«Dopo Erba bisogna riflettere sui media»
«Usiamo questa sofferenza terribile per aprire una discussione seria, non condanniamolo due volte». Il ministro per la solidarietà sociale, Paolo Ferrero (Prc), con in mente Azouz Marzouk, il tunisino che è stato ingiustamente accusato di aver massacrato la sua famiglia, ha scritto una lettera aperta agli operatori dell'informazione.
Adesso, dopo il linciaggio, giornali e tv chiedono scusa. Nella sua lettera, lei dice che hanno cominciato a fare autocritica, ma sembrano lacrime di coccodrillo...
Comunque è positivo che stiano riflettendo su ciò che è successo, anche se rimango molto preoccupato. Il danno è enorme e non risolto, credo che questo errore si possa ripetere. Il punto è che l'immigrato viene preso in considerazione solo in casi eccezionali, o è un assassino o è un eroe, invece nel nostro paese ci sono tre milioni di persone che vivono, lavorano, studiano e sono invisibili.
Dopo vent'anni siamo ancora a questo punto nella rappresentazione dello straniero. E' disperante...
Non direi ancora, direi che a questo punto ci siamo arrivati. Viviamo in una società dove c'è paura e la paura viene alimentata. La destra in questi anni ha lavorato per creare la figura del capro espiatorio: il responsabile dell'insicurezza è l'immigrato. Il fatto è che questa idea è diventata egemone sul piano culturale, al punto che rapportarsi civilmente con gli stranieri viene considerato un atteggiamento di estrema sinistra. Sono veleni che hanno permeato anche il mondo dell'informazione.
Razzismo, e ipocrisia. Non fa impressione sentir dire, adesso, che il piccolo Youssef era il frutto dell'amore tra due culture diverse?
C'è senz'altro anche questo elemento, ma io sono un politico, e preferirei lasciare ad altri il compito di entrare in queste polemiche...Quello che mi colpisce di più è la difficoltà ad aprire una riflessione sulla banalità del male. Il mostro non è fuori di noi. Non si può continuare a risolvere il problema posizionandolo sempre al di fuori. Prendiamo il caso della violenza sui bambini, nei media prevale sempre la costruzione del mostro quando sappiamo tutti che nella stragrande maggioranza dei casi sono violenze che avvengono in famiglia. Siamo una società che ha difficoltà a interrogarsi su se stessa, bisogna saper guardare all'immigrato come una persona normale e smettere di considerarlo come altro da noi.
Non crede che la discussione che lei auspica con la sua lettera aperta vada fatta soprattutto a sinistra e tra i media democratici che continuano a fabbricare la figura dell'immigrato delinquente? Per dirla tutta, considerando quello che è capitato ad Azouz Marzouk, ci saremmo aspettati una qualche uscita pubblica anche di alto livello per dimostrargli vicinanza e chiedergli scusa a nome di tutti.
Questo non è avvenuto, è vero. Significa che questa egemonia di pensiero coltivata abilmente dalla destra ormai vale anche per la cultura e la politica di sinistra. Non ho visto le reazioni che questo caso avrebbe dovuto provocare, significa che anche noi siamo in uno stato di annichilimento. Proprio per questo mi sembra urgente sollevare la questione. Non so, quindici anni fa, forse, la cultura di sinistra si sarebbe comportata diversamente, un Franco Fortini, solo per fare un esempio, avrebbe saputo cosa dire e come alzare la voce. Si tratta di un annichilimento imbarazzante. Il caso di Erba è emblematico alla massima potenza, e la dovuta reazione che non c'è stata dà il senso di quanto sia arrivato il momento di interrogarsi fino in fondo.
Nella sua lettera lei chiede ai giornalisti, ai politici, agli uomini e alle donne della cultura di pensare a un appuntamento per condividere una riflessione. Ha in mente un luogo, una data?
Sarebbe molto utile se nel giro di quindici giorni riuscissimo a programmare un appuntamento pubblico sul tema della costruzione di una società multietnica. Soprattutto per sottolineare quali responsabilità abbiamo tutti noi se questo ancora non è avvenuto. Trovare una formula per convocare un appuntamento simile certo non deve essere complicato. Sono davvero convinto che ormai siamo arrivati oltre il limite di guardia, i guasti sociali causati dal neoliberismo stanno producendo elementi di barbarie, e questo è un fenomeno che non termina solo perché noi del centrosinistra abbiamo vinto le elezioni. Basta saper analizzare cosa succede in tutta Italia attorno ai campi nomadi, non possiamo continuare a far finta di non vedere. Bisogna intervenire sul serio e presto, innanzitutto riaggiornando la nostra agenda politica, puntando sul sociale e non solo sull'economia.
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