Stati Uniti

Media all'attacco di George W. Bush

Intervista al massmediologo Eric Alterman, editorialista di «The Nation» La Casa Bianca è molto impopolare, ma è stato il pubblico e non la stampa a determinarlo. Poi i giornali e le tv hanno preso coraggio e ora criticano apertamente l'amministrazone
25 marzo 2007
Giulia D'Agnolo Vallan
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

«La realtà non conta, perché la creiamo noi» è la celebre frase attributa qualche anno fa a un funzionario della Casa Bianca. Lo stesso disprezzo, e disinteresse, il governo Bush li ha dimostrati, in questi sei anni, nei confronti dei media. In risposta, gli organi d'informazione mainstream (dai network ai canali via cavo all news, dai grossi quotidiani ai settimanali come Time o Newsweek) hanno avuto nei suoi confronti un atteggiamento acritico e spesso persino sottomesso. In più, il presidente poteva contare sull'appoggio incondizionato di un ampio network di talk show radiofonici (per esempio quello gettonatissimo di Rush Limbaugh), blog (come il Drudge Report, che ebbe un ruolo fondamentale nella campagna per l'impeachment di Bill Clinton), e opinionisti (sparsi un po' dovunque, ma la cui roccaforte rimane la versione Rupert Murdoch di Cnn, Fox News) finanziati dall'ala più conservatrice della destra Usa.
Da qualche mese, però, le cose sono cambiate: con una grande maggioranza di americani sempre più avversi alle politiche della Casa Bianca, anche i media hanno deciso che finalmente potevano alzare il tiro, sia a livello di editoriali che di reportage.
La rete via cavo Msnbc, i cui ratings sono molto saliti ai danni di quelli di Fox News, ha tre programmi serali di attualità ferocemente critici nei confronti di Bush (e la cui retorica arrabbiata e aggressive ricorda molto quella di Fox News o di un Limbaugh), Cnn ha adottato in alcuni dei suoi programmi un atteggiamento altrettanto critico (la serie di servizi sull'inettitudine del Congresso repubblicano mandata in onda l'autunno scorso sarebbe stata impensabile un anno fa) e la Nbc è entrata nel mirino dei blogghisti e degli opinionisti di destra perché Brian Williams, il conduttore del tg serale, è considerato «troppo liberal».
Se le elezioni di novembre possono essere considerate una data simbolica della svolta, il cambiamento era iniziato già prima, anche grazie alla nascita di una rete di informazione alternativa «di sinistra» di cui fanno parte blog (molto popolare quello di Arianna Huffington), la neonata radio Air America, la Direct Tv di Al Gore, gruppi di attivisti che lavorano via Internet, come MoveOn.com, e anche, in modo meno ortodosso, i due programmi satirici di news in onda su Comedy Central - il Daily Show di Jon Stewart e il Colbert Report - e alcuni documentari (tra i quali An Inconvenient Truth di Al Gore è l'ultimo esempio).
Per decifrare questo nuovo panorama, abbiamo intervistato Eric Alterman, studioso di media, editorialista per il settimanale The Nation, blogghista e autore, tra gli altri, dei libri What Liberal Media?, The Book on Bush:How George W. Bush Misleads America e When Presidents Lie.
Come crede che il risultato delle elezioni di novembre abbia influenzato lo stato dei media Usa?Le elezioni simboleggiano la realtà che si è finalmente fatta strada, il disprezzo che la gente ha iniziato a coltivare nei confronti dell'amministrazione. Prima di ogni altra cosa per la sua incompetenza. Quest'amministrazione è stata particolarmente fortunata: i media le hanno permesso di mentire. E ha mentito con impunità, senza mai pagare il prezzo. Oggi i media maistream stanno lottando per la sopravvivenza: il loro modello è minacciato e non hanno nulla con cui sostituirlo. Nonostante i profitti siano ancora alti, in parecchi casi pari al 20%, Wall Street sta raccomandando alle corporation di disfarsi delle proprietà nel settore mediatico, specialmente dei giornali - che, se si eccettuano i blog, sono gli unici che producono news. Quindi sono deboli. In più, l'amministrazione Bush ha sempre detto loro che non erano rilevanti: basta che non mettiate in discussione la nostra definizione di national security e vi lasceremo in pace. Per loro, i sistemi d'informazione non hanno un ruolo nella democrazia. E i media non hanno saputo come controbattere. Oggi, rispetto anche solo all'estate scorsa, l'amministrazione è estremamente impopolare. Ed è stato il pubblico, non la stampa, a determinarlo: il pubblico era molto più all'avanguardia dei media, che sono stati colti di sorpresa dai risultati elettorali. A quel punto, la debolezza dell'amministrazione ha incoraggiato una svolta.
