Finanacial Times licenzia in rete
Cinquantuno giornalisti licenziati al Financial Times, storico quotidiano inglese. Il direttore, Lionel Barber lo ha comunicato con una lettera ai 500 dipendenti, annunciando che sul piano di riorganizzazione è aperta una consultazione, ma che i licenziamenti verranno comunque attivati, consensuali o obbligatori. Il riordino del gruppo è una decisione del nuovo gruppo dirigente nominato a maggio dall'editore Pearson: Rona Fairhead alla guida del Financial Times Group e John Ridding, a. d. del quotidiano. Il piano prevede una maggiore integrazione tra le quattro diverse edizioni (Inghilterra, Europa, Asia e America), ma soprattutto un rapporto stretto tra le redazioni di carta e quella del sito online (www.ft.com). In realtà Ft non ha mai sfondato seriamente né in Europa e meno che mai negli Stati Uniti dove sperava di erodere quote di mercato al Wall Street Journal. Ai redattori Barber ha detto: «L'industria dei media deve confrontarsi con una sfida gigantesca che riguarda le sue strutture e le sue pratiche di lavoro: deve rispondere alle esigenze in rapida evoluzione dell'edizione digitale e noi dobbiamo sposare e condurre questo cambiamento». In pratica: cadranno le barriere tra le diverse redazioni e i materiali prodotti dovranno poter scendere indifferentemente sui diversi supporti; una squadra speciale verrà dedicata alla ideazione e produzione dei contenuti più interattivi. Una rivoluzione del genere è sensata e prima o poi tutti i quotidiani lo faranno, anzi dei passi del genere già si intravvedono nei fogli italiani come repubblica.it e corriere.it. Nel caso del Financial Times la scelta di integrazione tra i formati è drastica e comporta senza dubbio veri stravolgimenti sia nell'organizzazione del lavoro che nelle tecnologie di supporto. Qualcosa del genere sta facendo anche la Bbc, che ha in progetto una piattaforma tecnica orizzontale completamente nuova, destinata a radio, tv e web, un desk unificato. Che tutto ciò debba cominciare con i licenziamenti è invece totalmente discutibile, dato che semmai la spinta all'online dovrebbe richiedere più risorse.
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