I maestri dell'11 settembre
Terrore e «guerra al terrore» si tengono per mano ogniqualvolta la politica si avvicina a certi nodi o la tensione «securitaria» si abbassa. Anche l'ultimo «complotto» di Londra - quello che avrebbe dovuto far esplodere un sacco di aerei, il mese scorso - darà a Bush qualche argomento per cercare di fermare la caduta libera della sua popolarità in vista delle elezioni di mid-term; anche Blair sperava (a quanto pare senza successo) di ricavarne un sostegno contro gli attacchi della società civile e del suo stesso partito - che gli rimproverano, tra l'altro, la sua scelta di trasformare gli aeroporti inglesi in centri di smistamento di voli Cia e di voli civili/militari Usa carichi di armi dirette in Israele. All'indomani della scoperta del complotto, Bush e Blair hanno subito enfatizzato che la loro guerra al terrore è più che giustificata e dovrà essere anzi rafforzata. Che siano state e siano le loro politiche a provocare la deriva terroristica non viene naturalmente menzionato; men che meno il fatto che forse c'è più di un legame tra le due cose.
E' allora forse necessario tornare a riflettere su una delle origini principali della «guerra al terrore»: gli eventi dell'11 settembre 2001. La strada verso la verità si è fatta piu ampia e nuove cose sono emerse, anche grazie ad un determinato «movimento per la verità sull'11 settembre» che ha preso piede proprio negli Stati uniti e che, ad esempio, nel giugno di quest'anno ha organizzato due importanti assise: Los Angeles ha ospitato l'American Scholars Symposium «9/11 + Neo-Con Agenda» e Chicago l'annuale Conferenza del movimento per la verità sul 9/11, con il titolo «9/11: Rivelare la verità, rivendicare il nostro futuro».
Quante esercitazioni...
Si ricorderà che alcune esercitazioni e operazioni relative ad attacchi aerei e biologici sul suolo statunitense erano in corso l'11 settembre 2001, alcune di esse iniziate nei giorni immediatamente precedenti. Ognuna di tali esercitazioni implicherà conseguenze considerevoli sulla risposta agli eventi di quel giorno, non foss'altro per le gravi confusioni tra «esercitazione» e «realtà» che esse provocarono.
L'esistenza di tali esercitazioni è emersa dalle indagini svolte dagli studiosi del «movimento per la verità sull'11 settembre», dalla cosiddetta Commissione sul 9/11 (Final Report of the National Commission on Terrorist Attacks upon the United States, 2004, testimonianze dei vertici militari, di Rudolf Giuliani, sindaco di New York, e altri passaggi), nonché su alcuni fonti di stampa (Toronto Star, 9 dicembre 2001; Associated Press, 21 Agosto 2002; Aviation Week & Space Technology, 3 Giugno 2002; Usa Today, 18 aprile 2004) e nel libro «Against All Enemies» (2004) di Richard Clarke, capo dell'antiterrorismo statunitense al tempo degli eventi e coordinatore con Cheney della «risposta» agli attacchi. In dichiarazioni ufficiali dei comandi militari si è parlato, senza ulteriori specificazioni, di un «maestro» coordinatore di quelle esercitazioni. Vediamone la sequenza temporale.
Il tempo di una di queste esercitazioni/operazioni (Operation Northern Vigilance) non venne deciso negli Stati uniti, poiché il suo scopo era di sperimentare le capacità di controllo dello spazio aereo nordamericano e di risposta militare in relazione ad una contemporanea esercitazione aerea militare russa sull'Artico e Pacifico settentrionale. L'esercitazione, annunciata il 9, venne condotta sotto la direzione del North American Aerospace Defense Command (Norad).
Il riflesso più immediato di tale operazione sugli eventi dell'11 fu che una buona parte dei caccia solitamente disponibili nelle basi della costa est a difesa di Washington e New York venne dislocata in basi dell'Alaska e del Canada settentrionale. Al momento dell'emergenza, il Norad aveva solo 8 caccia a disposizione nel settore orientale. Northern Vigilance venne interrotta la mattina dell'11 dopo il primo attacco al World Trade Center, quando i russi annunciarono di aver sospeso la loro per permettere agli statunitensi di focalizzarsi sull'emergenza.