Può fare degli esempi?Anche il semplice fatto che oggi i democratici, alla Camera e al Senato, siano in grado di aprire delle inchieste sulle pratiche della Casa bianca fa sì che anche i media possano farlo. Quella di Bush è un'amministrazione piuttosto impenetrabile, a meno di non trovare delle fonti segrete al suo interno, cosa che sanno fare pochissimi reporter - che tra l'altro i giornali non vogliono nemmeno più pagare. Ma, se i democratici fanno un'inchiesta, oggi puoi parlarne. Prima, se l'opposizione diceva qualcosa contro l'amministrazione Bush non veniva riportata. Adesso è cambiato il tono della discussione. Quano Barack Obama fa un discorso contro la guerra fa notizia.
Cosa pensi di Msnbc, il canale all news di Microsoft che è molto in crescita anche grazie ai suoi commentatori anti Bush?Robaccia, come tutte le reti via cavo all news. Ho lavorato per Msnbc 10 anni e non mi hanno mai censurato, quindi non dovrei lamentarmi. Ma sono robaccia lo stesso, perché sono entertainment. Non ci sono autentiche news nei loro programmi.
La retorica e i toni accesi sono quelli della Fox, ma di colore politico opposto...Sì, ma niente è così sfacciatamente unilaterale come Fox News. In realtà Msnbc ha un liberal solo, Keith Olberman, che non è poi nemmeno tanto liberal ma almeno è combattivo. Poi hanno un programma conservatore (Scarborough Country) e uno che va avanti e indietro (Chris Matthews). Se guardi la differenza delle news che vanno in onda su Cnn International e quelle che vanno in onda su Cnn Usa, capisci lo schifo di cui gli americani devono accontentarsi. Fox è schifo di destra, Cnn è una via di mezzo e Msnbc è un po' da tutte le parti. Non è informazione ma spettacolo, a livello di American Gladiator. Non puoi essere informato guardando roba del genere. E un genere di comunicazione che agisce sulle emozioni, non sull'intelletto
E l'alternativa?I proprietari dei network sostengono che non ci sono abbastanza liberal che guardano la tv per investirci. Secondo loro, Npr, la radio pubblica, basta e avanza. Npr non è liberal, ma almeno mostra più punti di vita e lo fa in modo intelligente. È una formula che sembra soddisfare lo spettatore liberal. Air America (la radio «di sinistra» nata nel 2004; n.d.r.) non è stata un vero successo perché ha un formato «arrabbiato» simile a Fox News, o a Rush Limbaugh. Personalmente, sono sicuro che, se lo ritenessero economicamente appetibile, I proprietari dei network manderebbero in onda programmi di stampo liberal. In genere non sono conservatori per partito preso. Ma sono intimiditi dalla destra. E la destra riesce a procurarsi spettatori. Considera comunque che lo spettatore medio di Fox News ha 70 anni. O, come ha detto il suo presidente, Roger Ailes: «sta tra i 65 anni e la tomba».
