Misteri d'Italia

Quanti Servizi al servizio del sig. Telecom

Fin dove arriva l'indagine giudiziaria sulle intecettazioniL'intelligence di stato ridotta a supermarket del dossier? La vicenda della security di Tronchetti Provera mostra quanto sono cambiati gli 007 nel dopo-guerra fredda
1 aprile 2007
Sigfrido Ranucci (co-autore di Report)
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

C'è un fatto, tra quelli emersi nella vicenda degli spioni che operavano all'interno del gruppo Pirelli-Telecom, che non è stato sufficientemente sottolineato: il ruolo dei nostri servizi segreti.
Secondo i magistrati la centrale di spionaggio che ha commissionato e realizzato migliaia di dossier su politici, imprenditori, uomini della finanza e lavoratori (ma anche sui piccoli azionisti) lo ha fatto con informazioni provenienti dal Sismi e dal Sisde. Secondo la testimonianza dell'investigatore ed ex collaboratore del Sisde, Marco Bernardini, il Sisde sarebbe addirittura un supermercato dove basta pagare da 1.500 a 3.000 euro per avere fascicoli e informazioni su chiunque. E secondo l'altro investigatore Emanuele Cipriani (amico della famiglia Gelli che con la sua agenzia Polis d' Istinto era al centro di una ragnatela di intelligence in grado di soddisfare tutte le esigenze del gruppo Pirelli Telecom) parte dei circa seimila dossier trovati nel suo archivio sono stati confezionati con informazioni provenienti dall'alto dirigente del Sismi Marco Mancini.
Gli ingredienti di un'avvincente spy story all'italiana ci sono tutti: residui piduisti, servizi segreti deviati e c'è pure la Cia. In un'intercettazione tra il vicedirettore di Libero Renato Farina e il funzionario del Sismi Pio Pompa si dice che Giuliano Tavaroli, capo della security del gruppo Telecom-Pirelli, sarebbe al servizio della Cia, o comunque di apparati americani che hanno la sede a Milano, anche perché amico dello 007 Marco Mancini coinvolto nel rapimento di Abu Omar.
Se quello che si cela dietro la centrale di spionaggio che operava all'interno del Gruppo Pirelli-Telecom con l'ausilio di una rete di agenzie investigative, 007 italiani e internazionali, uomini delle forze dell'ordine corrotti, sia in realtà un servizio segreto parallelo a quello ufficiale, lo stabilirà la magistratura. Come, speriamo, stabilirà se questa centrale ha in qualche modo condizionato la vita democratica del nostro paese, che ha già vissuto per decenni nell'ambigua ombra gettata dai servizi deviati nelle stragi. Comunque se tutto fosse confermato, non sarebbe nulla di nuovo per il nostro tormentato paese, come niente di nuovo sono i dossier.
Schedato anche il Papa
Una storia che ricorda nei metodi quella del Sifar di De Lorenzo, quando furono schedate, alla fine degli anni '50, circa 117mila persone tra cui anche il Papa. Le motivazioni però e sono diverse. Negli anni della guerra fredda spiare o creare presunte prove a carico di qualcuno aveva un obiettivo chiaro e definito: screditare gli oppositori politici del governo e del blocco atlantico. Con il crollo dell'Urss nel '91 sembra venir meno questo interesse: il terrorismo islamico ancora non si era affacciato con la virulenza più recente. E all'orizzonte non c'erano pericoli internazionali di tale rilievo da giustificare imponenti investimenti sugli apparati informativi.
Ma è proprio allora che, secondo lo storico Aldo Giannuli, «si teorizzò che i servizi avrebbero dovuto riconvertirsi su un altro settore di intervento, quello della guerra economica per la destabilizzazione finanziaria e monetaria dei vari paesi». Non più acquisizione di informazioni dettate da necessità prettamente ideologiche, o politiche, bensì realizzate in modo assolutamente trasversale negli interessi di interi settori economici e politici.
Il cambiamento del ruolo dei servizi ci viene confermata anche dal senatore Luigi Malabarba, ex-membro del Copaco, il comitato di controllo parlamentare sui servizi. «È cambiata la missione all'interno degli apparati di sicurezza - dice il senatore di Rifondazione - non più contro il blocco sovietico, ma a servizio di questo o quel potentato economico». L'investigatore Marco Bernardini , che ha lavorato per il gruppo Telecom-Pirelli, ci ha detto che le multinazionali hanno necessità di servirsi dell'aiuto dei servizi segreti soprattutto all'estero. Tutti noi ricordiamo gli episodi delle bottiglie d'acqua inquinate con la varechina nei supermercati. Ebbene questi episodi, che vennero attribuiti a frange dell'estrema sinistra, secondo Bernardini erano frutto di operazioni dei servizi stranieri che stavano aiutando una multinazionale in una gara d'appalto che si stava svolgendo qui in Italia per la gestione dell'acqua potabile. E l'aiuto consisteva nel delegittimare gli avversari avvelenando l'acqua e danneggiando la loro immagine.
Nell'inchiesta sugli spioni è emerso per esempio che l'investigatore fiorentino Emanuele Cipriani, che lavorava per Pirelli e Telecom, utilizzava i contatti con i servizi francesi per la sicurezza personale di Marco Tronchetti Provera ma anche per penetrare le maglie della giustizia francese quando il gruppo della Bicocca stava passando guai giudiziari a causa di un appalto per le forniture di cavi. Poi c'è il ruolo di Marco Mancini, del Sismi. Lo 007 italiano, secondo Cipriani, avrebbe fornito, tra l'altro, informazioni su trafficanti di armi chimiche in contatto con l'ambasciata vietnamita a Roma, che erano venuti in Italia con lo scopo di contattare aziende compiacenti. Ma Mancini, secondo Cipriani, avrebbe dato informazioni su uomini dell'intelligence russa e cinese e personaggi al centro di traffici d'armi con paesi africani.
