Telecomunicazioni

Un telefono diviso in tre

Giorni cruciali per la sorte di Telecom e Tim Il consiglio di amministrazione di Telecom approva il riassetto strategico del gruppoTronchetti Provera sceglie la via dello sviluppo del businness dei media. Firmato un accordo con la Fox per vendere on-demand i film su Alice. Il Cda crea due nuove società: una per la rete, mentre torna autonoma Tim, accorpata in Telecom nel 2005: la riorganizzazione finalizzata alla «valorizzazione» per fare cassa
12 settembre 2006
Galapagos
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

È nata la nuova Telecom «una et trina». Lo ha deciso ieri il consiglio di amministrazione della società (all'unanimità, secondo quanto comunicato) presieduta da Marco Tronchetti Provera che controlla il 18% del gigante telefonico italiano attraverso Olimpia, una società finanziaria.
La nuova struttura sarà articolata su tre società. La prima controllerà i servizi (compreso il settore dei media). Ma non si tratta di una nuova società, visto che Telecom Italia media già esiste, è quotata in borsa e controllata per oltre il 69% del capitale da Telecom. Sono state, invece, create ex novo una società che controllerà la rete, mentre tornerà autonoma Tim, cioè la telefonia mobile. Per queste due ultime società è stata operata una scissione, molto clamorosa nel casa di Tim che poco più di un ano fa era stata riportata nella casa madre dopo circa 10 anni dallo scorporo «per favorire l'integrazione tra fisso e mobile», come era stato dichiarato nel giugno del 2005. In realtà a Telecom servivano come i pane gli ampi profitti di Tim per bilanciare gli oneri degli interessi passivi sull'enorme indebitamento.
A questo punto appare probabile e più agevole la cessione di alcuni asset: Telecom ha necessità di fare cassa (anche perché la semestrale approvata ieri indica un utile in flessione del 15,7%) per ridurre e quasi annullare l'enorme indebitamento (circa 42 miliardi di euro) provocato soprattutto dalle scalate degli ultimi anni. Secondo il giudizio di molti analisti a prendere il via (oltre la controllata Telecom Brasile dalla cui cessione dovrebbero arrivare circa 6-7 miliardi) potrebbe essere Tim: Telecom italia mobile - oltre 30 milioni di clienti - è quotata fra i 35 e i 40 miliardi di euro e sarebbero in corso trattative con operatori stranieri e fondi di investimento. La cessione, però, non avverrebbe totalmente cash, ma scaricando sul compratore parte dei debiti Telecom (circa 20-25 miliardi) e per il resto in contanti.
La vendita di Tim a un operatore o a un fondo di investimento estero di fatto annulla la presenza di operatori italiani nel settore che fino a pochi anni fa era monopolizzato da gruppi solo italiani: Omnitel, controllata da Olivetti, oggi di proprietà di Vodafone; Wind, passata dall'Enel a un gruppo egiziano; Blu fallita e infine Tim, il primo e principale operatore italiano. I sindacati sono molto preoccupati per la possibile cessione e hanno già proclamato uno sciopero di 24 ore dell'intero gruppo.
Visto che la telefonia mobile non da i risultati sperati (anche perché l'integrazione con il fisso trova ostacoli nell'autorità di vigilanza) la Telecom ha virato la propria strategia decidendo di puntare sui nuovi servizi-media. In comunicato dell'azienda è, in questa ottica esplicito e spiega: «il Cda di Telecom Italia, dopo aver condiviso e fatta propria l'opzione strategica di accentuazione della focalizzazione del gruppo sul business dei servizi broadband e media in Italia e nel resto d'Europa, ha esaminato e approvato un percorso di riorganizzazione del gruppo Telecom Italia». La riorganizzazione consiste nella «separazione da Telecom Italia del business di comunicazione mobile nazionale, mediante conferimento del corrispondente complesso aziendale in una società controllata, anche di nuova costituzione», e «la separazione da Telecom Italia della rete d'accesso locale wired mediante conferimento del corrispondente complesso aziendale in una società controllata, anche di nuova costituzione, con mandato al presidente di individuare le eventuali ulteriori attività idonee a integrare il suddetto complesso aziendale».
Il Cda - aggiunge la nota - «si è riservato di esaminare le opportunità di valorizzazione delle attività di rete e del business di comunicazione mobile che si presenteranno nonché ogni ulteriore o diversa iniziativa, in funzione delle esigenze operative e di sviluppo sostenibile dell'impresa». Ovviamente quando il Cda parla di «valorizzazione» intende la cessione di Tim, ma non solo. La creazione di una apposita società che gestisce la rete potrebbe preludere a una possibile parziale cessione se la società sarà quotata in borsa. Oppure - se ne parla da parecchi mesi - a una cessione totale e il soggetto privilegiato sarebbe la Cassa depositi e prestiti, la società pubblica che ha già partecipazioni importanti partecipazioni in gruppi come Enel e Eni.
Telecom-rete secondo alcune stime varrebbe tra i 20 e i 30 miliardi e, sembra, il centro-sinistra non vedrebbe negativamente la possibilità che anche la rete telefonica, assieme a quella elettrica(Terna) e quella del gas (Snam rete gas) passasse in mano pubblica per poi consentire una vera concorrenza tra tutti gli operatori del settore.
Sempre ieri, come antipasto dello sviluppo del settore media, il Cda di Telecom Italia ha fatto sapere di aver siglato un accordo con la 20th Century Fox, del gruppo News Corp di Rupert Murdoch, per offrire i film della Fox su «Alice Home TV», il servizio di tv via Internet (Iptv) di Telecom. La società ha spiegato che l'accordo tende a «rendere sempre più ricca l'offerta di contenuti disponibile attraverso Internet» e che «a partire da questo mese tutti i clienti di Alice Home Tv potranno vedere in modalità on-demand alcuni tra i titoli più recenti oltre ai classici della Library della 20th Century Fox». Il servizio Iptv di Telecom è oggi disponibile in 70 città italiane che diventeranno 250 alla fine del 2006.
Sempre ieri, il Cda ha approvato la trimestrale: il gruppo ha chiuso il primo semestre del 2006 con un utile netto consolidato di 1,496 miliardi di euro, in calo del 15,7% rispetto allo stesso periodo del 2005. Il risultato, spiega una nota, è influenzato sia dal calo del risultato operativo (-4,5% a 3,801 miliardi, anche per i maggiori ammortamenti) sia dal peggioramento del saldo della gestione finanziaria, sia dal venir meno delle plusvalenze legate alla cessione nel 2005 di Tim Hellas. Tra gli altri dati approvati oggi dal cda, il fatturato aumenta del 5,6%, a 15,335 miliardi di euro, l'indebitamento è di 41,315 miliardi. Per quanto riguarda il settore mobile, i ricavi delle attività domestiche sono pari a 4,982 miliardi di euro, +1,1% rispetto ai primi sei mesi del 2005. Escludendo l'effetto negativo del taglio delle tariffe di terminazione fisso-mobile e mobile-mobile, la crescita sarebbe stata del 5,8%. Con 30,4 milioni di linee al 30 giugno 2006, Tim si conferma leader nel mercato domestico con una quota di mercato pari al 40,5%.

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