Che impatto crede abbiano avuto sulla nascita di uno stile più aggressivo delle news di sinistra finti telegiornali quotidiani come il Daily Show di Jon Stewart o The Colbert Report?Non so dire. Jon Stewart è politicamente molto importante. Io credo che oggi sia il liberal più influente d'America. E non è nemeno tanto di sinistra! Semplicemente non è pazzo. Stewart ha un grosso talento, il suo show è molto divertente e ha una sensibilità particolare: non ti fa sentire solo. Colbert e Stewart fanno la stessa cosa. Dicono: i pazzi sono gli altri, noi siamo la gente normale. Ed è un messaggio molto potente, anche se solo tangenzialmente politico. In più, con Stewart, se uno fa attenzione può imparare qualcosa. Quello di Colbert è un programma sullo stato di ridicolo in cui viviamo.
Crede che questo nuovo atteggiamento critico nei loro confronti da parte dei media stia preoccupando Bush e Cheney?Assolutamente no. Se ne fregano della popolarità. Bush prende le sue direttive da Dio! Si sta discutento di quello che può fare il Congresso per ritirare le truppe dall'Iraq. Niente! Non possono fare niente, a meno di sparargli. L'esercito non se andrà prima della fine del suo mandato.
Quale pensa sia l'influenza dei blog nei sistemi d'informazione?Sono utili per promuovere una conversazione democratica al di là dei canali istituzionali. E sono utili per monitorare quello che ci arriva dai media del mainstream. Non sono però luoghi ideali per raccogliere informazione, e non sono interamente affidabili, salvo alcune eccezioni. Il mio per esempio, Altercation, o Talking Points di Josh Marshall. Ma Josh è l'unico che si muove a caccia di informazioni. Tutti gli altri fanno un lavoro parassitario, dai giornali. Quindi perdere i giornali, come sta succedeno è ancora più grave. Oggi solo tre quotidiani hanno corrispondenti in Iraq, e il Boston Globe sta smantellando le sue redazioni estere, come credo farà presto il Los Angeles Times.
E le conseguenze sui media del processo a Scooter Libby?Nessuna, eccetto un po' di imbarazzo. Era una cosa piena di perversioni. Basti dire che Tim Russert, il più rispettato reporter televisivo del momento, ha affermato che quando lo chiama un membro dell'amministrazione, non solo pensa automaticamente che la conversazione sia off the records, ma evita di fare troppe domande per non essere scortese. Come se fare domande non fosse il lavoro di un giornalista!
Tra le file dei democratici, in questi anni, Al Gore è forse quello che più direttamente ha criticato l'operato dei media...Gore dovrebbe assolutamente candidarsi. Ha dei punti deboli di cui fa fatica a liberarsi, ma io credo che sarebbe di gran lunga il miglior presidente. E che la sua trasformazione personale lo renda un candidato molto più attraente di quanto non lo fosse otto anni fa. Ci siamo parlati qualche volta, e mi ha promesso che, prima di decidere definitivamente, mi avrebbe concesso 20 minuti per cercare di convincerlo a presentarsi. Non mi ha ancora chiamato...
Come diceva prima, i giornali sono essenzialmente gli unici media che investono nell'informazione. Ma la loro è anche la realtà più fragile, stanno tagliando costi e giornalisti. Vede una soluzione?Non ho una riposte per risolvere questa crisi d'identità. Se fosse per me, direi che i giornali devono essere più selettivi, come The Economist. Fare un lavoro ecellente e accontentarsi di un pubblico più ristretto. Ma è un'idea che non piace a nessuno.
Fin dalla scorsa campagna elettorale, un numero sempre maggior di ricchi liberal, ai fini di influenzare il dibattito politico, sceglie di non investire direttamente su un candidato ma su canali alternativi...Alcuni ricchi liberal hanno inziato a investire il loro denaro per costruire una struttura. È ancora all'inzio e non sarà mai grande come quella della destra, che esiste da 40 anni. Ma entrare nella lotta è molto importante. Prima, durante i tour promozionali per i miei libri, quando la gente mi chiedeva «che posso fare?» non sapevo cosa rispondere. Oggi possono entrare in contatto con MoveOn. com, possono iniziare un loro blog, appoggiare Media Matters, o altre organizzzazioni... C'è l'opportunità di contribuire al cambiamento. Quattro o cinque anni fa tutto ciò non esisteva.

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