosiddetto MyJournalo dei software o siti che svolgono la funzione di Aggregatoridi notizie. Il «Mio Giornale» è personale e personalizzato: definisco una serie di parole chiave che mi interessano, come per esempio sport, teatro, gossip; sulla base di queste, degli agenti software partono in caccia per la rete, esplorando un universo di siti e testate anch'essi definiti a priori, e quindi tornano indietro con i materiali trovati, che vengono presentati in bell'ordine in una pagina web creata dagli stessi software e aggiornata in continuazione.
Una tecnica, chiamata Rss, facilita queste operazioni di raccolta aggiornata, ma ha il potente svantaggio di presentare tutte le informazioni sullo stesso piano, come un lungo elenco di titoli senza gerarchie; ugualitari ma piatti. Per rendersene conto si provi a cliccare la voce «Sul Corriere di oggi» sul sito www.corriere.it e si confronti il risultato con lo sfoglio del Corriere della Sera di carta: quest'ultima vince, e di gran lunga.
La filosofia generale del MyJournalè che in questo modo il lettore risparmia tempo e trova immediatamente evidenziate le notizie che gli servono. In fondo è lo stesso criterio con cui molte organizzazioni realizzano le proprie rassegne stampa interne, selezionando tutti quegli articoli che parlano di loro.
I quotidiani generalisti però svolgono un'importante funzione civile, anche quando mossi da interessi economici e/o di parte. Hanno un ruolo di rilievo nella formazione della pubblica opinione e dell'agenda dei problemi, erano e restano uno degli strumenti con cui una comunità di persone si riconosce come tale. Malgrado siano pieni di difetti (noi per primi), offrono un terreno comune di argomenti che contribuisce a creare e alimentare una comunità civica. Basti pensare al ruolo sovente disprezzato delle cronache locali, fatte di nascite e di morti, di piccoli fatti, incidenti ed eventi: questa messa in comune offre argomenti di conversazione, di commenti e di arrabbiature, ma anche un tessuto condiviso.
Il secondo motivo per cui non si può abbracciare totalmente l'idea del MyJournalè questo: anche un lettore maniacale, per esempio interessato esclusivamente all'import-export di macchine utensili, se compra un quotidiano generalista è in qualche modo costretto a sfogliarlo prima di arrivare alle pagine economiche e così si trova sollecitato a lasciar cadere l'occhio su altri titoli e magari a dedicare loro un po' di attenzione. Così, per quanto disprezzi tutti i politici, magari sarà punto da curiosità nel leggere che un partito propone una certa riforma. Eccetera. Il quotidiano generalista sceglie e propone una selezione violenta di temi, mentre l'aggregatore di notizie è più completo e lascia al lettore la fatica della costruzione mentale di griglie e gerarchie. Nessuna delle due soluzioni è di per sé superiore all'altra.
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