L'Unità e le manifestazioni del 18/11

La mucchia

Una personale fotografia scattata a un quotidiano che ha più di 80 anni. Soggetti: il Medio Oriente e il Movimento
25 novembre 2006

La mucchia

“Ogni individuo ha diritto alla libertà d’opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRIITI UMANI. Art. 19

Come si sa, in tutto il mondo ci sono quattro grandi agenzie di stampa, dalle quali proviene l’ampia maggioranza delle notizie. I signori dell’editoria nel contempo si riducono di numero e concentrano ancor più. Così il mercato è diventato in realtà una cassaforte con le chiavi in possesso di pochi.

In Italia tutti conosciamo la situazione.

Come qualsiasi altro giornale, “L’UNITA’” nella sua vita ha avuto alti e bassi. E per un po’ di tempo, non è uscito in edicola. Negli ultimi anni, con la guida di Furio Colombo (direttore) e Antonio Padellaro (vice) gli è stato riconosciuto il merito di fare buon lavoro d’informazione. Si cominciava a sussurrare che rappresentasse “un modo nuovo di fare giornalismo in Italia”.

A mio avviso, tale attenzione era giusta; chi compone questo testo ebbe occasione di affermarlo per iscritto e in interventi d’assemblea. L’Unità portava benone i suoi ottant’anni.
Il culmine si è avuto con l’ultima manifestazione oceanica per la pace. Avvenne fra l’altro che il segretario dei Ds, Piero Fassino, fu fischiato e invitato ad andare via dal corteo come rappresentante di una politica non gradita. L’Unità riportò i fatti; espose sia le ragioni dei partiti (e in primo luogo dei Ds) sia quelle del Movimento. Già nelle pagine locali, come in quelle dell’Emilia Romagna, tali eventi furono invece presentati unidirezionalmente.
In ogni caso, pur trovandosi ad affrontare un evento critico, il giornale seppe anche in tale occasione mantenere la sua linea.

Dopo pochi giorni, ci fu un’entrata – diciamo così – a gamba tesa e rumorosa da parte dell’editore del giornale, Nuova Iniziativa Editoriale Spa. La persona del Presidente del Consiglio di Amministrazione, Marialina Marcucci, criticò la linea portata avanti dai giornalisti. Di lì a poco, circolò la notizia del passaggio di consegne da parte di Colombo.
Poi il Movimento è morto (oppure è diventato carsico), ci sono state le elezioni, il nuovo governo Prodi e altro ancora. Nel giro di pochi mesi, gradatamente, le cose son cambiate anche per l’Unità. Fra l’altro, l’ex direttore - eletto deputato - in primo luogo incide ancor più nel difendere Israele.

Arrivando ai giorni nostri, il 18 novembre si sono tenute due manifestazioni; l’una a Roma e l’altra a Milano. Quella di Milano ha potuto contare sulla mobilitazione di strutture come quelle del sindacato più forte d’Italia – Cgil – e del partito più mobilitante – Rifondazione.
L’iniziativa di Roma, no; era supportata da gruppi con disponibilità ben inferiori.

Il 19 novembre il titolo di apertura de l’Unità è stato lapidario: “Medio Oriente, la pace sfila a Milano – A Roma una vergogna annunciata”.
Il giorno dopo ancora, sempre titolo di apertura: “Prodi: basta giocare con la piazza”. (Certo, poi dalle prime righe si capisce che il premier in particolare rivolgeva le sue critiche al Pdci, però leggere un’affermazione del genere, a me inquieta.)

Secondo il racconto delle cronache, in effetti sono stati bruciati in piazza tre fantocci e gridati due slogan, che in totale fanno cinque.

Adesso sarebbe d’obbligo passare a leggere e commentare gli articoli di quei giorni. Comincio con quello di maggior richiamo, del 19/11 in prima pagina, “Il volto della Provocazione” a firma di Umberto De Giovannangeli. Il pezzo parte così: “Cinquantamila sfilano a Milano per costruire ponti di dialogo e per chiedere giustizia e pace nella martoriata Terra Santa. Hanno sfilato a sostegno di una pace giusta fra israeliani e palestinesi, una pace fondata sul principio due popoli due Stati...”.

