Piccoli segni di cambiamento al Tg1. C'è la conduttrice che non legge soltanto, ma fa un vero e proprio commento editoriale sulla violenza alle donne, ci sono degli striscioncini a fondo schermo che segnalano i siti Internet relativi agli argomenti di cui si parla, c'è il direttore che risponde alle e-mail degli ascoltatori. Sembra anche discesa la percentuale di servizi ispirati alla lettura dei giornali del mattino. Ma soprattutto, ed è una questione di stile e trasparenza, vengono più spesso citate le fonti da cui una notizia proviene, che si tratti della Washington Post o di un quotidiano locale dell'Umbria. Anche questo è forse un segno di quanto il costume dell'Internet, quello dei link alle fonti, si stia facendo strada negli old media. E poi si nota più attenzione alle cose dal mondo e della cultura. Difficile immaginare che nella gestione Minum ci si accorgesse che Robert Putnam, famoso studioso americano della politica, aveva tenuto una conferenza a Manchester, che il Financial Times se ne era occupato, e decidere al volo di costruirci un servizio.
Il tema era la diversità e Putnam, nell'occasione, aveva sostenuto che più un paese contiene etnie differenti, più difficile risulta la reciproca fiducia tra i diversi gruppi. Se si vuole nulla di sconvolgente (è esperienza quotidiana) e il servizio del tg certamente esagerava nel definirla una «teoria rivoluzionaria». Il redattore, oltre a tutto, trascurava di dire che nell'occasione Putnam aveva comunque aperto all'ottimismo, dicendo che per la coesione delle nazioni ci vuole sia il tempo che una comune volontà di farlo e che il famoso melting pot ci sono voluti anni ed è sempre in equilibrio instabile.
Proprio di questo si occuperà il programma di ricerca congiunto tra le università di Manchester e di Harvard, intitolato «Social Change» e diretto dallo stesso Putnam. In ogni caso si è assistito a un buon tentativo di rendere televisivamente una questione astratta, facendola precedere da notizie italiane sul tema e seguire da due interviste nella città più multietnica d'Italia, Torino, entrambe prive di allarmismi.
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