Iraq-Usa

Stage armato per giornalisti

Il giovane Willem. In giro per Baghdad col mitra sotto braccio e milioni di dollari in una valigetta. A curare pubbliche relazioni per gli occupanti
27 settembre 2006
Alessandro Ursic (Peacereporter.net)
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Lo stage di Willem Marx non è stato quello tipico di tanti studenti di giornalismo: nell'estate 2005, il giovane reporter ha lavorato per alcuni mesi alla sede di Baghdad del Lincoln Group, l'azienda di pubbliche relazioni che riceveva soldi da Washington per pubblicare sui giornali iracheni articoli positivi nei confronti dell'occupazione Usa, scritti da soldati statunitensi. Una pratica sulla quale il Pentagono, dopo che il caso emerse grazie a un articolo del Los Angeles Times, non ha trovato nulla da ridire a livello penale: dopo un'inchiesta, il Lincoln Group è stato scagionato da ogni accusa. Ma l'esperienza ha comunque segnato Marx, che dopo lo stage ha frequentato la scuola di giornalismo della New York University e ora fa il freelance. Il giovane reporter l'ha raccontata nell'ultimo numero della rivista Harpers.
Nell'estate trascorsa a Baghdad, Marx si è trovato in pratica a sostituire un dipendente della Lincoln negli affari quotidiani. Che comprendevano il viaggiare sotto scorta per Baghdad con in mano una mitragliatrice, con milioni di dollari in una valigetta, e sincerarsi - pistola in mano - che gli iracheni stipendiati dalla Lincoln facessero bene il proprio lavoro. Tutte cose che non avrebbe mai pensato di fare quando ebbe il primo contatto con i responsabili della società. «Quando ho fatto il colloquio, sono stati molto vaghi su quelli che sarebbero stati i miei compiti. Dopo qualche giorno, ero già su un aereo militare per Baghdad».
Negli uffici iracheni della Lincoln, Marx riceveva articoli scritti da soldati di Camp Victory, la più grande base Usa nel paese. Doveva scegliere quali di quei pezzi dovevano essere mandati ai giornali iracheni per la pubblicazione. Poi li inviava a dei traduttori iracheni, rispediva le versioni in arabo ai comandi militari per l'ok finale, e infine li piazzava sui quotidiani, attraverso giornalisti e caporedattori pagati per accettarli. «Ovviamente non ero felice del lavoro che facevo, ma diciamo che lo presi come un'esperienza molto, molto interessante per capire come funzionava l'esercito statunitense in Iraq, e come operavano le aziende pagate dal governo», dice Marx. Un lavoro che ingranava, e per il quale la Lincoln ottenne alla fine un lauto contratto, del valore di 10 milioni di dollari (8 milioni di euro).
Gli articoli riguardavano sempre aspetti positivi del nuovo Iraq: «La storia di una poliziotta irachena, l'apertura di nuove fabbriche o di ospedali, oppure l'uccisione di alcuni terroristi», ricorda Marx. «Molti di quegli articoli erano tecnicamente scarsi, ma erano comunque storie che i media, iracheni e stranieri, non coprivano, spesso perché non vi avevano accesso». Fin qui, lo stage rimase un'esperienza bizzarra ma utile. Poi, però, Marx notò che alcuni articoli non venivano pubblicati su alcuni giornali amici, o altri finivano su quotidiani che lui non avevano contattato. «Cominciai a insospettirmi, e scoprii che alcuni iracheni pagati dalla Lincoln trattenevano per sé i parte dei soldi che dovevano girare ai giornali, e che c'era un giro di mazzette non da poco». Fu spinto dai dirigenti della Lincoln a usare qualunque mezzo di persuasione, per risolvere la faccenda. «Mi ritrovai così a esibire la pistola per chiedere conto di questi soldi che sparivano. Poi realizzai che stavo usando le minacce contro persone che intascavano mille dollari, che per un iracheno erano indispensabili per mantenere la famiglia, mentre la compagnia per cui lavoravo intascava 10 milioni di dollari dal governo». Il tempo di indignarsi, e lo stage finì. Ma l'attività del Lincoln Group continua.

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