Il "complotto terroristico" che non serviva

Siamo interessati solo al terrorismo che asseconda la nostra paranoia
23 ottobre 2006
Matthew Carr
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: www.thefirstpost.co.uk - 10 ottobre 2006

All'inizio degli anni '80, Margaret Thatcher impose una censura mediatica su Sinn Fein e l'Ira, secondo l'idea che i terroristi debbano essere privati dell'"ossigeno della pubblicità".
I governi e gli esperti di terrorismo hanno spesso descritto una relazione simbiotica tra i terroristi e i media, in cui i primi dipendono dai secondi per la divulgazione di "messaggi" riguardo bombe,omicidi e atrocità.
Ma la percezione pubblica del terrorismo è spesso creata dalla copertura selettiva dei media che si concentrano esclusivamente su una particolare "versione" del terrorismo e ignorano episodi al di fuori di quella struttura.
Un esempio rivelatore di questo processo è accaduto la passata settimana quando due uomini sono comparsi separatamente di fronte alla Corte dei Magistrati di Burnley, imputati, sulla base della legge del 1833 sulle sostanze esplosive, per possesso di una sostanza esplosiva per uso illegale.
Uno dei due accusati, Robert Cottage, era candidato al consiglio del BNP [British National Party, n.d.t.], per le elezioni locali dello scorso maggio a Colne.
Durante un controllo nella sua casa, la polizia trovò "la più grande quantità di esplosivi chimici di quel tipo, mai trovati in questo paese".
L'altro uomo, David Jackson, dentista in pensione, è stato trovato in possesso di un lanciagranate e di un abito di protezione biologica e nucleare.
Entrambi sono stati accusati durante il processo per partecipazione a un certo tipo di azione.
In cosa consistesse quest'azione ancora non si sa. Né è stata rivelata l'identità dei 22 composti chimici trovati dalla polizia.
Ma ciò che colpisce della loro apparizione di fronte alla Corte (sono stati rinviati al 23 ottobre) è l'omissione da parte dei quotidiani e dei media di riportare la notizia. Non è difficile immaginare la reazione se i due coinvolti fossero stati musulmani.
Ci sarebbero stati titoli censurati, celebrazioni della polizia per aver evitato un altro piano apocalittico, istigazioni dell'idea di una cospirazione più ampia e di nebulosi legami con Al-Qaeda. Ci sarebbe stato un brivido collettivo di fronte a un altro pericolo evitato, gli esperti avrebbero declamato sui pericoli di "dirty bombs" [letteralmente "bombe sporche" ossia bombe arricchite di materiale radioattivo, n.d.t.] e di WMD [armi di distruzione di massa, n.d.t.] fatte in casa. Ci sarebbero stati avvertimenti di minacce continue ai nostri "valori".
Soprattutto, ci sarebbe stata paura, ingrandita da media creduloni, alimentata da informazioni interne di fonti anonime dell'intelligence.
Invece silenzio totale. In una settimana dominata da storie musulmane in cui le donne velate e uno sgradevole tassista costituiscono prove di una subcultura aliena e pericolosa che vive tra noi, la notizia di due uomini bianchi accusati di detenzione di esplosivi, di abiti per protezione nucleare e di un piano d'azione fuori dallo schema della "guerra al terrore", non è menzionata dai giornali locali.
Lo stesso tipo di copertura selettiva dell'informazione è avvenuta negli Stati Uniti sulla scia dell'11 settembre, dove i media e il governo americano parlano regolarmente di "cellule islamiche dormienti" a conferma di una vasta cospirazone terroristica e omettono di raccontare gli arresti di uomini come "Doc Chaos", un sedicente "anarchico terrorista" che è stato arrestato con grandi quantità di sostanze chimiche letali nel marzo 2003.
Lo stesso anno, William Joseph Krar, un texano sostenitore della supremazia dei bianchi, è stato arrestato per possesso di un arsenale letale che includeva una bomba al cianuro fatta in casa. Nel complesso, entrambi possedevano più sostanze chimiche letali di quelle scoperte nell'intero Iraq, ma i due casi non sono stati menzionati dai media americani.
Tale silenzio chiaramente non dipende dal livello di particolare violenza che individui o organizzazioni potrebbero voler provocare, ma dal fatto che tale violenza rispecchi la versione comunemente definita di minaccia terroristica.
Negli Stati Uniti come in Gran Bretagna, sembra che i terroristi non siano i soli a beneficiare dell'ossigeno della pubblicità, visto che i governi dicono all'opinione pubblica ciò di cui avere o non avere paura

Note: Link al testo originale in inglese:
http://www.thefirstpost.co.uk/index.php?menuID=1&subID=815&p=2

Tradotto da Francesca Quarta per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile, per fini non commerciali, citando la fonte, l'autore e il traduttore.

Articoli correlati

  • Ucraina: la disinformazione della Nato
    Editoriale
    A chi è giovata?

    Ucraina: la disinformazione della Nato

    I soldati ucraini sono stati spinti a sacrificarsi per una vittoria che si è rivelata un'illusione. La speranza di una Caporetto per le truppe russe si è rovesciata nel suo opposto e ora si profila l'incubo di una Caporetto per gli ucraini.
    8 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
  • Ucraina: una guerra pianificata per i media
    MediaWatch
    Alcuni soldati stanno rompendo il silenzio e raccontano la verità

    Ucraina: una guerra pianificata per i media

    In un'era di Open Source Intelligence, gli analisti conoscono il campo di battaglia con grande precisione e costruiscono mappe digitalizzate. Ma alla gran parte dell'opinione pubblica viene fornita un'informazione orientata alla propaganda che non corrisponde alla realtà
    20 dicembre 2023 - Alessandro Marescotti
  • Guerra e disinformazione: piccola guida di autodifesa
    MediaWatch
    Come viene costruita la percezione mediatica dei conflitti militari

    Guerra e disinformazione: piccola guida di autodifesa

    La narrazione mediatica in ambito militare è un potente strumento per modellare le percezioni del pubblico e influenzare il sostegno o l'opposizione alle operazioni militari. La verifica delle notizie richiede tempo e attenzione, ma è fondamentale per non farsi manipolare da false informazioni.
    11 ottobre 2023 - Alessandro Marescotti
  • La controffensiva ucraina: realtà effettuale e narrazione mediatica
    MediaWatch
    La battaglia per influenzare la percezione della guerra in un'analisi del Washington Post

    La controffensiva ucraina: realtà effettuale e narrazione mediatica

    L'Ucraina aveva l'obiettivo di rompere le difese russe e avanzare. Tuttavia, la realtà sul campo ha dimostrato quanto sia difficile sconfiggere i russi che si avvalgono di trincee fortificate e di tattiche di "difesa elastica", in un ciclo incessante di avanzate e ritirate che frenano gli attacchi.
    8 ottobre 2023 - Alessandro Marescotti
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)