Ma a questo punto – son sincero - vengo assalito da quella che gli studiosi di comunicazione definiscono con l’espressione: “l’angoscia del lettore”. E mi fermo; mi scuso ma non vado più avanti a leggere il giornale.

Certo - diciamo così – “a babbo morto” il quotidiano metterà il 20/11 in prima la foto di palestinesi che per un giorno, come scudi umani, sono riusciti a fermare un raid aereo israeliano; e il giorno dopo ancora, uscirà una pagina d’inchiesta su: “Spranghe, cortei e cuori neri – Il ritorno dei neofascisti”.
Ma tant’è.

Di certo fa notizia che per una volta Israele non faccia danni; sarebbe forse ancora più utile pubblicare ogni giorno le foto di tutti giorni, di ciò che rimane della Palestina, di case distrutte e pezzi di macelleria umana.
A mio avviso, oggi come oggi vuol dire essere politicamente ignoranti o in mala fede mettere sullo stesso piano da un lato i palestinesi (che vivono in un lager a cielo aperto, sotto-blocco occidentale della sua vita economica, senza il diritto di avere effettivamente in carica un governo liberamente eletto, con i suoi ministri “prelevati” e deportati chissà dove) e dall’altro lato gli israeliani (che hanno perduto gli obiettivi originari della nascita della loro nazione e sono i rappresentanti di una potenza nucleare, sempre più forte e influente a livello mondiale quanto più in giro mal vista da molti ebrei e – secondo i sondaggi – da tanti altri).

Come ex, lettore e abbonato, penso che al momento l’Unità sia da cacciare lì, nella mucchia dei giornali.
Far qui riferimento alla cultura del suo fondatore, Antonio Gramsci, in un’Italia che da 12 anni boccheggia fra Berlusconi e Prodi, sarebbe retorica fuori luogo. E’ un quotidiano all’occorrenza; cioè che può essere utile in un determinato giorno nel quale è stato pubblicato quello specifico articolo da estrarre.
L’Unità merita – una volta toccato il fondo – di essere aiutato a risalire.

25/11/6 - Leopoldo BRUNO

Articoli correlati

  • Se la vita politica è improntata all'interesse particolare e all'opportunismo
    Laboratorio di scrittura
    Lezione su Francesco Guicciardini

    Se la vita politica è improntata all'interesse particolare e all'opportunismo

    Alla fine dell’Ottocento Francesco De Sanctis espresse una condanna di Guicciardini che, con il suo scetticismo e il suo disincanto pessimistico, era rinunciatario nei confronti della corruzione e della decadenza politica italiana. Era capace di comprenderne la portata nefasta ma ne poneva rimedio.
    19 marzo 2024 - Alessandro Marescotti
  • «Quand’è che una guerra è matura per la pace?»
    Pace
    Lo storico sulle strade della pace

    «Quand’è che una guerra è matura per la pace?»

    In molte parti del mondo è in corso un conflitto armato. Come vi possono essere stretti accordi duraturi? L’intervista allo storico Jörn Leonhard
    31 dicembre 2023 - Jan Pfaff
  • Gaza senza vincitori e vinti ma con un impatto internazionale enorme
    Conflitti
    Intanto le autorità politiche dell'Iran approfittato del conflitto palestinese

    Gaza senza vincitori e vinti ma con un impatto internazionale enorme

    Le vicende tragiche di questi giorni rendono evidente che l’uso della forza, anche da parte di uno Stato fortemente militarizzato come Israele e dei suoi alleati, non potrà mai risolvere le tensioni e i problemi emersi
    18 novembre 2023 - Mohsen Hamzehian
  • Manifestazioni per la pace in Palestina in tutto il mondo
    Pace
    Solo a Washington DC, 300.000 manifestanti, la più grande protesta dai tempi di Vietnam

    Manifestazioni per la pace in Palestina in tutto il mondo

    Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite UNRWA, in appena tre settimane i bambini palestinesi uccisi sono più di quelli che muoiono in un anno intero in tutti i conflitti militari attivi nel resto del mondo, compresa l'Ucraina. Le proteste contro questo genocidio si moltiplicano ovunque.
    6 novembre 2023 - Patrick Boylan
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)