Comprarsi la reputazione
Pagare i bloggerper scrivere «cose carine» sugli sponsor :è l'ultima frontiera del product placement, nata da un'idea pionieristica di Ted Murphy, il quale tra i primi ha intuito che la voce dei diari virtuali poteva diventare un atoutper le aziende. Fu così che nacque MindComet, un'agenzia dedicata a chi ha voglia di scrivere testi pilotati, dei post. Vennero poi PayPerPost.com e BlogStar Network, la rete di blogche paga ai suoi animatori una tariffa piatta che va dai 5 ai 10 dollari. La credibilità è un viaggio, non una destinazione, disse Bill Clinton. E in effetti non si può celare una certa delusione nel vedere piegata al volere delle corporationla voce di questi diari online, divenuti simbolo di libertà e protesta dal basso. Dovevano cambiare il mondo e alla fine (alcuni) sono stati inghiottiti dal sistema. Dapprima, in realtà, c'è stata una presa di coscienza da parte delle aziende del ruolo strategico dei blog, luoghi virtuali per dire la sua, riscuotendo attenzione e credibilità. Se all'inizio erano una voce scomoda ora conviene prestare attenzione a uno strumento utilissimo per avere il polso dell'opinione pubblica. Serve sapere che qualcuno ce l'ha con te, che non piaci, che i tuoi prodotti vengono criticati. Proprio spulciando i diari virtuali, l'azienda Kryptonite, che realizza sistemi di bloccaggio per le biciclette, ha scoperto i difetti dei suoi prodotti e, grazie alle segnalazioni, li ha migliorati. Le aziende più attente ne sfogliano 30-40 al giorno e non li perdono mai d'occhio.
A un certo punto però il sodalizio corporate-blogha perso la verginità. Il fenomeno è inquietante e ha assunto anche la connotazione di una lotta tra vecchi e nuovi media, i primi schierati contro i bloge i secondi intenti a corteggiarli. O a comprarli. Altre forme in cui si manifesta questo rapporto incestuoso e torbido è la creazione da parte delle società di blog falsi nei quali vengono enfatizzate le qualità di uno o più brand.
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