Il tempo delle altre esercitazioni venne invece deciso da qualche entità interna agli Stati uniti: Global Guardian e Vigilant Guardian/Vigilant Warrior erano esercizi routinari effettuati sotto il comando militare, previsti solitamente per l'ottobre. Esse implicavano sia l'immissione sui sistemi della Federal Aviation Administration (che controlla il traffico aereo statunitense e partecipava all'esercitazione), di false informazioni indicanti il dirottamento di aerei civili, sia l'esecuzione di voli effettivi di aerei civili che dovevano agire come aerei dirottati (per testare le capacita di intercettamento). Le esercitazioni coinvolgevano in particolare un settore del Norad, il Neads (North-East Air Defense Sector), responsabile per la costa est. Le esercitazioni erano in corso durante gli attacchi e sono agli atti le frasi di alcuni controllori Faa che si chiedono se la sparizione dai radar di segnali che identificano alcuni aerei sotto il loro controllo fosse parte dell'esercitazione o fosse indicativa di eventi reali.
Nella stessa mattina dell'11 settembre, un'altra esercitazione, questa condotta da Cia e Nro (National Reconaissance Office, responsabile della gestione dei satelliti-spia statunitensi) coinvolgeva lo scenario di un aeroplano che fosse precipitato sul quartiere generale della Nro - situato a circa 6 km dall'aeroporto Washington-Dulles - con prove reali di evacuazione del personale, di cui c'è testimonianza ufficiale.
Infine, per la mattina del 12 settembre, l'Office of Emergency Management (Oem) che aveva sede nella torre Wtc7 fatta evacuare alle 9,30 dell'11, aveva previsto un'esercitazione civile contro un attacco biologico a New York City, in congiunzione con la Fema (Federal Emergency Management Agency) e il Dipartimento della giustizia. L'esercitazione, chiamata Tripod II, o Trial Point of Dispensing, aveva la sua sede operativa al molo 92, sull'Hudson. Quando la Wtc7 verrà evacuata, l'Oem si trasferirà alla sede di Tripod II (testimonianza di Rudolf Giuliani alla National Commission on Terrorist Attacks upon the United States, vedi www.gpoaccess.gov/911).
/>Né la grande stampa ha mai chiesto, né le commissioni ufficiali sugli avvenimenti dell'11 settembre e i comandi militari hanno mai voluto dire chi fosse il «maestro» di quelle esercitazioni, ovvero il loro punto di pianificazione e coordinamento. Il 16 febbraio 2005, in un'udienza della Camera dedicata alle allocazioni di bilancio per la difesa, la deputata Chinthia McKinney chiese al ministro della difesa Rumsfeld di dare informazioni su quelle esercitazioni. Non ottenne alcuna risposta perché il presidente della sessione non consentì altro che quella domanda fosse messa semplicemente a verbale per future sessioni.
Tuttavia, non tutto è oscuro sul «maestro»: un comunicato stampa della Casa bianca dell'8 maggio 2001, quattro mesi prima degli attentati, recita: «Il presidente Bush ha ordinato al vicepresidente Cheney di coordinare lo sviluppo delle iniziative del governo per combattere attacchi terroristici sul suolo degli Stati uniti». (Office of Press Secretary, the White House). Entro il quadro della preparazione per combattere «attacchi terroristici» ricadeva anche il coordinamento e la supervisione dei cosiddetti war games e di uno speciale ufficio, l'Office of National Preparedness (Onp), istituito con la stessa direttiva dell'8 maggio nell'ambito della Fema, il cui direttore, Joe Allbaugh, da allora risponderà direttamente a Cheney delle attività dell'Onp.