Sempre dal Sismi, secondo Cipriani, sarebbero arrivate informazioni su operazioni di riciclaggio da parte della mafia, come quella sulla costruzione di un parco marino nei pressi di Roma con soldi provenienti probabilmente da Bernardo Provenzano. Vicenda per la quale Cipriani è stato interrogato proprio in questi giorni. Come potevano servire queste informazioni al gruppo Pirelli Telecom è un mistero. Come è un mistero il motivo per cui Pirelli e Telecom pagavano Cipriani per conoscere la struttura dei servizi segreti francesi. E richiederebbe chiarezza anche il ruolo dell'ex giornalista di Famiglia Cristiana, Guglielmo Sasinini, ingaggiato come consulente dalla security di Pirelli Telecom guidata da Tavaroli. Era, secondo i magistrati, tra coloro che ispiravano dossier monitorando il mondo dei media. Nel suo ufficio durante la perquisizione sono stati trovati documenti provenienti dal Sisde.
Nel corso dell'inchiesta di Report andata in onda domenica scorsa, abbiamo mostrato un'informativa della digos di Milano sulla Falange Armata, dove, secondo una fonte interna si reputa Guglielmo Sasinini un agente del Sismi. Sasinini, lo ricordiamo, realizzò uno scoop quando pubblicò una lettera di Aldo Moro che si trovava tra gli atti del memoriale dello statista. Quel memoriale era stato trovato dall'allora capitano dei carabinieri Umberto Bonaventura nel covo delle Br di via Monte Nevoso a Milano. E secondo quanto scritto in un libro da uno dei protagonisti dell'incursione nel covo, il capitano Arlati, alcune delle parti del memoriale erano state trafugate da Bonaventura che comandava quello stesso nucleo dell'antiterrorismo di cui fecero poi parte Giuliano Tavaroli e Marco Mancini nella loro carriera nei carabinieri.
Un labirinto di personaggi
Emerge un labirinto di personaggi e situazioni dove però il filo di Arianna invece di indicarci l'uscita, collega nomi e circostanze della centrale di spionaggio. Quanto questa centrale abbia condizionato in questi anni la democrazia, la politica, l'economia e anche l'informazione del nostro paese ancora non è chiaro. Come non è chiaro, almeno da quanto si legge nelle deposizioni alla magistratura, perché Giuliano Tavaroli e l'investigatore privato Cipriani nel 2000, mesi prima dell'acquisto della Telecom da parte di Tronchetti Provera, abbiano incaricato Marco Bernardini di occuparsi delle presunte tangenti dell'affare Telekom Serbia, un interesse che si manifestò anche dopo, quando Tavaroli incontrò Sergio Genchi, consulente del ministero delle telecomunicazioni serbo, e gli chiese informazioni sulla vicenda perché «interessano le istituzioni». A nome di quale istituzioni l'ex capo della security di Tronchetti parlasse, non lo sappiamo. E non sappiamo se mai la magistratura avrà la forza di dipanare i fili di questa matassa.
Chi potrebbe invece cercare di capire di più sul ruolo dei nostri servizi in questa vicenda sarebbe certamente il Copaco, il comitato di controllo parlamentare sui servizi. Ma anche qui c'è un problema di non poco conto, ci confessa Malabarba: «Non esistono poteri effettivi di controllo parlamentare sull'attività dei servizi. Senza avere dei poteri inquirenti, come li hanno altre commissioni parlamentari d'inchiesta, non c'è nessuna possibilità di avere un'indagine seria sugli apparati di sicurezza, non c'è neanche la possibilità di andare a verificare quali sono le spese da parte degli apparati, dei cosiddetti fondi riservati».
La prima vera riforma dei servizi, secondo il senatore di Rifondazione, dovrebbe partire proprio dal Copaco. Dunque se il Parlamento volesse seriamente indagare su quale ruolo abbiano avuto i nostri servizi segreti nel confezionare i dossier a disposizione della security del gruppo Pirelli-Telecom, non lo potrebbe fare perché non ha gli strumenti per indagare. Come non potrebbe indagare su come i nostri servizi abbiano attinto informazioni dalla rete di Tavaroli e che uso ne abbiano fatto. Non potrebbe indagare, per esempio su chi e perché dal Sisde ha fatto uscire alcuni dei documenti sui dipendenti spiati dalla security del gruppo Pirelli- Telecom .
E Malabarba parla anche nella veste di ex dipendente spiato. E già, perché il senatore di Rifondazione è stato un operaio all'Alfa Romeo di Arese. Tra la fine dell'86 e gli inizi dell'87, viene siglata la vendita dell'Alfa Romeo alla Fiat. Gli Agnelli beneficiano di fondi dell'Iri, gestito dall'attuale presidente del consiglio Romano Prodi, ma dopo poco tempo la sede dell'Alfa di Arese verrà chiusa. Alcuni dipendenti e il sindacato intuiscono che quell'accordo stava portando proprio alla dismissione della fabbrica e denunciano la vicenda: ma vengono spiati e schedati dalla security della Fiat. Tra i nomi dei dipendenti spiati c'e' anche quello di Malabarba. A coordinare e dirigere le schedature, su mandato della Fiat, c'è Gallo Modena: un nome che casualmente ricompare a distanza di oltre dieci anni quando, nell'agosto del 2001 dopo l'acquisto di Telecome da parte di Marco Tronchetti Provera, viene nominato responsabile della security dell'azienda pochi mesi prima dell'arrivo di Giuliano Tavaroli.
(Ha collaborato Luca Chianca)
*co-autore di Report

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