Serventi Longhi: «Sciopero riuscito, prime crepe nel fronte del rifiuto»
Il giudizio sulla partecipazione dei giornalisti allo sciopero è «nettamente positivo». Il rifiuto degli editori ad aprire un tavolo per il rinnovo del contratto è «un fatto gravissimo senza precedenti». Eppure, dice Paolo Serventi Longhi, segretario della Fnsi, il «fronte dell'arroganza» della Fieg mostra le sue prime crepe: l'intenzione da parte della Rai di aprire un tavolo negoziale per l' integrativo. E come la Rai, altri editori criticano la linea del rifiuto della Fieg.
La categoria ha risposto in modo compatto perché ha capito qual è la posta in gioco: non c'è alternativa alla chiusura di questa difficile vertenza con un buon accordo che tuteli il nostro lavoro e qualcosa di più: il futuro del giornalismo nel nostro paese. Serve un giornalismo regolato dal contratto per difendere i diritti di chi lavora e dei cittadini a un'informazione indipendente, autonoma. Se cambia la linea editoriale di una testata, se modifica la proprietà, se ci sono nuove iniziative editoriali, i giornalisti non possono essere tagliati fuori come pretenderebbero gli editori. La precarietà, oltre che inaccettabile sindacalmente è un ostacolo al diritto dei cittadini a un'informazione libera. Il problema è serio, certo non risolvibile con la bacchetta magica del taglio dei costi del lavoro. Noi siamo pronti al dialogo, ma con un mandato preciso della categoria.
Ma ci sono i primi distinguo. E' importante il segnale che viene dalla Rai, un soggetto importante che occupa duemila giornalisti. Anche da aziende più piccole vengono segnali che dovrebbero costringere la Fieg a rivedere la sua linea: penso ad Avvenire, e ad alcune testate locali.
Non mi riferisco a Grauso che fa i giornali con redazioni che sono le case dei giornalisti e con il telelavoro, quanto di peggio si possa immaginare nel fronte editoriale.
Finora il governo ha fatto la sua parte, denunciando l'indisponibilità degli editori ad aprire una trattativa. Ora mi aspetto che continui a persiguire la strada del confronto senza farsi intimidire dall'arroganza della Fieg. All'inizio di gennaio ci sono due tavoli - sulla previdenza e sul mercato del lavoro e la precarietà - su cui si verificheranno le rispettive disponibilità.
E' un fatto gravissimo e purtroppo non è una novità. Nel gruppo Riffeser l'adesione è stata del 90%, ma l'editore ha ugualmente fatto uscire i giornali, utilizzando precari e contratti a termine. Inoltre, il Giornale di Sicilia è andato in edicola grazie a ricatti e intimidazioni, nonostante 45 giornalisti su 55 abbiano scioperato e il cdr si sia schierato con noi. Davanti alla sede di Palermo i colleghi hanno manifestato diffondendo un volantino di denuncia: questa situazione ci preoccupa e ci apprestiamo a fare un gesto concreto di solidarietà con una manifestazione nazionale in Sicilia. E comunque, segnali positivi non mancano, se è vero come è vero che il 50% dei giornalisti del Giornale hanno aderito alla protesta e adesioni si sono registrate anche in testate come Libero.
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