Gli attacchi allo status quo dell'industria arrivano dai canali personalizzati della Rete
È in grande movimento il panorama dell'industria televisiva nel mondo. Le minacce maggiori allo status quo e alle posizioni di potere consolidato arrivano ancora una volta dalla rete e dall'evoluzione di Internet con possibilità e flessibilità d'uso e di fruizione che diventano ora progetti concreti. Ecco un parzialissimo sguardo su alcuni dei maggiori mercati tv.
Francia
Il lancio del digitale terrestre ha poco più di un anno e sembra essere un buon successo: 3 milioni di famiglie con accesso al sistema, 4.7 milioni a fine anno, con una copertura territoriale del 58%. Il digitale terrestre (Dt) francese a regime dovrebbe dare accesso all'85% delle famiglie a 18 canali digitali gratuiti e a 11 a pagamento. La soddisfazione per l'avvio del Dt ha spinto il governo francese a presentare a luglio un disegno di legge sulla «televisione del futuro» che dovrebbe dare un'accelerazione sul piano tecnologico e al tempo stesso garantire l'accesso ai programmi gratuiti anche alle aree marginali del Paese. Ma si è anche scatenata una battaglia molto significativa sulla fusione dei due principali operatori della tv a pagamento, CanalSat e Tps, che hanno oltre 5 milioni di abbonati e gestiscono 590 canali. Sulla fusione, che solo giovedì scorso ha avuto l'ok del governo, hanno misurato i muscoli, forse per la prima volta, gli operatori tv e quelli delle Telecom e di Internet. Oggetto del contendere soprattutto i diritti di trasmissione di cinema e sport. Dopo 8 mesi di braccio di ferro le Telecoms e gli operatori Internet, alleati con i produttori di cinema, hanno ottenuto quasi tutto quello che chiedevano. In una parola, «diritti fluidi», non esclusivi e rinegoziabili di frequente. Ma soprattutto una vittoria «politica», nel riconoscimento del governo che «gli operatori della comunicazione elettronica sono i più adatti a sviluppare una concorrenza sul mercato». Come ha scritto Le Monde«è la ratifica ufficiale di France Telecom come grande rivale dei gruppi audiovisivi. La battaglia è appena cominciata».
Spagna
Anche qui il digitale terrestre ha circa un anno di vita e circa tre milioni di abbonati. Il digitale terrestre spagnolo ha una caratterizzazione fortemente decentrata legata alla valorizzazione dei territori. È in corso o prevista l'entrata in funzione di televisioni di provincia e di città. La Catalogna ad esempio ha creato un sistema con 96 canali di Dt, di cui circa un terzo pubblici. Nell'inverno prossimo entrerà in funzione la Tv di Madrid EsMADRID!tv, finanziata con raccolta pubblicitaria e con la vendita di contenuti ad altri canali, con un investimento di oltre 6 milioni di euro per produrre 2600 ore di trasmissione. Anche qui non sono mancate le polemiche. Di colore forse più «italiano». Il governo della Regione di Madrid (centro-destra) è stato accusato di scarso pluralismo nella concessione delle licenze alle Tv digitali terrestri: erano solo di editori vicini politicamente o di organizzazioni legate alla Curia cattolica. Un di queste è stata prontamente attaccata da hacker televisivi che inseriscono programmi di cartomanzia e film porno tra rosari e processioni.
Regno Unito
La più seria e «radicale» presa di coscienza da parte di un gigante della tv pubblica sulla fine di un'era è stata quella fatta da Bbc nella primavera scorsa. Vale la pena ricordarne i punti, esposti dal direttore generale Mark Thompson: «La seconda onda del digitale sarà più distruttiva e le fondamenta dei media tradizionali saranno spazzate via... I servizi on-demand cambiano tutto e noi dobbiamo cambiare il modo in cui produciamo, confezioniamo e distribuiamo i nostri contenuti... L'obiettivo è di distribuire contenuti di servizio pubblico su qualsiasi medium.... Possiamo creare molto più valore pubblicoquando pensiamo i contenuti in modo trasversale alle piattaforme...». Da qui molte idee: rilancio del sito web, creazione di programmi musicali, ingresso nel mondo dei video-games, creazione di progetti interattivi.
Stati Uniti
Qui il sistema pubblico ha un ruolo apparentemente marginale, affondato in una realtà dominata da un mercato che tuttavia, nonostante la deregulationverificatasi negli anni '80 e '90, resta comunque sotto le regole anti-trust abbastanza dure dell'Authority Federale (la Fcc). Ma gli Usa ribollono di iniziative che utilizzano la democratizzazione produttiva e distributiva creata da Internet per ripensare al medium Tv. La lista è troppo lunga (un buon punto di partenza è http://beyondbroadcast.net). Basta citare Curent Tv creata dall'ex-vicepresidente Al Gore, il Center for Citizen Media di Dan Gillmor, The Media Center e University Channel.
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