Ex Press

L'età del romanzo via cellulare

6 gennaio 2007
Maria Teresa Carbone
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Forse è solo una moda. O forse invece si tratta di uno dei segnali - sempre più numerosi, e lievemente inquietanti - della metamorfosi cui sta andando incontro l'oggetto-libro come abbiamo imparato a conoscerlo nei secoli. Sta di fatto che da un paio di anni i giovani giapponesi sono stati travolti dalla passione per i romanzi scritti, e letti, sul telefono cellulare. Veri romanzi e non semplici messaggini estesi, visto che - come scrive Lisa Katayama in un reportage su «Wired» - in media ogni testo ha una lunghezza che varia fra le duecento e le cinquecento pagine, ciascuna composta di circa cinquecento caratteri giapponesi. Scaricabili per una decina di dollari ciascuno, i romanzi da telefonino hanno già i loro bestseller, come What the Angel Gave Me, che ha venduto negli ultimi mesi più di un milione di copie, regalando alla sua autrice, Chaco (pseudonimo dietro cui si nasconde una ragazza poco più che ventenne di Osaka), grande notorietà fra gli adolescenti nipponici. Che questa nuova forma di «letteratura» si rivolga soprattutto ai giovani e giovanissimi è dimostrato dai dati del premio letterario - il primo nel suo genere - che si è tenuto lo scorso mese: sui circa duemilacinquecento «romanzi da cellulare» sottoposti all'attenzione della giuria, la maggior parte erano storie di amore e sesso scritte da ragazze intorno ai vent'anni, anche se poi il vincitore è stato un quasi quarantenne (un vecchio!), autore di un'opera apocalittica sulle ultime ventiquattr'ore di vita sulla terra. Soddisfattissime, naturalmente, le compagnie telefoniche che stanno escogitando nuovi espedienti per consolidare il loro successo: «Dalla prossima estate - scrive Katayama - verrà introdotto un nuovo software che consentirà ai romanzieri telefonici di inserire suoni e immagini nelle loro storie. Nella speranza che l'aggiunta di elementi visivi e sonori alle scene erotiche dei romanzi attiri nuovi lettori».
Per la piccola casa editrice di Lione Palimpseste, che si è data il lodevole compito di riproporre libri rari e esauriti, sono usciti da poco due volumi che raccolgono gli scritti «africani» di Guy de Maupassant. Lo scrittore francese infatti andò diverse volte nel Maghreb, prima come inviato del quotidiano «Le Gaulois» e poi spinto da «un bisogno imperioso, dalla nostalgia del deserto ignorato come dal presentimento di una passione nascente»). Ne parla sulla rivista «Africultures» Alessio Loreti rilevando che se a tratti Maupassant «sembra evocare un mondo coloniale leggendario in cui figurano un colonizzatore bon enfant e un colonizzato sottomesso e fedele», più spesso i toni sono polemici nei confronti del colonialismo: «Siamo noi che abbiamo l'aria di barbari in mezzo a questi barbari, bruti certo, ma che sono a casa loro, e a cui i secoli hanno insegnato costumi di cui a quanto pare noi non abbiamo compreso il senso. Le nostre consuetudini imposte, le nostre case parigine, i nostri usi colpiscono come errori grossolani di modi, di saggezza e di comprensione. Tutto quello che facciamo sembra un controsenso, una sfida a questo paese, e non solo ai suoi abitanti, ma a questa stessa terra».
All'età di ottantotto anni Doris Lessing non smette di dare scandalo: il «linguaggio esplicito» del suo ultimo romanzo, The Cleft, - scrive sul «Times» Stuart Wavell - ha addirittura indotto una correttrice di bozze a rifiutarsi di continuare a lavorare sul testo, che descrive una società di sole donne (le clefts, appunto, cioè le «spaccature»), la cui armonia viene turbata dalla nascita inattesa di figli maschi (gli squirts, gli «spruzzi»). Per nulla pentita, l'anziana scrittrice rincara la dose nell'intervista a Wavell, sostenendo soavemente che se le donne per secoli procreassero solo femmine e poi nascesse un bambino, «verrebbe considerato un mostro», visto che «un neonato maschio è tutto genitali». Secondo l'autrice del Taccuino d'oro, in realtà «gli uomini sono un'invenzione recente: hanno sì idee nuove, ma sono poco solidi, non si può contare su di loro, non si sono ancora assestati». (Ma la vera notizia, per un lettore italiano, è che nel Regno Unito esistono ancora i correttori di bozze, una specie che purtroppo nelle nostre case editrici sembra essersi estinta da molto tempo).

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