Il terreno della Chiesa ai boss della camorra

Gli strani affari dell'Istituto di Sostentamento del Clero di Caserta

L'istituto Diocesano per il Sostentamento del clero di Caserta da oltre un anno affitta un terreno di sua proprietà, in località Marcianise, ad un noto camorrista della zona. Costo: 13 euro al mese
22 gennaio 2007
Luca Kocci (redattore di Adista)

Una chiesa della diocesi di Caserta La vicenda è venuta alla luce pochi giorni fa, quando i carabinieri di Santa Maria Capua Vetere e di Marcianise, in provincia di Caserta, hanno sequestrato, all'interno di un terreno agricolo, alcune costruzioni in cemento armato edificate senza le necessarie concessioni edilizie. E nel corso delle procedure di sequestro hanno scoperto che il locatario dell'area era Pasquale Belforte, esponente del clan Mazzacane, guidato dai suoi due fratelli e da molti anni attivo nel casertano. Belforte, però, non era il proprietario del terreno: l'area agricola di 2.600 metri quadri appartiene infatti all'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero di Caserta che gliel'aveva data in affitto, fin dal novembre 2005, per 160 euro all'anno. Poco più di 13 euro al mese.

Gli istituti diocesani per il sostentamento del clero sono articolazioni periferiche dell'Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero, nato nel 1985 (in seguito alla revisione del concordato del 1984) per occuparsi della gestione dei fondi dell'otto per mille che attualmente, per la Chiesa cattolica, ammontano a quasi un miliardo di euro all'anno. L'istituto centrale, quindi, incassa i soldi dei contribuenti destinati alla Chiesa e paga gli stipendi ai sacerdoti; il resto lo distribuisce agli istituti diocesani per le necessità di culto e per le opere caritative. Gli istituti diocesani - che hanno personalità giuridica autonoma e non dipendono, quindi, dal vescovo della diocesi, al quale devono chiedere l'autorizzazione solo per movimenti superiori ai 250mila euro - sono anche proprietari ed amministratori di tutti i "benefici ecclesiastici", cioè i beni mobili ed immobili della diocesi, come il terreno che è stato ceduto in affitto a Belforte proprio dall'Istituto per il Sostentamento del Clero di Caserta.

L'area agricola si trova in una posizione strategica dal momento che è circondata da una serie di campi di calcio e di calcetto di proprietà proprio di Pasquale Belforte, il quale voleva allargare i suoi interessi anche all'ippica: gli edifici abusivi sequestrati sarebbero presto diventati gli uffici del centro di equitazione che Belforte aveva iniziato a costruire (e infatti, insieme ai manufatti, sono stati sequestrati pure due cavalli).

Il direttore dell'istituto: il contratto andrà avanti, ma niente abusi edilizi
Come sono andate le cose, lo spiega il direttore dell'istituto, don Antonio Aragosa, il quale, interpellato da Adista, precisa subito che, a suo giudizio, si tratta di una "vicenda di poco conto": "l'11 ottobre del 2005 - racconta - abbiamo ricevuto la disdetta del contratto da parte del sig. Antonio musone, che all'epoca era l'affittuario del terreno. Dopo pochi giorni, all'istituto è arrivata la richiesta di Pasquale Belforte di poter avere in affitto il terreno per uso agricolo, e così abbiamo stipulato un contratto di locazione della durata di otto 'annate agricole', dall'11 novembre 2005 fino al 10 novembre 2013. Quando lo scorso 11 gennaio abbiamo letto sul Mattino di Caserta (in un articolo firmato da Rosaria Capacchione, cronista del quotidiano campano, ndr) la notizia che i carabinieri avevano sequestrato il terreno a causa dell'abuso edilizio che Belforte stava compiendo, abbiamo subito scritto al sindaco, all'ufficio urbanistica, ai carabinieri e ai vigili urbani di Marcianise per declinare ogni responsabilità e spiegare la nostra posizione. Il giorno dopo abbiamo scritto anche a Belforte: gli abbiamo ribadito che il terreno concesso in affitto è, da contratto, esclusivamente per uso agricolo e gli abbiamo chiesto di demolire le costruzioni abusive entro 3 mesi, altrimenti avremmo risolto il contratto".

L'istituto, quindi, ribadisce don Aragosa, intende rescindere il contratto d'affitto con Belforte solo nel caso in cui l'abuso non venga sanato: "se le costruzioni verranno demolite - dice -, per quanto ci riguarda il contratto andrà avanti regolarmente fino al 2013, altrimenti dovremmo avventurarci in una causa che potrebbe durare anche diversi anni" (secondo diversi civilisti contattati da Adista, però, l'abuso edilizio compiuto dall'affittuario è una condizione che consentirebbe la risoluzione unilaterale del contratto da parte del proprietario, a meno che non sia stata inserita una clausola apposita che lo vieta, ndr). Non conta che sia venuto alla luce che l'affittuario è un camorrista: "se un agricoltore ci chiede un terreno, noi glielo affittiamo - risponde don Aragosa -. Ora è facile dire che Belforte è un camorrista, ma noi non sapevamo chi fosse. Del resto non possiamo conoscere i nomi di tutti i camorristi della zona". Una disattenzione non di poco conto: il clan Mazzacane, guidato dai fratelli Belforte, è la cosca egemone nell'area del casertano da oltre dieci anni, con interessi che vanno dalle estorsioni ai traffici illeciti; i capi della cosca, i fratelli Salvatore e Domenico, sono entrambi in carcere rispettivamente per estorsione e per duplice omicidio. Il terzo fratello, Pasquale - cioè l'affittuario del terreno -, sebbene più defilato rispetto agli altri due, con precedenti penali per tentato omicidio e detenzione illegale di armi, ha interessi soprattutto del mondo dello sport (in passato è stato dirigente della Marcianise Calcio) su cui la direzione distrettuale antimafia di Napoli ha aperto diverse indagini. "Non siamo esperti di camorra - aggiunge don Aragosa -, i giornali li leggo ma non mi soffermo troppo sulla pagine di cronaca nera o sulle notizie riguardanti la criminalità organizzata". E a don Aragosa non sembra anomalo nemmeno il canone di affitto a soli 13 euro al mese: "questi sono i prezzi di Marcianise, magari avessimo potuto darlo in affitto ad un costo maggiore".

Il vescovo di Caserta: "questa vicenda non può finire così"
Un consiglio di "porre la massima attenzione alle persone con cui si intrattengono rapporti economici" arriva dal direttore generale dell'Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero, Cesare Testa, il quale però anticipa ad Adista che da Roma nessuno interverrà: "non ce n'è bisogno, mi sembra che la questione sia già stata risolta dal direttore dell'Istituto di Caserta". Mentre il vescovo della diocesi, mons. Raffaele Nogaro, che era completamente all'oscuro della vicenda (anche perché, in base allo statuto degli Istituti Diocesani per il Sostentamento del Clero, non viene interpellato per contratti di così piccola entità), al rientro dalla visita ad limina in Vaticano di tutti i vescovi della Campania (dall'11 al 17 gennaio), appena appresa la notizia dice che "questa vicenda non può finire così".

Note: Il presente testo ci è stato gentilmente fornito dall'agenzia di stampa Adista.
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