Il nuovo nemico
Molti anni prima, nell'estate del 1993, il politologo statunitense Samuel Huntington pubblicherà su Foreign Affairs, organo del Council for Foreign Relations di rockefelleriana moneta, il suo famoso saggio Clash of Civilizations? I poteri forti che dominano la politica statunitense, troveranno in quel saggio il nuovo Graal, la teoria che avrebbe sostituito quella del nemico totale sovietico: le braci dei conflitti etnici e di religione sarebbero tornate ad ardere, con l'aiuto di fanatici che abbondano in ogni parte del globo, Stati uniti inclusi. Non era, quella di Huntington, un'analisi scientifica sui nuovi pericoli del mondo, ma il suggerimento di un programma di intervento.
Nel 1997, l'ex-consigliere alla Sicurezza nazionale Zbigniew Brzezinski avrebbe scritto nel suo libro La grande schacchiera: l'egemonia americana e i suoi imperativi: «Nel tempo in cui l'America diviene una società sempre più multiculturale, si può trovare sempre maggiore difficoltà a costruire un consenso sui temi della politica estera, eccetto che nella circostanza di una massiccia, universalmente sentita, e diretta minaccia esterna». Come è noto, l'amministrazione Bush si opporrà per più di un anno alla formazione di una commissione d'inchiesta sugli eventi dell'11 settembre, formata solo il 27 novembre 2002 e durata quasi due anni, non ultimo per l'opposizione continua apposta dalla Casa bianca al rilascio dei documenti richiesti dalla commissione, la più parte dei quali non verrà mai desecretata.
Dagli war games alle guerre vere i passi sono stati brevi e le loro ombre lunghe si stendono oggi da Tel Aviv a Beirut, da Baghdad a Kabul, da Washington a Bruxelles.
Nel movimento vi sono molte personalità. Tra i parlamentari, Earl Hilliard e Cynthia McKinney (democratici) e Bob Barr (repubblicano), che la macchina elettorale dei rispettivi partiti ha poi boicottato per aver avanzato domande e fatto richieste importanti in relazione alla versione ufficiale dei fatti. Tra i giornalisti troviamo: Ian Woods, tra i maggiori animatori del movimento, nonché direttore della rivista e sito web Global Outlook, http://www.globaloutlook.ca); Michael C. Ruppert (ex-investigatore della polizia di Los Angeles e fondatore della pubblicazione web From the Wilderness, nonché autore di un fondamentale libro sul 9/11: «Crossing the Rubicon. The Decline of American Empire at the End of the Age of Oil», 2004); Webster Tarpley, autore di «9/11: Synthetic Terror. Made in Usa» (giunto alla terza edizione); Paul Thompson (Center for Cooperative Research), autore della più completa ricostruzione temporale (letteralmente minuto per minuto) degli eventi relativi all'11 settembre. Tra gli studiosi e scienziati: David Ray Griffin (autore di una critica serrata e documentatissima della verità ufficiale: «The 9/11 Commission Report. Omissions and Distorsions», 2004), il fisico Steven E. Jones (fondatore con il prof. James Fetzer del gruppo Scholars for 9/11 Truth (Accademici per la verità sull'11 Settembre), http://www.st911.org, che include una nutrita serie di ingegneri strutturali e aeronautici, nonché fisici, matematici e docenti di computer science. Tra i non pochi ex-militari troviamo in particolare Robert M. Bowman (tra i massimi esperti di sicurezza nazionale, ingegnere aeronautico e nucleare, tenente colonnello pilota della Us Air Force e, sotto le presidenze Ford e Carter, capo del progetto segreto che diverrà noto sotto Reagan come «Star Wars» o Strategic Defense Initiative), decorato dei più alti riconoscimenti militari e civili quali la Eisenhower Medal, la President's Medal of Veterans' for Peace, la Engineers Gold Medal e il George F. Kennan Peace Prize. Infine, e ancora esemplificativamente perché molti altri meriterebbero di essere citati, un tecnico, Kevin Ryan, che ha pagato un alto prezzo personale per la sua volontà di verità e la cui conferenza a Chicago sulle caratteristiche tecniche del crollo delle torri del Wtc è stata ripresa da Karen Harvey della snowshoefilms.com ed è disponibile su http://www.911blogger.com (si veda anche «9/11 & American Empire: Intellectuals Speak Out», 2006, di cui è co-autore con Peter Dale Scott).
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